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Valutazione dei dirigenti... scorretta, inefficace, offensiva

Sono tante e documentate le segnalazioni che arrivano da ogni parte d'Italia per denunciare l'inattendibilità e il carattere offensivo dei risultati delle valutazioni dei capi di Istituto previsti dall'art. 41 dell'ultimo CCNL.

25/01/2001
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VALUTAZIONE DEI DIRIGENTI ... SCORRETTA, INEFFICACE, OFFENSIVA.

Sono tante e documentate le segnalazioni che arrivano da ogni parte d'Italia per denunciare l'inattendibilità e il carattere offensivo dei risultati delle valutazioni dei capi di Istituto previsti dall'art. 41 dell'ultimo CCNL.

E così accaduto quello che non era difficile prevedere; cioè che il superamento di una screditata modalità valutativa - quella delle note di qualifica - attraverso la costituzione di nuclei e il coinvolgimento degli interessati, desse luogo ad operazioni, nella maggioranza dei casi, infondate nella procedura e nella sostanza e screditanti nelle conseguenze.

Si può a giusta ragione affermare che si è trattato di un processo, indubbiamente innovativo e riformatore nelle premesse, che però è cominciato non certamente bene, si è sviluppato male e si è concluso pessimamente.

Richiamiamo soltanto alcuni passaggi nodali:

  • la direttiva pervenuta ad anno scolastico inoltrato (gennaio), tardiva e incongruente rispetto agli obiettivi che si proponeva;

  • un meccanismo valutativo in più punti ambiguo ed oscuro, con intrecci improbabili tra categorie assunte a fondamento del processo valutativo ( la completezza e la specificità, da una parte, e la qualità, senza quadro di riferimento, dall'altra) e la modalità del monitoraggio,

  • i nuclei composti da Provveditori, ispettori e da esperti in tecniche di valutazione e costituiti con molte difficoltà e problemi, costretti ad operare in tempi molto stretti (sostanzialmente da settembre) "condizionati (e non poco) dai rispettivi impegni dei componenti (esami di licenza media, esami di stato e attività di fine anno scolastico", come ha dovuto riconoscere un Sovrintendente Regionale nella sua relazione di sintesi,

  • non essendoci stato spazio per verifiche in situazione neanche nei casi in cui ciò era assolutamente necessario, la valutazione è risultata operazione assolutamente cartacea e perciò stesso, scorretta sotto il profilo scientifico e inattendibile negli esiti prodotti,

  • colloqui di restituzione in molti casi approssimativi, improvvisati e condotti con modalità prevalentemente burocratiche.

E' così accaduto che nuclei operanti all'interno della stessa regione abbiano prodotto risultati palesemente difformi tra loro (per quanto è stato possibile conoscere - in assenza di comunicazioni chiare, formali e trasparenti sui dati complessivi disaggregati per nuclei - attraverso il raffronto tra capi di Istituto): in alcune province punteggi medi molto bassi, in altre, della stessa regione, molto al di sopra delle attese.

Sono numerosissimi i casi di Capi di Istituto, apprezzati dentro e fuori il proprio istituto, a cui l'amministrazione aveva affidato compiti di prestigio nello stesso anno scolastico e a cui erano pervenuti lusinghieri riconoscimenti da parte dei nuclei per il monitoraggio dell'autonomia, che hanno avuto punteggi bassissimi, fino ad arrivare al dileggio dell'attribuzione di 5 punti, come segnalatoci da un Capo di Istituto.

In questi casi, l'aspetto più sconcertante è che i valutatori, a fronte di situazioni anche maggioritarie di punteggi che si collocavano al di sotto di valori chiaramente interpretabili come negativi o molto negativi, non hanno esitato lo stesso a procedere nella loro attività, con grave lesione della dignità delle persone e di persone adulte e con grave discredito della scuola stessa.

E così il valore formativo della valutazione, su cui tanto si è insistito in sede di negoziazione sindacale, si è materializzato nel suo esatto contrario, in una sostanziale delegittimazione di una parte consistente di Capi di Istituto, senza che gli stessi abbiano ricavato elementi utili per sviluppare consapevolezza degli aspetti da consolidare o da correggere nella propria attività di dirigenti.

Di fronte ad un quadro così pesante e contradditorio, inutilmente punitivo e ingiustamente screditante, l'interrogativo circa l'uso di questa valutazione e le sue conseguenze nella determinazione dell'indennità di risultato non ha pertanto, a nostro avviso, nessuna ragione di essere: è bene che l'operazione conservi il suo valore sperimentale e la si analizzi rigorosamente per derivarne tutte indicazioni correttive e migliorative possibili su strumenti e procedure, ma essa non potrà avere conseguenze né in termini di crediti professionali, e tanto meno ai fini della retribuzione di risultato.

Conclusivamente ci preme sottolineare che l'esperienza da poco conclusa ci rafforza ancora di più cirva la fondatezza dei principi che riteniamo debbano essere alla base di una valutzione corretamente intesa:

  • conoscenza diretta dell'operato del Dirigente scolastico da parte del nucleo e quindi verifiche in situazione come modalità ordinaria e imprescindibile

  • composizione dei nuclei con veri esperti che dedichino all'operazione tempi adeguati

  • partecipazione diretta al processo valutativo da parte dell'interessato con colloqui volti anche a definire e chiarire criteri e fondamenti del giudizio,

  • procedura di garanzia in tutti i casi in cui il giudizio risulti negativo,

  • graduazione dei risultati per le sole valutazioni considerate di eccellenza, ai fini dell'attribuzione di eventuali indennità per la qualità delle prestazioni ad una percentuale dei valutati.

La valutazione o ha come obiettivo prioritario quello di migliorare e sviluppare la professionalità o non ha ragion d'essere. Tutti dobbiamo sentirci impegnati nella costruzione e nel raggiungimento di questo obiettivo.

Roma, 24 gennaio 2001

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