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Repubblica-I contratti-Sacconi: niente soldi in più per il pubblico impiego

ECONOMIA E POLITICA I CONTRATTI Sacconi: niente soldi in più per il pubblico impiego Le buste paga degli italiani crescono meno dell'inflazione A luglio i salari aumentati del 2,2 per cento...

31/08/2002
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la Repubblica

ECONOMIA E POLITICA
I CONTRATTI
Sacconi: niente soldi in più per il pubblico impiego
Le buste paga degli italiani crescono meno dell'inflazione

A luglio i salari aumentati del 2,2 per cento su base annua
L'Istat conferma: stabili i prezzi alla produzione. Boom delle ore di sciopero
RICCARDO DE GENNARO

ROMA - I salari aumentano meno dell'inflazione reale e perdono, di conseguenza, potere d'acquisto. Nel mese di luglio le retribuzioni orarie sono cresciute del 2,2 per cento rispetto allo stesso mese dell'anno scorso, a fronte di un incremento tendenziale dei prezzi, registrato sempre in luglio, del 2,3 per cento (il 2,4 in agosto). L'inflazione, dunque, viaggia a una velocità superiore agli aumenti contrattuali, confermando un fenomeno che ha cominciato ad alleggerire le buste paga soltanto dall'anno scorso. Nei cinque anni precedenti, infatti, le retribuzioni dell'industria (e, ad eccezione del 2000, anche tutte le altre) si sono costantemente mantenute al di sopra del tasso d'inflazione reale: in particolare, nel '97 le retribuzioni sono aumentate del 4,4 per cento (3,8 quelle dell'industria) a fronte di un'inflazione reale del due per cento; nel '98 le retribuzioni sono cresciute del 2,4 per cento (2,7 nell'industria) contro un'inflazione reale dell'1,9 per cento; nel '99 l'inflazione reale è stata dell'1,7 e le retribuzioni medie sono aumentate dell'1,8 (l'1,7 per cento nell'industria).
Nel dato sulle retribuzioni, diffuso ieri dall'Istat, i sindacati vedono la conferma delle loro preoccupazioni nate sulla scorta dei dati sull'inflazione reale. Il rallentamento della crescita dei salari rispetto ai prezzi offre loro nuove motivazioni per una politica rivendicativa che - come ha detto anche il leader della Uil, Luigi Angeletti - quest'anno non potrà essere caratterizzata dalla moderazione salariale. L'Istat valuta tuttavia che, a prescindere da altri rinnovi contrattuali nell'anno, se proiettato per tutto il 2002 l'indice generale delle retribuzioni orarie registrerebbe un incremento medio annuo del 2,4 per cento, in linea dunque con l'inflazione tendenziale registrata in agosto. Bisognerà vedere, però, se non ci saranno altre spinte inflazionistiche nei restanti quattro mesi del 2002.
Nel suo bollettino, l'Istat rileva poi che sono oltre cinque milioni i lavoratori in attesa di rinnovo del contratto (35 i contratti scaduti), pari al 45,2 per cento dei lavoratori dipendenti in base al monte retributivo complessivo. Nei primi sette mesi dell'anno, rileva ancora l'Istat, le ore non lavorate per sciopero sono state circa 24 milioni, il 454,2 per cento in più rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso: il 91 per cento delle ore di fermata è stato però proclamato non nell'ambito di vertenze contrattuali, ma per cause esterne, come ad esempio i blocchi decisi dai sindacati contro le modifiche dell'articolo 18 da parte del governo. Nonostante l'alto tasso di conflittualità, i prezzi alla produzione dei prodotti industriali a luglio 2002 sono cresciuti dello 0,3 per cento sul mese precedente e soltanto dello 0,1 su base annua. Secondo gli industriali, comunque, il rischio non è quello di una "fiammata inflazionistica, ma di comportamenti incoerenti che facciano saltare la politica dei redditi e generino effetti inflattivi". Per la Confindustria, "il dato preliminare Eurostat sull'inflazione nell'area dell'euro, pari al 2,1 per cento, segnala un modesto aumento del tasso tendenziale, ma una variazione a livello congiunturale prossima allo zero".
Se l'inflazione in Italia continuerà la sua corsa o frenerà per effetto delle misure decise ieri dal governo è però piuttosto difficile dirlo. Più facile prevedere un aumento dei conflitti e, dunque, delle ore di sciopero sul fronte dei rinnovi dei contratti pubblici e privati, soprattutto dopo le dichiarazioni del sottosegretario al Welfare, Maurizio Sacconi, che conferma la linea Maroni. Sacconi, che non teme un autunno caldo, ieri ha infatti ribadito al sindacato tre punti fermi per il governo: le rivendicazioni salariali dovranno essere contenute per evitare rincorse prezzi-salari, l'inflazione programmata non verrà rivista, i rinnovi dei contratti pubblici faranno riferimento all'accordo raggiunto in febbraio.


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