Istruzione professionale: la bozza che non c'è
Senza confronto con le organizzazioni sindacali, si procede nella nuova definizione dell'organizzazione degli istituti professionali.
In un silenzio assordante, in assenza di qualsivoglia confronto tra Miur e organizzazioni sindacali, prosegue da parte dell’amministrazione l’iter per la definizione del nuovo regolamento per gli istituti professionali.
Dalla lettura di una bozza del testo, che circola ormai insistentemente, rileviamo che, sebbene si tenti di inserire gli istituti professionali in un contesto unitario con gli istituti tecnici, restano evidenti gli elementi di contraddizione con gli obiettivi programmatici fissati nella legge 40/07
In particolare:
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L’idea dell’Istruzione tecnica e professionale quale volano per lo sviluppo economico e per la coesione sociale, alla base inizialmente dei lavori della commissione De Toni, viene meno. Esse non sono più finalizzate a garantire il diritto all'istruzione a tutti, la mobilità sociale per costruire un futuro migliore rispetto alle condizioni soggettive di partenza, ma vengono piegate a soddisfare gli interessi di una parte della committenza privata, alla quale sono decisamente subordinate.
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Il progetto è costruito sull’idea di un’Istruzione Professionale nazionale con un ruolo sussidiario, presente su quei territori dove la Formazione professionale è debole o è pressoché inesistente.
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Pur enunciando la necessità di valorizzare l'istruzione professionale, anche in considerazione del fatto che manca quasi del tutto una formazione di livello terziario, strategica per il rilancio del paese, nei fatti si opera in modo diametralmente opposto. Il profilo culturale, educativo e professionale individuato per gli Istituti Professionali è la copia, in formato decisamente ridotto e più debole, del profilo degli Istituti Tecnici, per giunta schiacciato anche dal ruolo della formazione professionale.
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Nel biennio, valido per l’obbligo d’istruzione,le aree di indirizzo hanno “l'obiettivo di far acquisire agli studenti competenze spendibili in vari contesti di vita e di lavoro”, sovrapponendosi così in modo inequivocabile ai percorsi triennali della FP.
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La stessa articolazione organizzativa (2+2+1), simile a quella prevista per i licei e per l’istruzione tecnica, non ha senso in un’istruzione professionale per la quale si ipotizza la qualifica al terzo anno.
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La maggiore flessibilità didattica e organizzativa,che caratterizzerebbe i percorsi dell’istruzione professionale, diventa strumento che indebolisce ulteriormente questo segmento formativo, facendogli perdere qualsiasi identità nazionale, prefigurando piuttosto una formazione professionale a finanziamento nazionale, mentre non si prevede alcuna revisione dei sistemi regionali della Formazione Professionale finalizzata alla costruzione di un sistema nazionale.
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Restano poi tutte le criticità evidenziate per l’istruzione tecnica per quel che riguarda la governance: comitato tecnico, dipartimenti, uffici tecnici.
In questo contesto l’Accordo firmato pochi giorni fa dal ministro Gelmini e il Presidente della Regione Lombardia, ed uno analogo (così si dice) firmato con la regione Veneto, per una integrazione tra istruzione professionale e formazione professionale, rafforzano le nostre critiche e preoccupazioni sul destino che si sta delineando per gli istituti professionali.
È evidente, infatti, come, in nome della modifica del Titolo V della Costituzione, su cui manca a tutt’oggi un disegno compiuto e condiviso fra le istituzioni e fra queste e le organizzazioni sindacali, l’attuale Governo pensa di disfarsi di questo segmento del sistema nazionale d’istruzione, cedendolo alle Regioni e declinando ogni competenza e responsabilità nazionali.
Noi abbiamo un’altra idea ed in tutti i casi respingiamo la deriva regionalista che si sta prefigurando, peraltro in assenza di un quadro compiuto sull’assetto del nostro sistema nazionale di istruzione di cui, ai sensi della normativa vigente e che non ci risulta sia abrogata, fanno parte a pieno titolo sia i licei che gli istituti tecnici e professionali.
Roma, 15 aprile 2009
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