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Manifesto-Il destino degli atenei

BICOCCA Il destino degli atenei A Milano una giornata di convegno della associazione Diamo voce all'università GIORGIO SALVINI "Non abbiamo a che fare con un ministro ma con un ufficio stampa":...

10/10/2005
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il manifesto

BICOCCA
Il destino degli atenei
A Milano una giornata di convegno della associazione Diamo voce all'università
GIORGIO SALVINI
"Non abbiamo a che fare con un ministro ma con un ufficio stampa": Guido Martinotti, ordinario di sociologia alla Bicocca, non ha nessuna intenzione di accettare la campagna mediatica di chi, anche all'interno dell'università, vuol far passare Letizia Moratti come un "angelo vendicatore" che finalmente punisce i baroni universitari. Per discutere dell'autentica situazione dell'università, nel pieno delle proteste contro lo statuto giuridico dei professori, già approvato con voto di fiducia al Senato, venerdì alla Bicocca di Milano si è svolto il convegno dell'associazione "Diamo voce all'università". Sotto questa sigla è riunito un cartello che si è formato nel novembre del 2004 impegnadosi per immaginare un futuro possibile. "Non si tratta di fare i signornò - spiegava Martinotti - ma di rivolgere critiche costruttive e soprattutto di elaborare proposte che vengano da chi l'università la vive dall'interno". La sponda politica è chiara - "siamo di parte" - e dunque il convegno milanese, più che rilanciare la protesta si è reso utile per cercare di comprendere cosa farà l'Unione se e quando andrà al governo.

L'aula era gremita quasi esclusivamente di professori, pochi studenti in fondo prendevano appunti. Era abbastanza evidente come la fase attuale sia ancora in corso di studio per delineare alcune linee guida generali. Non c'è da aspettarsi una vera controproposta immediata, per esempio, sul destino dei dottorati, dei ricercatori e dei tanti giovani che lavorano all'università, e neppure è pronto un diverso statuto dei professori. Sono però già sul tavolo alcuni punti fissi dai quali ripartire. Secondo i professori riuniti alla Bicocca, la riforma Berlinguer non è perfetta ma ha rappresentato un passo avanti alla cui applicazione si è lavorato in un modo che non va sprecato. Tutto sommato - si diceva al convegno - la Moratti non ha stravolto il sistema, né bisogna pensare di tornare indietro dal momento che non esiste un'età dell'oro dell'università italiana.

"Come si possono rimpiangere tempi in cui un professore entrava in aula con trecento studenti, parlava due ore, nessuno capiva niente, non c'era alcuna verifica didattica, e se ne andava tranquillo?". Anche i concorsi di Stato, già stati sperimentati, non funzionavano, inutile - dunque - ripercorre vecchi tragitti. Eppure del fatto che non tutto va bene si è dimostrato consapevole anche il rettore della Bicocca Marcello Fontanesi: "Bisogna essere critici anche con quei settori universitari che ci hanno impedito di essere degli interlocutori credibili". Dunque che fare? Si punta alla autonomia e alla responsabilizzazione degli atenei. "Bisogna distinguere gestione e finanziamenti da valutazione" - ha cercato di spiegare il parlamentare Ds Luciano Modica.

In sostanza il governo, oltre a finanziare le università, deve elaborare una legge nazionale "leggera", un quadro di orientamento strategico al cui interno gli atenei si autogestiscano. La valutazione va affidata a un'autorità indipendente che si faccia garante della qualità, una autorità i cui membri, pur provenendo dall'ambiente universitario, sospendano le loro cariche accademiche. Ogni ateneo deve cambiare le proprie forme di autogoverno, coniugando collegialità ed efficienza. Il rettore viene eletto, nomina un consiglio esecutivo che rende conto al senato accademico come fosse un "parlamento". In questo ambito il reclutamento è diretto e tutto il sistema, dalle borse di studio alla definizione delle cariche più alte, è basato sul merito.


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