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Università, sbloccate le assunzioni di prof: ma solo per gli atenei virtuosi

Potranno andare oltre il normale turn over Bergamo, i Politecnici di Milano, Torino e Bari, la Bicocca e la Statale di Milano, Varese Insubria, Catanzaro, Parthenope di Napoli, Chieti Pescara, Urbino, Torino, Piemonte Orientale, Verona, Venezia Ca' Foscari

30/12/2018
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Corriere della sera

Valentina Santarpia

Tornano a crescere le assunzioni nelle Università. Gli Atenei, in particolare quelli virtuosi, potranno andare ben oltre il normale turn over grazie alle misure previste dal decreto sui punti organico per il 2018, firmato oggi dal ministro dell'Istruzione Marco Bussetti, e grazie alle nuove norme contenute nella legge di bilancio che sta per essere approvata. «Siamo davanti ad una svolta fortemente voluta e sostenuta dal governo: dopo molti anni si inverte la rotta. Le assunzioni torneranno a crescere e non ci si limiterà al solo ripristino del turn over», dichiara Bussetti. «Consentire nuove assunzioni è importante per garantire la qualità dell'offerta formativa delle nostre Università: abbiamo un rapporto docenti/studenti che è inferiore a quello di molti atenei stranieri, bisogna cambiare. Questo è solo l'inizio di un percorso di cambiamenti positivi che vogliamo portare avanti». Con il decreto, che mette a disposizione complessivamente 2.038 punti organico, le università virtuose (quelle con una spesa di personale inferiore all'80% e un indicatore di sostenibilità economico-finanziaria superiore a 1) potranno superare il tetto massimo del 110% delle proprie cessazioni nell'attribuzione dei punti organico.

Come funzionerà

In particolare il meccanismo previsto dal provvedimento è il seguente: dopo aver assicurato a tutti gli atenei il 50% delle proprie cessazioni, il restante 50% di sistema è stato ripartito esclusivamente in proporzione al livello di virtuosità dei bilanci. Dunque già da quest'anno le Università con i bilanci più sani potranno incrementare in misura maggiore i propri Punti Organico. Tra gli Atenei che trarranno maggiore beneficio da questa novità (ovvero più del 110% delle cessazioni del 2017) ci sono Bergamo (310%), Politecnico di Milano (237%), Milano Bicocca (186%), Varese Insubria (143%), Milano Statale (121%), Catanzaro (191%), Parthenope di Napoli (137%), Chieti Pescara (194%), Urbino (195%), Politecnico di Torino (138%), Torino (117%), Politecnico di Bari (129%), Piemonte Orientale (129%), Verona (132%), Venezia Ca' Foscari (127%). A quanto previsto dal decreto punti organico si aggiunge, per l'anno 2019, quanto stabilito nella legge di bilancio che recepisce una precisa proposta del Miur: si incrementano le ordinarie facoltà assunzionali del sistema (100% del turn over) con ulteriori 220 punti organico nel 2019. E altri 220 nel 2020.

I risvolti negativi

Dopo più di dieci anni di vincoli e limiti, finalmente si supera il muro del turn over e l'università torna a crescere, dunque. Questi punti si aggiungeranno al piano straordinario per l'assunzione di circa 1.500 ricercatori tipo b previsto in manovra. I complessivi 440 punti organico saranno riservati alle Università con un indicatore di spesa di personale inferiore al 75% e un indicatore di sostenibilità economico-finanziaria superiore a 1,1. Si tratta quindi di un intervento aggiuntivo rispetto all'ordinario turn over nazionale. Ma è una buona notizia per le università? «Da un punto di vista pratico sì- spiega il prof. Giuseppe i De Nicolao, di Roars - Perché interrompe la cura dimagrante sul fronte delle assunzioni dei docenti iniziata molti anni fa con i clamorosi tagli di Gelmini e Tremonti. Però l'aspetto negativo è che solo le università con più soldi potranno approfittarne: e questo finirà per penalizzare tendenzialmente gli atenei del Sud, che non possono alzare le tasse per i livelli minori di reddito».

Il blocco delle assunzioni

Intanto negli atenei c'è parecchio malcontento per il blocco delle assunzioni nel pubblico impiego, che coinvolge anche i docenti universitari fino al 15 dicembre 2019: un blocco che però ha più un impatto simbolico che pratico, come spiega Carlo Ferraro, del Movimento per la dignità della docenza universitaria. Grazie alla riformulazione dell'emendamento, la norma «si applica con riferimento al 1° dicembre 2019 relativamente alle ordinarie facoltà assunzionali dello stesso anno». Quindi significa che il blocco dei concorsi si riferisce alle assunzioni future, derivanti dal turn over di quest'anno, 2018, che saranno assegnati nel 2019. «Si perderebbe solo 1 mese di anzianità e di mancato incremento di stipendio. Il danno è così modesto da far tirare ai più, giustamente, un respiro di sollievo per aver evitato il peggio», spiega Ferraro. Inoltre il viceministro Lorenzo Fioramonti su Facebook ha chiarito che «riguardo al blocco delle assunzioni nella PA, deve essere chiaro come ne siano esplicitamente esclusi gli RTD-B che divengono professori associati ed i concorsi in atto (oltre a tutti 4 i reclutamenti a tempo determinato in generale e quelli a tempo indeterminato che siano fatti su punti organico precedenti al 2019). Per le altre categorie, considerando i normali tempi delle procedure, si tratterà di un ritardo di pochi mesi rispetto alla normalità». Quindi, conclude Ferraro, «per noi il blocco delle assunzioni è per ora un capitolo chiuso positivamente rispetto al disastro iniziale».


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