Secondo ciclo
Gli assessori regionali all’istruzione chiedono il ritiro del decreto sul secondo ciclo
E’ una grave violazione delle relazioni interistituzionali la scelta del MIUR di muoversi sul secondo ciclo senza consultare preventivamente le regioni, anzi non prevedendo neppure l’intesa per il decreto emanato, ma solo un parere. Questa la motivazione principale con cui la riunione nazionale degli assessori regionali all’istruzione e alla formazione svoltasi alcuni giorni sotto la presidenza dell’assessore laziale Silvia Costa, come hanno già riportato alcuni organi di stampa, ha chiesto al Ministro Moratti il ritiro del decreto, scelta con cui le regioni si presentano oggi alla Conferenza Stato-Regioni che ha all’ordine del giorno il decreto stesso.
In altre parole con la scusa che il decreto non intervenendo sul passaggio dei professionali alle regioni si limita al solo ordinamento statale il MIUR ha cercato di fare di necessità virtù: siccome non è stato in grado di varare un testo completo, l’incompletezza, che, per inciso, ancora una volta ributta nel limbo e nell’incertezza l’istruzione professionale, è diventata la giustificazione per escludere le regioni.
A parte il fatto, che su 31 articoli del testo ben 8 dicono quello che deve fare la regione nel campo professionale (il che smentisce dunque il carattere puramente “statale” del testo), le regioni contestano anche il fatto che l’articolazione delle specializzazioni di taluni licei incide direttamente sull’articolazione dell’istruzione e della formazione professionale di loro competenza.
Così come contestano il fatto che manchi nel testo a qualsiasi riferimento a tempi, modi e risorse per i pur enunciati passaggi di competenze.
Insomma ancora una volta uno di quei soliti pasticciacci all’italiana, a cui questo governo ci ha ormai abituati, è diventato il pretesto per un vero e proprio colpo di mano ai danni delle istituzioni oltre che, naturalmente, ai danni dei cittadini e dei lavoratori della scuola.
Roma, 14 luglio 2005
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