Bari. Scuola, prof in rivolta:stop a corsi e colloqui
Le prime proteste nei licei Socrate e Fermi
BARI - Stop a supplenze, viaggi di istruzione, ricevimento dei genitori e attività extracurriculari. I professori delle scuole baresi incrociano le braccia contro l’articolo 3 della Legge di stabilità (in discussione in Parlamento) che imporrebbe l’aumento non stipendiato delle ore di lavoro, da 18 a 24, e una riduzione dei finanziamenti agli istituti. I primi a fare sentire la loro voce sono stati i docenti del liceo classico Socrate che hanno sottoscritto un documento annunciando la sospensione di tutte le attività previste nel piano del personale, «compreso - si legge nella delibera a firma della preside Santa Ciriello - il ricevimento delle famiglie in orario antimeridiano e la sospensione delle attività progettate per l’arricchimento dell’offerta formativa». Una mobilitazione che mai prima d’ora era partita in provincia di Bari e che sta ricevendo anche il consenso da parte dei genitori.
«Le famiglie - dichiara Marco Bronzini, presidente del consiglio di istituto, rappresentante dei genitori del Socrate e consigliere comunale Lista Emiliano - condividono lo stato di agitazione indetto dal personale del Socrate e auspicano che tutte le comunità scolastiche avviino simili iniziative. Non accetteremo nessuna riduzione sui fondi destinati agli istituti». Lo stop delle attività dei docenti si sta pian piano allargando in diversi istituti, dal liceo linguistico Marco Polo al professionale Gorjux, ai licei scientifici Fermi e Salvemini, alla media Verga fino alle scuole di Santeramo, Gioia del Colle e Triggiano. «La scuola - spiega Claudio Menga della Flc Cgil - fino a quest’ultimo provvedimento è stata sbrindellata e violata continuamente, è venuta meno la solidarietà tra personale docente e Ata, tra precari e colleghi di ruolo. Il governo non sta facendo altro che distruggere la scuola pubblica e per la prima volta vediamo docenti e studenti scendere in piazza per dire no a questi provvedimenti».
Secondo la Cgil l’aumento di ore di lavoro non comporterà un incremento delle lezioni, ma semplicemente ci saranno docenti che seguiranno più classi. «Il problema e' che non ci sono più i margini per sottrarre soldi alle scuole. Dall’istruzione hanno già preso con i tagli della Gelmini ben 8 miliardi di euro», conclude Menga. Anche gli studenti hanno promosso una serie di assemblee per chiedere la tutela del diritto allo studio e della scuola pubblica. Iniziative si sono tenute all’Elena di Savoia, al Fermi, allo Scacchi, al Giulio Cesare, al Salvemini e al Socrate. «Oggi i saperi sono incatenati - denuncia l’Unione degli studenti - riservati ad un’elite privilegiata; la cultura e l'istruzione sono accessibili a un numero sempre minore di persone: nelle scuole e nelle università il processo di privatizzazione avanza sempre più velocemente, noi studenti contiamo sempre di meno. Con il pdl Aprea perderemmo la rappresentanza nelle scuole e la nostra voce non conterebbe nulla». Una manifestazione è stata organizzata anche in piazza Cesare Battisti.