Scuola: sugli organici del personale il Governo parli chiaro
La lingua dei numeri, comprensibile ed inequivocabile, diventa ostile quando le scelte politiche la piegano per altre finalità.
La lingua dei numeri, comprensibile ed inequivocabile, diventa ostile quando le scelte politiche la piegano per altre finalità.
La scuola, vittima di un saccheggio senza precedenti per un abbondante quinquennio, ha ascoltato con indignazione l’ennesima dichiarazione sul numero “troppo alto” di insegnanti.
Un motivo ripetuto negli ultimi anni in barba all’andamento delle iscrizioni, oltre che alle scelte politiche di investimento in formazione e conoscenza ripetute in tanti documenti.
Sentire la stessa musica del coro Moratti-Tremonti è insostenibile, e inaccettabile per la FLC Cgil, che si è battuta, regione per regione, contro i tagli subiti dalla scuola pubblica.
Allora ripartiamo dai numeri, dai dati raccolti in poderose pubblicazioni ufficiali di Viale Trastevere. Nonostante i flussi demografici registrino andamenti diversi tra le varie regioni il dato nazionale relativo al numero di alunni evidenzia una crescita costante: nell’anno scolastico 96/97 gli alunni erano 7.645.730 e nell’anno scolastico 2005/06 sono stati 7.714.557.
Negli stessi anni scolastici i docenti (tutti, assunti e precari - questi ultimi cresciuti a dismisura) sono passati da 759.755 a 736.364.
Se consideriamo i numeri dell’anno scolastico 1996/97 pari a 100, l’andamento della popolazione scolastica e quello degli insegnanti descrive una curva comprensibilissima, dal 2001 gli alunni sono cresciuti e gli insegnanti diminuiti.
Sono diminuiti anche, dopo i percorsi regionali di razionalizzazione della rete scolastica, i numeri delle scuole e delle classi, le prime passano da 43.968 a 41.808, le classi diventano 374.715 da 384.585 dell’anno scolastico 96/97.
Solo gli alunni registrano numeri in aumento, con differenze tra le regioni del Paese, mentre insegnanti, numero di scuole e numero di classi diminuisce.
Se questi sono i dati (rilevati dal Ministero) in base a quale misteriosa legge matematica si sostiene invariato il loro rapporto?
E’ invece evidente che la scuola in questi anni ha subito tagli sul personale, non dovuti ad un calo della popolazione scolastica che, al contrario, è aumentata, in particolare per la presenza dei sempre più numerosi alunni stranieri che superano il 4% della popolazione scolastica.
Il risultato comunque è stato l’aumento del numero di alunni per classe, cui la politica targata Moratti ha aggiunto la diminuzione del tempo scuola! All’aumento della complessità che deriva dall’integrazione degli alunni stranieri la risposta è stata solo una, la drastica riduzione del numero di insegnanti che operava sui posti di progetto!
Ci sono anche classi con pochi alunni, è vero, in tanti piccoli comuni di montagna che sono una delle realtà del nostro Paese.
Come dimenticare che il vecchio Governo di centro sinistra, ai tempi della razionalizzazione della rete scolastica, affidando alle Regioni il compito di analizzare il proprio contesto geografico, volle derogare dai parametri proprio per garantire un presidio di scuola anche nei piccoli comuni di montagna e nelle isole?
Il diritto di andare a scuola, il primo accesso al sapere costituzionalmente definito, va ancora garantito anche a chi nasce in zone a bassa concentrazione di popolazione?
Per la FLC Cgil, che ha sostenuto la scuola della Costituzione in questi anni, la risposta è scontata, per questo non accetta ragionamenti superficiali, che rischiano di mettere, di nuovo, in discussione il diritto fondamentale all’istruzione.
I dati dimostrano come all’aumento degli alunni abbia corrisposto una drastica diminuzione del personale, docente ed ATA, tale da limitare l’applicazione dei parametri di legge in base ai quali costituire le classi e determinare il numero di alunni disabili da inserire.
Gli organici del personale della scuola pubblica non possono essere più trattati come un “peso” per lo Stato che deve garantire il diritto costituzionale all’istruzione.
L’impossibilità di garantire il sevizio scuola in termini di funzionalità, di qualità e di continuità, di progettazione degli interventi sarà probabilmente tamponata dall’organico di fatto (di cui non sono ancora noti tutti i dati).
Un primo passo importante per far ripartire con maggiore funzionalità le scuole autonome.
Per FLC Cgil questo non basta.
E’ giunto il momento, con la predisposizione della prossima finanziaria, evitando la vecchia politica dei due tempi, di avviare una riflessione a tutto campo sui parametri con cui si assegnano gli organici del personale alle scuole per garantire una attribuzione che risponda puntualmente a complessità didattiche ed organizzative sempre più variabili nelle diverse realtà territoriali del Paese.
A partire dalla scuola per tutti, potenziando quella straordinaria esperienza rappresentata dall’integrazione degli alunni disabili (unica in Europa), riconoscendo la domanda di modelli didattici come il tempo pieno e prolungato, intervenendo con una azione programmata sull’accoglienza e l’integrazione degli stranieri. Senza dimenticare i tanti adulti che collocano il nostro Paese tra i più bassi livelli di istruzione.
La sfida della complessità che si pone oggi va accolta nel suo insieme, lanciando un nuovo dibattito sul mandato sociale che si affida alla scuola pubblica sapendo che la risposta, alla fine, è affidata al personale, agli insegnanti, alla loro motivazione e valorizzazione professionale.
Roma, 30 agosto 2006
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