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Manifesto-La Cgil ripudia la guerra

La Cgil ripudia la guerra Il sindacato di Epifani vota all'unanimità un documento che impegna l'organizzazione in tutte le iniziative che possano bloccare la corsa bellica. La Cgil lancia un appell...

26/02/2003
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il manifesto

La Cgil ripudia la guerra
Il sindacato di Epifani vota all'unanimità un documento che impegna l'organizzazione in tutte le iniziative che possano bloccare la corsa bellica. La Cgil lancia un appello a tutti i sindacati e agli uomini di buona volontà a fermare l'Italia, se non si fermasse la mano di Bush
LORIS CAMPETTI
ROMA
L'imperativo è categorico: la guerra dev'essere evitata. A questo fine la Cgil ha deciso di proseguire e rafforzare l'impegno di tutta l'organizzazione a sostegno delle iniziative di pace. E' questo che chiedono i milioni di italiani che sabato 15 febbraio sono scesi in piazza. La conseguenza di una tale posizione, contraria "senza se e senza ma" al tentativo di sostituire la politica con le bombe, è altrettanto netta: "Di fronte al precipitare degli eventi", e cioè se contro l'opinione della grande maggioranza dell'umanità gli Stati uniti decidessero di andare avanti per la loro strada di morte, da soli o in compagnia di sherpa, il direttivo nazionale del sindacato guidato da Guglielmo Epifani "dà mandato alla segreteria... di predisporre tutti gli strumenti e le azioni sindacali a disposizione per sostenere la contrarietà alla guerra e segnare una ferma reazione di tutte le coscienze e le intelligenze". Il direttivo della Cgil non parla esplicitamente di sciopero generale in caso di guerra, per due ragioni molto semplici che nulla hanno a che vedere con tentennamenti e perplessità. Primo, la guerra non è scritta nell'ordine delle cose, dunque le iniziative di oggi devono essere finalizzate a scongiurarla. E' il caso della protesta dei lavoratori portuali di Livorno che si rifiutano di caricare di armi le navi da guerra americane, è il caso dei ferrovieri che pretendono di lavorare in sicurezza, e cioè senza carichi di morte e pericoli nei treni che guidano e in cui lavorano.

Secondo, contro la guerra è necessario cercare le alleanze più vaste, particolarmente in campo sindacale. Il direttivo della Cgil, dunque, ha deciso di iniziare "già da ora un confronto utile" con le altre organizzazioni. In parole semplici, perché dare per scontato che soltanto la Cgil sia intenzionata a mettere in campo le sue pacifiche armate contro la guerra, e non anche la Cisl e la Uil, e non anche le organizzazioni sindacali europee (la Ces, per esempio)? Ciò non vuol dire che lo sciopero generale non verrebbe indetto, se anche, sciaguratamente, la Cgil dovesse trovarsi da sola. Da sola rispetto alle altre sigle confederali, non certo in rapporto con l'opinione pubblica italiana.

Il documento approvato ieri all'unanimità dal direttivo della Cgil è un aiuto importantissimo al movimento che, in forme diverse e articolate, si batte per la pace. "Il terrorismo, che non ha mai ragione, va sconfitto e non esistono dubbi sul carattere dittatoriale del governo di Saddam. Ma la guerra - leggiamo nel testo - non è né strumento per risolvere le controversie internazionali né strumento efficace contro il terrorismo, come dimostra l'esperienza dell'Afghanistan. Il terrorismo al contrario va contrastato togliendo l'acqua che lo alimenta: l'ingiustizia e la disuguaglianza così acuta tra Nord e Sud del mondo". Non vengono risparmiate dure critiche al governo italiano che, "a dispetto del movimento crescente di opinione contro la guerra, consolida ogni giorno la subordinazione nei confronti delle scelte dell'amministrazione Bush e assume comportamenti e scelte, quali la messa a disposizione delle infrastrutture civili per il trasporto di materiale bellico, che anticipano anziché contrastare scenari di guerra". La Cgil, inoltre, mette a disposizione tutte le sue energie promuovendo "assemblee nei luoghi di lavoro, nelle scuole e in tutti i luoghi di aggregazione sociale e attraverso manifestazioni a livello decentrato. In questo senso impegniamo le nostre strutture a proporre a livello locale a tutti i soggetti che hanno costruito il 15 febbraio fiaccolate in tutte le città italiane il 5 marzo, in concomitanza con la giornata di digiuno promossa dalla Chiesa" cattolica "per la pace".

Sui 26 treni della morte la Cgil ha chiesto senza esito un incontro con il governo, dopo aver espresso tutta la sua contrarietà a una scelta "che mette a rischio la sicurezza dei cittadini, tenuti scientificamente all'oscuro. E' una scelta che chiede ai ferrovieri di trasportare armi, anziché merci o persone e mette a rischio la loro stessa sicurezza". Il sostegno alla protesta dei portuali si legge, oltre che nel testo votato dal direttivo, nella decisione del segretario generale Epifani di presenziare domani a un'assemblea indetta dai camalli di Livorno. Anche nella Ces continua l'impegno della Cgil, nel tentativo di convincere l'esecutivo del sindacato europeo a trasformare "le giornate di mobilitazione continentale a sostegno del modello sociale europeo in una mobilitazione contro la guerra, per la pace". E in ogni caso, "la manifestazione del 15 marzo a Milano per i diritti, aperta a chi ne condivide le ragioni, in questo quadro assumerà esplicitamente il carattere di una manifestazione per la pace e i diritti, sulla base di quel legame logico che appare in tutta evidenza".

La parola d'ordine del "movimento dei movimenti", contro la guerra e contro il liberismo, ha fatto molta strada. E la "contingente necessità", in nome della quale nel `99 la Cgil non si era opposta alla guerra "umanitaria" contro la Serbia, è un ricordo del passato. Il ricordo va mantenuto, la "contingente necessità", speriamo, sepolta.


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