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Il Governo vuole ancora un pensionato alla guida dell'Istat?

Basta con i blitz legislativi, serve una nomina che garantisca autonomia e indipendenza

03/02/2023
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Oggi 3 febbraio 2023 scade il mandato del Prof. Gian Carlo Blangiardo come Presidente dell’Istat, ma ancora non si sa nulla di ufficiale sulle intenzioni del Governo, né si hanno notizie sull’avvio di procedure per la selezione dei candidati da parte del Ministro Zangrillo.

Blangiardo, già professore ordinario di demografia all’Università Bicocca di Milano,  era stato nominato a 70 anni appena compiuti dall’allora Governo a maggioranza Lega-Movimento 5 stelle; da novembre 2019 ha portato avanti il suo mandato da pensionato a titolo gratuito (come da parere del Consiglio di Stato n. 309/2020), anche se la Corte dei Conti ha mosso delle perplessità relativamente all’ammontare dei suoi rimborsi spese.

Nel 2018, quando era emersa la volontà dell’allora Governo di nominare Blangiardo, le lavoratrici e i lavoratori dell’Istat hanno denunciato la vicinanza del futuro presidente alla Lega e ai movimenti antiabortisti, lanciando anche una petizione pubblica per respingere la nomina che metteva a rischio l’autonomia e l’indipendenza dell’ente responsabile della produzione statistica ufficiale del Paese.

Sotto la guida del presidente-pensionato, inoltre, sono lievitati gli incarichi dirigenziali attribuiti a dirigenti alla soglia della pensione o con proroghe fino a un anno ai direttori che vanno in pensione durante il loro mandato: constatando con amarezza che l’Istat è gestito da un “Governo dei cessati”, già da tempo ci si chiede “che visione può avere un ente la cui guida è affidata a manager con il futuro alle spalle?”.

Negli scorsi giorni Blangiardo ha proceduto alle nomine di gran parte dei direttori e capi servizio in scadenza, optando per un incarico di un solo anno (invece dei consueti 3), probabilmente in modo da non far trovare al suo successore una situazione immutabile. Sembrava quindi che l’ormai 74enne presidente si apprestasse a lasciare l’Istituto.

Ma il Governo nei giorni scorsi ha presentato un emendamento (1.1001) al cosiddetto decreto Milleproroghe (in sostituzione del 3.18 presentato da diversi senatori della Lega, poi valutato “improponibile”), che sembra essere destinato proprio all’Istat perché prevede - “per gli incarichi di vertice presso enti, istituti o aziende di carattere nazionale, di competenza dell'amministrazione statale, conferiti da organi costituzionali previo parere favorevole delle competenti Commissioni parlamentari” - la sospensione fino al 31 dicembre 2026 della norma che vieta a tutte le pubbliche amministrazioni di conferire incarichi dirigenziali o direttivi a lavoratori in pensione. Non si tratta del primo tentativo di intervenire sulle norme piuttosto stringenti che regolano la nomina del presidente dell’ISTAT; infatti, un altro emendamento (36.27) al “decreto Ucraina” presentato dalla Lega lo scorso anno aveva tentato di modificare direttamente la norma primaria, ovvero l’articolo 16 del D.lgs. 322/1989, che richiede che il presidente dell’Istat sia “scelto  tra i professori ordinari in materie statistiche, economiche  ed  affini, con esperienza internazionale”. Sottolineiamo che Blangiardo, essendo in pensione, non è più professore ordinario, quindi mancherebbe il requisito principale per essere nominato presidente.

Due articoli di stampa (su Fanpage e sul Fatto quotidiano) hanno accreditato l’ipotesi che questi emendamenti siano finalizzati - fra l’altro - ad una conferma di Blangiardo alla presidenza dell’Istat e, quindi, anche del Comitato di indirizzo e coordinamento dell'informazione statistica (Comstat) che è l'organo di governo del Sistema statistico nazionale (Sistan)

Entro 45 giorni (la prorogatio automatica massima che scatta in questi casi) il governo dovrà in ogni caso decidere qualcosa, altrimenti ci troveremmo in un vuoto di potere. Non crediamo che  le procedure di nomina possano essere completate in questo breve tempo, per cui servirà un DPCM per nominare un presidente pro-tempore. Nel 2018 fu il “consigliere anziano” Maurizio Franzini a traghettare l’Istat dalla presidenza Alleva a quella Blangiardo, mentre nel 2013 il professor Golini venne nominato “reggente” dal governo Letta, dopo l’abbandono di Giovannini in favore proprio della nomina a ministro. 

Le lavoratrici e i lavoratori dell’Istat - in mobilitazione da diversi mesi contro l’esternalizzazione della funzione informatica alla società privata a partecipazione pubblica 3-I Spa - sono fortemente preoccupati per il futuro dell’ente, che in questi anni si è infilato in una strada pericolosa composta da mancato ricambio, scarsa valorizzazione professionale, progetti di esternalizzazione e il governo dell’ente in mano a dirigenti in pensione (non solo il presidente!). Solo nelle ultime settimane il presidente Blangiardo è finalmente intervenuto per cercare di cambiare rotta sul fronte del piano assunzionale, accogliendo (parzialmente) le richieste di lavoratori e sindacati.

L’Istat ha bisogno di un presidente autorevole, capace di garantire l’autonomia e l’indipendenza della statistica ufficiale, di guardare al futuro e di guidare i processi innovativi all’altezza della sfida dei tempi.

Pretendiamo una procedura di nomina trasparente, senza forzature o addirittura stravolgimenti delle norme, che porti ad avere un Istituto al riparo da ingerenze politiche e con una prospettiva di rilancio per le sfide dei prossimi anni.

FLC CGIL ISTAT, 3 febbraio 2023

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