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La Stampa-Sì al doppio binario

SÌ AL DOPPIO BINARIO 24/2/2003 CI sono diversi aspetti della riforma Moratti che non mi convincono: uno tra tutti, l'anticipo dell'età di accesso alla scuola dell'infanzia e a quella elementa...

24/02/2003
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La Stampa

SÌ AL DOPPIO BINARIO

24/2/2003

CI sono diversi aspetti della riforma Moratti che non mi convincono: uno tra tutti, l'anticipo dell'età di accesso alla scuola dell'infanzia e a quella elementare. Ma c'è un punto innovativo e qualificante: la nascita di un autonomo e distinto canale di istruzione e formazione professionale. A ben guardare, in una riforma che contiene punti di continuità con la legislazione precedente, questa diversa organizzazione del ciclo secondario è l'unica novità significativa. Sull'introduzione del doppio canale si sono concentrati gli strali dell'opposizione. Anche su questa rubrica, Chiara Saraceno ha affermato che questa scelta è la strada maestra perché la scuola certifichi e riproduca l'immobilismo sociale. Non è così. Una pluralità di percorsi formativi, analogamente all'esperienza tedesca, è invece una buona scelta. Oggi la scuola, non solo certifica l'immobilismo ma produce disuguaglianza e condanna all'ignoranza 500mila ragazzi tra i 15 e i 18 anni. Per loro non c'è né liceo né formazione professionale. Per di più l'innalzamento dell'obbligo scolastico a 15 anni, così come è stato realizzato, ha condotto su un binario morto più di 30 mila ragazzi ogni anno. E' singolare che da sinistra sia venuta un'opposizione ideologica a questa offerta formativa diversificata. Come fosse vero il principio che l'unico modello valido per apprendere sia quello liceale. Non è così, e chi come le Acli, attraverso l'Enaip, opera da anni nella formazione professionale, lo sa con certezza. Tanti ragazzi hanno trovato modo di apprendere e di realizzarsi grazie alla formazione professionale. Piuttosto il Governo andava inchiodato su altri punti: le risorse innanzitutto. Questa riforma richiede ingenti risorse. E per ora queste non ci sono. Dovremo aspettare le decisioni che le Commissioni Bilancio di Camera e Senato prenderanno quando il Governo presenterà i decreti di attuazione della legge. La pari dignità tra i due canali dipenderà, in primo luogo, dalla completezza del percorso della formazione professionale, che vada dalla qualifica al diploma professionale superiore. Un percorso integrale comprensivo del primo grado di istruzione universitaria. In secondo luogo, il passaggio da un canale all'altro non dovrà essere teorico ma realizzabile perché supportato da un'adeguata "passerella formativa". Infine la questione più delicata. Oggi la formazione professionale è, dopo la riforma del titolo V, materia di esclusiva competenza delle Regioni. Ma l'istruzione professionale è stata finora gestita dallo Stato. Come integrare l'istruzione professionale statale con la formazione professionale regionale? Questo il banco di prova più difficile. C' è da augurasi che prevalga uno spirito bipartisan, perché la scuola è un bene di tutti i cittadini. Presidente nazionale delle Acli

Luigi Bobba


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