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ValoreScuola-Idee per la scuola di tutti

Editoriale Idee per la scuola di tutti Enrico Panini Chiudiamo con questo numero della rivista un anno importante ed impegnativo che non abbiamo mancato di seguire anche con i tanti e preziosi co...

04/01/2005
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Editoriale
Idee per la scuola di tutti
Enrico Panini

Chiudiamo con questo numero della rivista un anno importante ed impegnativo che non abbiamo mancato di seguire anche con i tanti e preziosi contributi che abbiamo ospitato in queste pagine. L'anno che ci attende non sarà meno impegnativo perché dovremo fare i conti di nuovo con l'attuazione della legge Moratti, rispetto alla quale il Ministro continuerà a cercare conferme e spazi, e con importanti scadenze quali i rinnovi contrattuali ora pesantemente messi in discussione dalle scelte del Governo sancite nella Finanziaria. Se quelli che abbiamo alle spalle possiamo definirli gli anni della resistenza, dell'opposizione ad una serie di provvedimenti e di scelte del Governo Berlusconi-Moratti per quelli che ci aspettano, fino alla verifica elettorale del 2006, cambia, almeno per noi, il riferimento.

Gli anni del programma

Per noi saranno gli anni del programma politico su istruzione, formazione, università e ricerca. Insomma, sul mondo della conoscenza. Maggiore attenzione al progetto non significa - sia chiaro - venire meno all'impegno contro una potente privatizzazione di scuola, università e ricerca. In realtà la forza del Governo, nonostante i tanti risultati ottenuti dalla grande mobilitazione di questi anni, è ancora molto consistente ed il Ministro tenterà in tutti i modi di attuare la sua Legge. Pertanto, non ci sono dubbi che la nostra iniziativa di mobilitazione debba proseguire. Così come deve proseguire il nostro impegno ad aiutare le scuole autonome, nel loro agire quotidiano, a difendere e presidiare uno spazio di qualità.
E' necessario però fare un passo avanti e cominciare a parlare e a costruire un programma in grado di valorizzare la conoscenza come leva fondamentale per lo sviluppo. L'impegno politico per ostacolare l'azione del Governo non deve inaridire la discussione. Avvertiamo fortemente il rischio che si possa insinuare un po' di tatticismo, in base al quale la legge 53 con un po' di ritocchi può essere tranquillamente assumibile; o il rischio che si diffonda una spinta di conservazione per cui ciò che abbiamo va bene e non deve essere modificato in profondità.
Noi pensiamo, invece, che la strada sia coniugare una forte e netta opposizione di merito alla legge Moratti con una discussione larga ed impegnativa sul programma da mettere in campo. Un programma è un insieme di valori e di scelte che si ritengono prioritarie e sulle quali si chiede un pronunciamento. Per quanto ci riguarda abbiamo lanciato la nostra proposta il 19 ottobre in un'iniziativa conclusa dal nostro segretario generale Guglielmo Epifani ed abbiamo intenzione di portare avanti questo impegno arrivando, a marzo, alla Conferenza di Programma.

Mettiamo in moto le idee di tanti

Vorremmo non essere i soli a mettere in campo questo impegno perché c'è bisogno di aria nuova nelle forze progressiste. Infatti, non si tratta solo di riparare i danni che questo Governo ha prodotto. E già questo non sarà opera da poco. Quanto di leggere attentamente la situazione, intuire le tendenze e gli elementi di novità su cui costruire percorsi di lungo periodo. In particolare, io ritengo indispensabile che si lavori per un innalzamento generalizzato dei livelli di istruzione del Paese. La comunicazione tramite internet che diventerà via via sempre più pervasiva; l'alto contenuto di conoscenza necessario per la produzione e l'utilizzo delle merci; lo sviluppo economico e sociale turbinoso determineranno grandi potenzialità assieme a forti rischi, in primis l'aumento su vasta scala dell'area di coloro che sono esclusi dal governo del loro progetto di vita. La "ricetta" da realizzare non può che andare nella direzione di offrire più scuola e più università per tutti come un investimento strategicamente vitale per innalzare gli standard del nostro Paese: mi riferisco all'aumento dell'obbligo scolastico (cioè della responsabilità della Repubblica verso i giovani) a 18 anni, intesi come il termine degli studi secondari. Le indagini internazionali ci dimostrano che i ragazzi italiani sono quelli che hanno la minore aspettativa di studio davanti a loro e che nell'età compresa fra i 15 ed i 18 anni si registra il maggiore scostamento rispetto ai parametri europei. Da lì traggono origine i problemi strutturali che affliggono il nostro Paese all'interno e nel confronto con gli altri. Il Governo Berlusconi ha risolto il problema riducendo l'obbligo e separando rigidamente la scuola secondaria. Noi proponiamo una strategia che miri al successo formativo. Ma bisogna parlarne e parlarne bene. Un altro aspetto riguarda gli adulti. Questione rilevantissima, sia in riferimento all'attuale basso indice di laureati, sia all'alto numero di analfabeti di ritorno che si registrano fra i 25 ed i 65 anni d'età. Un Paese con questi dati non va da nessuna parte, soprattutto non è in grado di stare in Europa portando un contributo di qualità. I costi sociali, i ritardi, la dipendenza dall'estero aumenteranno inevitabilmente.
Per questa ragione l'insieme di questioni, che ho genericamente riferito agli adulti pur consapevole delle differenze che esistono, deve essere affrontato con molta determinazione dentro ad una proposta programmatica. C'è in noi una convinzione: internet ed il web potranno portare ad una situazione nella quale fra non molti anni il peso di luoghi formali di istruzione potrà essere radicalmente ridimensionato. Per evitare queste solitudini diffuse ma anche per evitare che il sapere diventi uno strumento di selezione sociale occorre investire radicalmente sui luoghi collettivi di studio (scuole ed università) e sulla centralità dell'intervento statale, perché dopo una qualche fascinazione di troppo verso il privato ritorna la certezza che le scelte strategiche di fondo sono perseguibili esclusivamente tramite un nuovo intervento pubblico.
Questioni, come si vede, molto complesse e per molti aspetti nuove.
La Cgil, La Federazione Lavoratori della Conoscenza Cgil hanno voluto avviare una discussione, convinti che ognuno debba prendersi le proprie responsabilità, comprese le forze politiche alle quali presenteremo le nostre proposte programmatiche chiedendo loro di mettere le questioni relative alla conoscenza al centro delle scelte per un programma di Governo che intende guardare al futuro.


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