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Nuova Sardegna-Perduti per sempre orizzonti e speranza di un riscatto sociale

Natalino Piras Perduti per sempre orizzonti e speranza di un riscatto sociale Ciascu...

13/09/2003
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Nuova Sardegna

Natalino Piras
Perduti per sempre orizzonti e speranza di un riscatto sociale


Ciascuno di noi si porta dentro il primo giorno di scuola. Quasi sempre come memoria lieve o comunque sopportabile. Quelle che si dicono le care ombre. Figure di padri e di madri in attesa del suono della campanella d'entrata e d'uscita, magari sotto la pioggia ché a scuola, nel caseggiato, dovevano entrare solo gli addetti, pitzinnos, mastras e mastros. In ordinata fila.
Di tutto quell'ordine e di quel senso dell'attesa si è persa oggi la memoria fondante.
Sono rimaste molte differenze e la consapevolezza diffusa che la scuola non sia più capace di aprire orizzonti e organizzare speranza di riscatto sociale. Così ci sono state rivoluzioni, pure necessarie a contestare un ordine che aboliva autorevolezza per imporre autorità, ma anche alcuni ritorni di fiamma.
Dall'esempio della scuola di Barbiana, quando ancor prima del'68 gli alunni di don Milani scrivevano la famosa lettera alla professoressa, si è arrivati a una quasi totale perdita di credibilità degli insegnanti. Senza che siano loro i principali responsabili di questa perdita. Nessun ritorno al passato nella scuola, ma l'abolizione, a priori, di un futuro migliore.
Stando così le cose, il primo giorno di scuola dovrebbe allora celebrare solo memorie individuali, a volte sfumate, altre rivisitate in un nitido tratteggio.
Il fatto è che ad impedire qualsiasi forma di autocelebrazione nella memoria entrano ombre contemporanee. Forse è un bene: induce a riflettere. Oggi a prevalere nel primo giorno di scuola è un cumulo di contraddizioni. L'aggettivazione di 'care', per insistere sulle ombre, sta a significare più gli spropositati costi dell'apparatus e dell'apparenza, che un carico d'affetti e di interessi didattici.
"I care", proponeva, utilizzando l'inglese, don Milani ai suoi ragazzi di Barbiana, allora ultimi. "Mi interessa": la scuola come progetto. Vai a parlarne oggi di progettualità. Da diversi anni a questa parte, oltre il lusso e i lampi di flash, e qui entrano nuovamente in ballo in genitori, il primo giorno di scuola poco propone: oltre la spendita di buone parole e pie intenzioni.
Il primo giorno di scuola non è più né un traguardo né un inizio. Di queste due tappe gli mancano entusiasmo e programma. Sparare sull'impossibile riforma Moratti? Come non farlo? Si porta dentro, la riforma della ministra Moratti, l'insanabile contrasto tra promozione della scuola privata, in linea con attuali forme di governo, e affossamento di quella pubblica presentato però come toccasana di molti problemi irrisolti.
A una dimensione più che inconscia, è questo marasma, questo caos di indecisioni e ribellioni, poveri insegnanti contro insegnanti poveri, che introiettano i bambini nel primo giorno di scuola.
Faranno abitudine all'apparenza, nonostante nella povertà pubblica ci siano buoni maestre e maestri. Da sperare solo che nel primo giorno di scuola dell'anno inveniente questa abitudine al vuoto sia un poco venuta meno.


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