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Decreto secondo ciclo: il Senato “corregge” la Conferenza Unificata

Si alla sperimentazione dall’a.s. 2006/2007

03/10/2005
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E' accaduto alla VII Commissione del Senato ciò che avevamo rifiutato persino di ipotizzare: la Commissione a maggioranza ha espresso parere favorevole allo Schema di decreto sul secondo ciclo, approvato dal Consiglio dei Ministri il 27 maggio scorso, introducendo una modifica rispetto al Testo dell'Accordo siglato dal Governo nella Conferenza Unificata del 15 settembre scorso. In base a quell'Accordo, l'attuazione della riforma Moratti è rinviata all'a.s. 2007/2008 e nessuna sperimentazione doveva essere possibile prima di quella data.

Come si legge nel testo del parere espresso, che di seguito riportiamo, invece la Commissione ha ritenuto di reintrodurre la possibilità di anticipare l'attuazione della riforma con la sperimentazione che potrebbe quindi partire al settembre 2006/07.

Non va certo sottovalutato che la stessa maggioranza ritiene che il testo del decreto debba essere modificato in alcuni punti (sono 14 i punti indicati), ma la novità vera consiste nella reintroduzione della possibilità di sperimentarne gli effetti già dal prossimo anno scolastico.

Alcune considerazioni:

 

  1. Le Commissioni parlamentari stanno esprimendo pareri in tempi ristrettissimi, contrariamente ai tempi impiegati per tutti gli altri decreti e a quanto la Legge 53/03 loro consentiva (60 giorni). E' evidente che, visto che la delega scade il 17 ottobre prossimo, l'approvazione del decreto ha un significato politico che va ben al di là del merito del decreto che meritava ben altra attenzione, dal momento che si tratterebbe di una modifica radicale rispetto all'attuale scuola secondaria superiore;

  2. i pareri delle Commissioni parlamentari sono obbligatori ma non vincolanti; quindi la partita non è ancora conclusa. In settimana si pronuncerà la VII Commissione della Camera, dopo di che il Decreto sarà approvato in via definitiva dal Consiglio dei Ministri. Di conseguenza la confusione e l'incertezza regnano sovrane, in un pezzo di scuola che certo avrebbe bisogno di ben altro e che vive ormai da anni un terribile crescendo di caos;

  3. Se in quella sede il Governo dovesse decidere per la sperimentazione già dal prossimo anno scolastico, la scuola secondaria del nostro paese sarebbe irresponsabilmente consegnata al caos più totale: a dicembre 2005, mese dedicato di norma all'orientamento dei ragazzi frequentanti la terza media, nessuno degli istituti tecnici e professionali potrebbe presentarsi con un piano della propria offerta formativa, dal momento che a quella data nessuno di loro conoscerà il proprio destino: saranno tutti, nessuno o solo una parte statali o regionali? E se solo una parte passerà alle regioni, chi saranno gli istituti che verranno "declassati"? I titoli che rilasceranno saranno terminali, cioè con una qualifica professionale, come oggi accade, o saranno propedeutici all'università, come prevede il testo del decreto per i licei? Chi formerà gli attuali periti, ragionieri, geometri? Quanti anni ci vorranno per conseguire titoli analoghi?quali i contenuti culturali dei percorsi? Quale la loro durata? e gli istituti d'arte dovranno considerarsi ancora in vita e se si di quale sistema faranno parte? Ma gli stessi licei come si presenteranno ai ragazzi e alle loro famiglie? Con quali contenuti?

  4. A gennaio 2006 le iscrizioni avverranno più o meno al buio e chi ne pagherà il prezzo saranno al solito quelli più deboli, quelli che di solito fanno dipendere le proprie scelte proprio dalle informazioni che la scuola fornisce. Ma quali informazioni potrà fornire un sistema allo sbando? Per di più con la sperimentazione si creerebbero situazioni molto diversificate, chi continuerà con l'attuale sistema e chi si avventurerà nel nuovo, confuso. E tralasciamo di parlare del personale e delle discipline …chi insegnerà che cosa?

 

Ma qual è la posizione del Governo: quella espressa nell'Accordo del 15 settembre scorso, sottoscritto dal ministro La Loggia, in accordo con il Ministro Moratti, o quella espressa alla VII Commissione del Senato, visto il suo parere favorevole alla modifica dell'Accordo stesso? Non è questione formale ma di sostanza: non c'è solo una questione di correttezza nei rapporti interistituzionali, non certo secondari, è anche una questione di coerenza rispetto ad un pensiero che si vorrebbe definito e chiaro almeno in sede di Governo.

L'unico pensiero presente nella maggioranza di Governo ci pare quello dell'interesse politico di una parte a scapito di quello generale di un paese che avrebbe bisogno di una scuola serena, in grado di organizzare un'offerta all'altezza dei tempi e che per questo avrebbe bisogno di messaggi chiari, rispetto alla sua identità e al suo ruolo.

Nei prossimi giorni saremo davanti alla Camera dei Deputati per l'intera durata del dibattito in Commissione, insieme ai soggetti che compongono il Tavolo Fermiamo la Moratti, a presidiare e difendere la nostra scuola, che vogliamo migliorare: non ci possiamo né ci vogliamo rassegnare alla deriva cui questa maggioranza di Governo la sta invece condannando.

Roma, 3 ottobre 2005

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