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Estero. Ancora due disegni di legge di riforma della scuola e delle iniziative scolastiche italiane all'estero

Uno è stato presentato al Senato (disegno di legge n. 1393, sen. Pellegatta), l'altro alla Camera (proposta di legge n. 2893, on.le Farina). Entrambi ribadiscono la centralità dell'intervento pubblico e la necessità una "governance" pubblica del sistema scolastico italiano all'estero compresi i corsi di lingua e cultura.

18/07/2007
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Come si dice l’appetito vien mangiando! E allora crescono, fioriscono e si moltiplicano in maniera vertiginosa i progetti di riforma delle scuole e delle istituzioni scolastiche italiane all’estero all’insegna di un rinnovato interesse della politica per un segmento dell’istruzione e della formazione troppo spesso lasciato in balia di improvvide incursioni legislative e governato sulla base di norme desuete e superate.

Forse sarà per via della presenza dei parlamentari eletti all’estero. O forse sarà per via della ineluttabile necessità di rilanciare seriamente la nostra politica culturale e lo stesso “Sistema Italia” che durante il governo Berlusconi aveva raggiunto all’estero il massimo della impopolarità. O forse sarà per entrambe le ragioni, fatto sta che il mondo politico si è accorto - finalmente!- della necessità di rimettere ordine all’intero sistema individuando linee di sviluppo tali che possano determinarne una sua evoluzione quantitativa e qualitativa.

Ai quattro disegni di legge presentati alla Camera nei mesi passati si sono aggiunti il disegno di legge n. 1393 , presentato al Senato dalla senatrice dei Verdi Pellegatta, e la proposta di legge n. 2893 ancora da assegnare alla commissione competente, presentato alla Camera dall’on.le Gianni Farina eletto all’estero nelle liste dell’Ulivo.

Salgono quindi a sei i disegni di legge depositati in Parlamento e relativi alla riforma delle istituzioni scolastiche e degli interventi per la promozione della lingua e della cultura italiana all'estero.

Anche in queste due ultime proposte entrambi i parlamentari hanno ribadito la centralità dell’intervento pubblico e di una “governance” pubblica dell’intero sistema compresi i corsi di lingua e cultura di cui alla Legge 153/71, prefigurando un sistema integrato e fondato su regole certe e vincolanti per i soggetti diversi dallo Stato che intendono partecipare al sistema.

Sotto questo aspetto, come si ricorderà, l’unica eccezione è rappresentata dal disegno di legge dell’on.le Narducci della Margherita che contempla una sorta di privatizzazione dei corsi di lingua e cultura nel mondo. Progetto questo ampiamente criticato e bocciato dalla FLC Cgil soprattutto per via delle pericolose implicazione che comporterebbe.

Nel rimandare alla lettura dei due progetti di legge, in questa sede ci preme sottolineare l’intuizione, presente nella proposta dall’on.le Farina, di costituire all’estero - ove se ne ravvisino le condizioni di fattibilità - specifici “Centri territoriali” presso gli uffici Consolari gestiti direttamente dall’Agenzia all’uopo preposta. Tali istituzioni vengono dotate di un organico funzionale - personale di ruolo della scuola italiana – e hanno funzioni analoghe a quanto già avviene in territorio metropolitano potendo contare, come avviene per le scuole, sull’ autonomia didattica e amministrativa. Ovviamente il loro impegno è finalizzato alla realizzazione di iniziative e di attività di integrazione scolastica. Si tratta in buona sostanza di consolidare l’attuale presenza dell’intervento statale in tema di corsi di lingua e cultura.

Ci giungono voci di ulteriori disegni di legge ancora in gestazione. Il che sta a significare che il dibattito parlamentare in sede di Commissione sarà sicuramente ricco e non potrà fare a meno di cogliere tutte le sfaccettature di una materia decisamente complessa ma che comunque non potrà non prescindere da un inserimento della scuola e delle istituzioni scolastiche italiane all’estero all’interno del nostro sistema nazionale di istruzione che ha nell’intervento pubblico la sua centralità.

Roma, 18 luglio 2007

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