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ds online-Inganni morattiani - di Walter Tocci

Qual è la differenza tra Berlusconi e la Moratti? Ce lo siamo chiesto da tempo e solo adesso è diventato chiaro. Il Cavaliere è un uomo spontaneo, quando dice una bugia si vede; gli italiani hanno ...

18/10/2005
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Qual è la differenza tra Berlusconi e la Moratti? Ce lo siamo chiesto da tempo e solo adesso è diventato chiaro. Il Cavaliere è un uomo spontaneo, quando dice una bugia si vede; gli italiani hanno imparato a conoscerlo e soprattutto basta controllare il portafoglio per constatare la falsità delle promesse. La Moratti invece racconta balle senza farsi vedere: è capace di sostenere con garbo, con sobrietà e perfino con candore che gli elefanti volano e magari è in grado di sciorinare anche qualcuno dei suoi numeri per dare la velocità di decollo.
Sulla legge per la docenza universitaria ha superato se stessa inanellando una serie cospicua di panzane che pure sono state date per buone da famosi editorialisti e da riviste patinate.
Meritocrazia Dice che la legge premia il merito, eppure nel testo si trova il principio di anzianità nei concorsi. Non solo, questi si svolgono riservando posti a diverse categorie elencate puntualmente, con attenzione anche a microinteressi di poche decine di persone. Inoltre si può diventare professore senza concorso, basta la nomina da parte di un'impresa che finanzia l'università. Tutto ciò che c'entra con il merito? Le proteste di questi giorni, secondo il ministro, deriverebbero da interessi corporativi. In piazza ci sono giovani studiosi che lavorano con merito, per poche centinaia di euro al mese, senza alcuna prospettiva per il futuro. Gli interessi veri delle corporazioni universitarie non manifestano, sono silenziosi e ben contenti delle norme contenute nel provvedimento.
Giovani Largo ai giovani ha promesso il ministro. La via crucis prevista dalla legge è la seguente: dopo il dottorato, in media conseguito a trent'anni, c'è l'assegno di ricerca, poi l'affidamento di didattica anche non retribuito (torna il vecchio assistente volontario), il contratto di professore per sei anni, il concorso per ricercatore e infine si va in cattedra, forse con i capelli bianchi, verso i cinquant'anni, cioè l'attuale età media. Sfido chiunque a definire tutto ciò una riforma. È semplicemente la santificazione per legge della situazione attuale: circa 30 mila persone, lo stesso numero dei professori di ruolo, già insegnano con affidamenti aleatori. Per i giovani in queste condizioni rimangono solo due scelte possibili, andare all'estero o cambiare mestiere.
Ricercatori E' il punto più dibattuto in due anni di gestazione della legge. Si sono confrontate due tesi: la nostra prevedeva, all'interno di un ripensamento organico della carriera del professore, il riconoscimento della terza fascia docente ai ricercatori che insegnano davvero. Il ministro, invece, di tale figura vuole la soppressione, che però scatterà nel 2013, cioè fra due legislature, un tempo parlamentare sufficiente a cambiare, come si è visto, la legge elettorale, figuriamoci una simile normetta. Quindi la verità è che si sono sprecati due anni di discussione. L'unico risultato raggiunto dal ministro è quello di aver mortificato 20 mila ricercatori, dicendo loro che sono inutili, e questo nell'unico Paese che ha diminuito il numero di addetti di ricerca pur avendone la metà della media europea. Alla fine si è accorta di averla fatta grossa ed è corsa ai ripari cercando di risollevarne il morale regalando il pennacchio di professore aggregato. E' un titolo che non cambia nulla, anzi si accompagna ad una diminuzione dei diritti con l'abrogazione della legge del 1990. Il berlusconismo offre in questo modo i propri subvalori, pensando che i ricercatori potessero gioire scrivendo la parola professore sul biglietto da visita. Ora, nella versione finale, questo titolo è diventato addirittura intermittente e vale solo nel semestre in cui si svolge l'insegnamento. Ci sarà qualche azzeccagarbugli che si domanderà perfino se il professore aggregato può tirare fuori il biglietto da visita la domenica, quando riposa.
Concorso nazionale Molti ancora credono che la legge preveda il concorso nazionale, ma non vi è traccia nel testo. C'è una cosa molto diversa, l'idoneità nazionale per il doppio dei posti disponibili. Sarà poi di nuovo il concorso locale ad effettuare il confronto comparativo tra i candidati e a decidere la nomina del professore. Secondo il ministro questo metodo impedirà il nepotismo dei concorsi, ma non si riesce a comprendere la differenza con la vecchia norma. Infatti, il rapporto tra idonei e vincitori era sempre due a uno, solo che le cordate universitarie dovevano ingegnarsi a comporre un puzzle di tanti concorsi locali fino a far combaciare i risultati secondo le decisioni già assunte. Ora si troveranno il compito facilitato perché potranno pianificare la ripartizione tra idonei e vincitori più semplicemente dal livello ministeriale. Non solo, il concorso per ricercatore continua ad essere svolto a livello locale, determinando quindi una figura che prenota il posto da professore, in quanto costa molto meno del candidato che viene dall'esterno, con buona pace del superamento del localismo. Infine, siamo al paradosso: l'approvazione della legge produrrà come effetto immediato il blocco dei concorsi per i professori, mentre si potranno continuare a bandire concorsi per ricercatori a tempo indeterminato, cioè la figura che si voleva eliminare. Il combinato di queste norme spinge a chiamare l'ambulanza perché il Legislatore non si sente tanto bene!
Valutazione Una mattina i deputati di maggioranza dormirono di più e arrivarono in ritardo alla riunione della commissione parlamentare; il centrosinistra riuscì a far approvare il suo emendamento che istituiva un'Authorithy per la valutazione del sistema universitario, indipendente sia dal governo sia dagli Antenei. Il ministro che parla sempre di valutazione doveva essere contenta di questo passo avanti e invece con il voto di fiducia ha cancellato l'articolo in questione. La motivazione è furbesca: quella norma è stata inserita nella legge finanziaria. Ora però è stata cancellata dalla commissione bilancio del Senato per incompetenza di materia. Quindi, la Moratti ha una bella occasione per dimostrare la sua buona fede reinserendo l'articolo sulla valutazione nel testo sulla docenza. Se lo farà, saremo pronti a riconoscere il nostro eccesso di malizia nel pensare che fosse un trucco. Se non lo farà allora sarà chiaro a tutti che parla di valutazione, ma in realtà non la vuole perché sarebbe più difficile con una vera Authorithy istituire le nuove scandalose università in giro per l'Italia: a Reggio Calabria a favore di un certo Ranieli, amico di Berlusconi, a Lucca in onore di Marcello Pera, a favore di Tremonti che finalmente, con la trasformazione della vecchia scuola tributaria in ateneo, raggiunge il sogno della sua vita nominando per decreto il rettore.

Dall'insieme di questi inganni si evince che siamo di fronte all'ennesimo "tutto cambia perché nulla cambi". Mentre altri paesi affrontano grandi riforme dei sistemi universitari, da noi ci propongono norme vecchie e mistificanti. Rimanere fermi di fronte ad un mondo in movimento significa arretrare bruscamente.
Non è esatto dire che siamo contro la riforma Moratti. No, noi siamo contro la Moratti perché non ha fatto la riforma dell'università, pur avendo il tempo e i numeri parlamentari, come mai hanno avuto i suoi predecessori. Sono passati cinque anni senza alcun provvedimento organico, solo tagli e passi indietro nell'autonomia. Ci sono nel disegno di legge tante cose dannose e non sarà difficile eliminarle se vinceremo le elezioni. Ma le cose più dannose sono quelle che non ci sono. Aver fatto passare tanto tempo senza adeguare l'università italiana alle nuove domande della società italiana, a quel 20% di studenti in più che l'hanno scelta, alle dinamiche della competizione internazionale, ecco dov'è il guasto di questi anni. Sarà molto più difficile recuperare il tempo perso che cancellare le norme sbagliate.

In questi giorni ha cominciato a funzionare il tavolo dell'Unione a scrivere il programma di governo. I capitoli sono già chiari: premiare il merito tramite le valutazione, riaprire ai giovani le porte dell'università, finanziare la libera ricerca, rilanciare l'autonomia degli Atenei. Le proposte concrete seguiranno e vi terremo informati. Ascolteremo le vostre osservazioni e proposte e ne faremo tesoro. Gli elettori sono la grande forza del centrosinistra. Domenica lo hanno capito in tanti.


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