Appello delle associazioni professionaliper il diritto ad adottare libri di testo conformi al proprio piano di lavoro
La scelta del libro di testo o dei materiali alternativi è un elemento fondante della libertà di insegnamento e dell’autonomia delle scuole
La scelta del libro di testo o dei materiali alternativi è un elemento fondante della libertà di insegnamento e dell'autonomia delle scuole.
Le indicazioni transitorie sono state definite e proposte senza alcun dibattito aperto e pluralista e senza il coinvolgimento dei docenti. Ora si tenta di imporle attraverso lo strumento dei libri di testo prontamente adeguati ai contenuti delle indicazioni ancor prima dell'approvazione del decreto attuativo dalle case editrici. Tutto ciò svilisce la professionalità docente.
I docenti, in base alla libertà di insegnamento (art. 33 della Costituzione) e in base all'art. 117 del Titolo V della Costituzione e al DPR 275/99 sulla autonomia scolastica hanno diritto di confermare il libro di testo adottato e di esigere l'edizione effettivamente scelta. In caso contrario, cioè di fronte a testi modificati in funzione del decreto, si può applicare il diritto di recesso.
Inoltre è tuttora possibile optare per l'adozione di materiale alternativo al libro di testo in base all'art. 156, 2° comma del Testo Unico 297/94 (che rimanda alle procedure indicate nell'art. 277 "sperimentazione metodologico-didattica").
I contenuti del D.L.vo 59/04 e della C.M. 29/04 offrono una lettura arretrata della legge 53/03. L'anello che appare più debole e inaccettabile è proprio quello che a noi è più caro, vale a dire il progetto culturale e curricolare.
Nel metodo: 1) perchè le indicazioni nazionali per i piani di studio personalizzati non sono il risultato di un dibattito trasparente all'interno di Commissioni pubbliche e pluraliste (fatto mai accaduto nella storia della scuola della Repubblica); 2) perché sono allegate, seppure in via transitoria, ad un decreto legislativo (fatto illegittimo in quanto contraddice la stessa legge 53 che all'art. 7 indica un iter procedurale diverso). Pertanto non hanno alcun fondamento giuridico.
Nel merito: perché l'assenza di un confronto pubblico e ampio ha reso i contenuti delle proposte pieni di incongruenze e di incredibili forzature ideologiche e pedagogistiche che cercano di nascondere la debolezza dell'impianto culturale. Tale debolezza rende le proposte delle indicazioni transitorie inadatte a sostenere il lavoro a cui le scuole sono chiamate dall'art. 8 del regolamento sull'autonomia, vale a dire la definizione del curricolo.
Si colga allora l'occasione per riprendere nelle scuole un serio lavoro sul curricolo 3-14 (16) e sulla progettualità educativa.
In attesa di indicazioni non-transitorie non ci si deve fermare alle sole indicazioni transitorie: c'è ancora molto da scavare nella miniera dei programmi del '79, dell'85, negli orientamenti del '91, nel documento di sintesi della commissione del "saggi" del 1997, nelle indicazioni curricolari del 2001, nella storia di ricerca delle stesse scuole.
Si sviluppino gli strumenti per sostenere la ricerca attorno alla cultura della scuola e del fare scuola, premessa per dare senso e forma anche alle altre scelte legate all'"uso" del tempo scuola e all'organizzazione del lavoro scolastico.
Di conseguenza chiediamo con forza una commissione pubblica, pluralista di alto profilo culturale, scientifico e professionale a cui affidare il compito della stesura delle indicazioni nazionali così come previsto dall'art. 8 del DPR 275/99.
Inoltre proponiamo per il 27, 28, 29 settembre a Roma un appuntamento in cui docenti, dirigenti, esponenti del mondo della ricerca, della cultura, delle scienze rinnoveranno la lettura critica dei contenuti delle indicazioni transitorie e, a supporto della commissione pubblica da noi chiesta, avanzeranno proposte utili a disegnare una scuola per la società della conoscenza.
CIDI - FNISM - Legambiente scuola e Formazione - MCE - Proteo Fare Sapere
Roma, 22 aprile 2004
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