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Unità-Bugie del premier, errori dell'Ulivo-di Nicola Tranfaglia

23.02.2003 Bugie del premier, errori dell'Ulivo di Nicola Tranfaglia Quello che é accaduto negli ultimi giorni nella crisi internazionale legata all'Iraq di Saddam Hussein e ai pro...

24/02/2003
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l'Unità

23.02.2003
Bugie del premier, errori dell'Ulivo
di Nicola Tranfaglia

Quello che é accaduto negli ultimi giorni nella crisi internazionale legata all'Iraq di Saddam Hussein e ai progetti imperiali del governo americano e le conseguenze che ha determinato, a sua volta, nella politica italiana meriterebbero,a mio avviso,una riflessione più distaccata di quelle che mi é accaduto di leggere.

Per quanto riguarda il primo aspetto,non c'é dubbio che la crisi grave del sistema internazionale dopo la fine dell'equilibrio bipopolare potrà essere superata soltanto attraverso l'emergere di nuovi decisori accanto agli Stati Uniti, rimasti da troppo tempo protagonisti unici delle scelte per il governo mondiale.

Candidati possibili per questo ruolo sono, con tutta evidenza, da una parte il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (che andrebbe,come é ovvio,riformato) e l'Unione Europea: non c'é da stupirsi che gli Stati Uniti ostacolino in tutti i modi la loro ascesa ma non ci sono, a breve scadenza, alternative valide.

E i leader europei che non capiscono la grande occasione che si profila per il vecchio continente se riuscirà a procedere rapidamente nell'unificazione politica e a consolidare la propria alleanza con il colosso militare americano, senza tuttavia diventarne un puro satellite, mostrano una singolare cecità di fronte alla crisi.
Quello che é mancato in queste settimane alla politica italiana,al di là delle solite goffaggini e giravolte di cui ha ci ha, per così dire, deliziato il Cavaliere,é proprio l'assenza di una strategia complessiva del nostro paese che non si contentasse di ripetere stancamente i vecchi motivi della vicinanza dell'Italia agli Stati Uniti ma provasse a tener conto di quel che di nuovo si era profilato e guidasse, in un certo senso,il tentativo europeo di acquistare un ruolo nuovo e autonomo nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Ma troppo ideologico e ossessionato dal conflitto destra-sinistra é l'indirizzo della politica estera berlusconiano per potersi accorgere di quel che stava succedendo e comportarsi secondo un progetto utile insieme all'Italia,all'Europa e, in definitiva, anche alla democrazia americana.

Le conseguenze dei gravi errori compiuti dal governo Berlusconi come da quello inglese di Blair( ormai più vicino ai governi di destra che a quelli di centro-sinistra) e da quello spagnolo di Aznar avrebbero potuto essere assai positive per l'opposizione in grado di indicare all'opinione pubblica,pur con mezzi ridotti,un'alternativa chiara,l'occasione storica per l'Europa,i compiti decisivi che attendono la sinistra.
Abbiamo assistito per l'ennesima volta, e con ossessiva monotonia, al ripetersi di un copione in grado di allontanare gli italiani non soltanto dalla parte per cui magari hanno già votato ma addirittura dalla politica in quanto tale.

Invece dell'unità, particolarmente necessariamente per chi é già minoranza, ci siamo trovati di fronte a tre diverse mozioni parlamentari.

Invece della chiarezza sulle prospettive politiche da attuare é emersa una sostanziale nebulosità come se la sinistra, nel suo complesso, ritenesse che una volta proclamata la sua opposizione alla guerra non ci fosse altro da aggiungere e che dunque la politica non servisse affatto.

Potrei continuare nell'esemplificazione ma il quadro, pur identificato soltanto negli aspetti essenziali,mostra la necessità e l'urgenza,per la sinistra italiana come per quella europea,di giungere a un momento di chiarificazione che é nello stesso tempo culturale e politico.

Non parlo neppure dell'Internazionale Socialista che non ha espresso una posizione chiara sulla crisi in grado di influnezare i maggiori partiti del continente.

Ma, per quanto riguarda il nostro paese,l'Ulivo vecchio o nuovo che sia, gli eredi diretti o indiretti del partito comunista italiano,é difficile capire fino a che punto le pulsioni antiunitarie nascano da differenti posizioni politiche o da esigenze specifiche del ceto politico nelle sue varie articolazioni:ma,se così fosse,ci troveremmo di fronte a quello che un vecchio filosofo,che non nomino, definiva l'eteregenesi dei fini ossia l'andare delle cose verso obbiettivi che sono l'opposto di quelli identificati come utili e necessari.

Ma, se così non fosse,occorrerebbe prenderne atto e studiare forme nuove,di tipo federativo,in grado di tenere insieme uno schieramento che si intitola al centro-sinistra. O studiare altre soluzioni. L'unica cosa che non si può fare é quello che si sta invece facendo:andare avanti come se nulla fosse.

Peccato,verrebbe da dire,perché la situzione internazionale,come quella italiana,é in questo periodo difficile e complicata ma non immobile e la sinistra può fare molto di fronte ai cambiamenti che si profilano o potrebbero realizzarsi nelle prossime settimane, mesi, anni.


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