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Ammissione all’esame di stato nel secondo ciclo: passo indietro del Ministro

Ennesimo contrordine sulla valutazione. Anche con qualche insufficienza si potrà essere ammessi all’esame di Stato purchè complessivamente la media sia del sei. La Gelmini costretta a prendere atto che “non si possono cambiare le regole del gioco quando il gioco è cominciato”.

08/04/2009
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Ieri un comunicato del MIUR ha annunciato che per quest’anno non sarà applicata la norma, contenuta nel regolamento sulla valutazione, per altro non ancora varato, circa il possesso della sufficienza in tutte le discipline quale requisito di ammissione all’esame di Stato.
Questa scelta conferma non solo la giustezza delle nostre critiche, ma anche che su scelte sbagliate si può far fare marcia indietro al Ministro. Era obiettivamente insostenibile che ragazze e ragazzi che avevano iniziato l’anno e terminato persino un quadrimestre con alcune regole si trovassero a sostenere la fase finale dell’anno con altre regole. Il sapore di partita truccata sarebbe stato troppo forte.
Inoltre come FLC Cgil avevamo denunciato il carattere eccessivamente punitivo delle misure adottate, inadatto non solo a una scuola di massa, ma persino a una scuola di elite. Basti pensare che il Regio Decreto 625 varato nel 1925, quando alle secondarie superiori entrava meno del 10% dei ragazzi e delle ragazze di allora, e rimasto in vigore fino al 1997, quando l’ammissione fu abolita da Berlinguer, prevedeva l’ammissione con la media del cinque.
Anche alcuni capi di istituto avevano cominciato denunciare la cosa. Per non parlare del fatto che, alla luce dei risultati del primo quadrimestre un’applicazione pedissequa del testo, se non compensata dalla “benevolenza” dei consigli di classe e dai “falsi in atto pubblico” conseguenti, avrebbe comportato la non ammissione di circa il 22% dei frequentanti l’anno terminale.

Ritorna perciò in vigore, anche se provvisoriamente, il combinato disposto della legge 1/2007 (sui nuovi esami di Stato) e del DM 42/2007 (su debiti e crediti scolastici) che prevedeva invece la media del sei (e quindi la possibilità di compensare una o più insufficienze con voti più alti in altre discipline)
Al momento non è però ancora stata emanata una disposizione ufficiale in merito e non sappiamo quindi se la misura sarà accompagnata da ulteriori precisazioni (ad esempio circa il concorso del voto in condotta alla formulazione della media, cosa che sembra invece scontata a regime).

Nonostante la scelta sia provvisoria va salutata positivamente. Va da sé però che la soluzione prevista a regime resta in ogni caso punitiva. Sarebbe allora bene che il tempo guadagnato servisse al Ministero e tutto il mondo della scuola per una riflessione meno affrettata e approssimativa sull’argomento della valutazione. Questo “stop and go”, al pari di altri a cui abbiamo assistito in precedenza, è l’ennesima dimostrazione che l’introduzione della valutazione numerica, accompagnata da criteri molto aritmetici e assai poco didattici, e la restaurazione voto in condotta non risolvono nessun problema, anzi complicano la vita della scuola pubblica italiana, che è e deve restare una scuola con caratteri di massa, di tutti e per ciascuno.

Da parte della FLC Cgil l’argomento sarà riaffrontato anche nel seminario organizzato a Bologna il prossimo 20 aprile.

Roma, 8 aprile 2009

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