Scuola: c’è posta per te. Il Ministro Fioroni scrive una lettera ai docenti
Con una lettera indirizzata alle dirigenze amministrative e scolastiche e ai docenti del primo ciclo, il Ministro comunica le sue intenzioni sulle modifiche da apportare alle Indicazioni Nazionali
Come annunciato nel corso della consulta nazionale della Margherita di ieri, ecco un’altra lettera del Ministro Fioroni, questa volta indirizzata alla filiera dei Dirigenti amministrativi e scolastici e ai docenti delle scuole del 1° grado, intendendo probabilmente i docenti del primo ciclo.
L’obiettivo è quello di comunicare direttamente al mondo della scuola e all’amministrazione centrale e periferica, l’impegno a rivedere le Indicazioni Nazionali, tratteggiando le linee di intervento che il ministro stesso intende mettere a punto e i principi ispiratori di tale linea.
A partire dunque dai cambiamenti apportati in questi mesi, che il Ministro elenca e da cui brilla per assenza il primo ciclo, la filosofia ispiratrice è sicuramente quella di un minimalismo forte che gli fa dire “ Non siamo all’anno zero e non è necessario stravolgere tutto ancora una volta”.
Ma è proprio sicuro, signor Ministro, che tutto questo appaia rassicurante alle scuole quando si parla di Indicazioni Nazionali? Noi pensiamo che l’aspettativa forte delle scuole sia invece quella di una rimozione radicale di tale documento, proprio per il suo carattere fortemente controriformatore, la modulazione farraginosa, i principi contrari al profilo culturale e politico che connota la tradizione culturale della nostra scuola.
Inoltre, perché il primo ciclo non è stato beneficiato da alcun cambiamento, salvo quelli che riguardano tutte le scuole di ogni ordine e grado come le detassazioni? Per fortuna dobbiamo alla contrattazione la rimozione degli istituti più odiosi come il tutor.
Dobbiamo dedurre che il D.lgs 59/04 sia dunque da Lei pienamente condiviso, con tutti i suoi orpelli che riguardano orari spezzatino, portfolio e personalizzazione. Sapendo che tale decreto è definitivo, in quanto entrato pienamente a regime, già in occasione della non condivisibile circolare sulle iscrizioni, ci chiedemmo e le chiediamo perché l’occasione della finanziaria e ora del decreto legge non siano stati colti per modificare opportunamente il D.lgs 59/04.
Ci chiediamo se il suo progetto “ Ascolto ” registrerà opportunamente il dissenso della scuola reale per il decreto sul primo ciclo!
Condividiamo pienamente l’idea che le nuove Indicazioni Nazionali debbano essere “ più chiare ed essenziali” in quanto non possono dettare “ una pedagogia di stato”. Condividiamo anche la necessità di “ avviare un dialogo virtuoso tra il mondo della ricerca scientifica e quello della scuola”, che le riforme non si fanno contro gli insegnanti ma che devono essere da essi condivise.
Confortante e rassicurante poi sapere che il Ministro conosce e comprende le difficoltà che la scuola deve affrontare per fronteggiare gli effetti del disagio giovanile, del fenomeno dell’immigrazione, le difficili condizioni di lavoro che da questo conseguono, la solitudine (dalla politica) in cui la scuola è abbandonata ad operare e il riconoscimento del patrimonio umano e professionale che, nonostante tutto, arricchisce le nostre scuole.
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Ora però ci aspettiamo che Lei ci indichi chiaramente il modo con cui intende realizzare concretamente il “dialogo virtuoso tra il mondo della ricerca scientifica e quello della scuola”.
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Ci aspettiamo e anzi rivendichiamo trasparenza nella costituzione della Commissione che dovrà rivedere le Indicazioni Nazionali, indicando i criteri di costituzione, fra cui pluralismo, competenza e scientificità.
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E infine, non concordiamo minimamente sul fatto che il principio, sano e condivisibile, di un processo di riforme condiviso, si concretizzi poi nel “Progetto Ascolto” e nella ricerca di un rapporto diretto, dal profilo democratico discutibile, con le scuole.
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Manteniamo grosse riserve di tipo culturale e politico con le linee di progetto culturale che dalla lettera emerge, a partire dall’idea di “persona” al centro dell’impegno, ma questo, come tutto il resto, non può che essere oggetto di un dibattito plurale e ampio, che dalla sua lettera non traspare se non come enunciato di principio.
Roma, 31 gennaio 2007
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