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Università, Calenda al vetriolo: «Classifica dell’Anvur assurda»

Il blog Roars segnala una disfunzione nel bando Industria 4.0: tagliati fuori Politecnico di Milano e Torino. E il ministro dello Sviluppo Economico risponde: «Notizia falsa. Non ci atterremo a quella roba assurda che è la classifica dell'Agenzia di valutazione»

24/02/2018
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Corriere della sera

Carlo Calenda ci ha preso gusto. Dopo aver bollato come «gentaglia» i suoi interlocutori di Embraco indifferenti alle sorti di 500 lavoratori destinati al licenziamento, il ministro dello Sviluppo torna a sparare ad alzo zero, ma questa volta si tratta di fuoco amico visto che il bersaglio è l’agenzia governativa di valutazione dell’università. A fargli saltare la mosca al naso è stato un documentato articolo pubblicato dal blog Roars che se la prendeva con il bando Industria 4.0 promosso dal Mise per finanziare partenariati fra aziende e centri di ricerca allo scopo di promuovere progetti innovativi in ambito industriale. In palio 20 milioni per il 2017 ed altrettanti per il 2018. Peccato che per poter partecipare i dipartimenti interessati debbano rientrare nel primo quartile (come si dice in gergo) della contestatissima classifica sulla qualità della ricerca stilata l’anno scorso dall’Anvur stesso, la cosiddetta Vqr. Come più volte segnalato anche dal Corriere, il sistema di pesatura delle università è stato concepito in modo tale da dar luogo a risultati a dir poco bislacchi: per esempio impalmando i fisici dell’università privata Kore di Enna come i migliori d’Italia, con buona pace dei colleghi della Normale di Pisa e dei loro ottimi posizionamenti nelle principali classifiche internazionali.

«Quella roba assurda della classifica Anvur»

La stessa cosa è successa anche per gli ambiti di ricerca interessati dal bando di Calenda, primo fra tutti Ingegneria industriale e dell’informazione: in base alla classifica dell’Anvur - segnala Roars - sarebbero tagliate fuori eccellenze assolute come il Politecnico di Milano e di Torino. Come pure Bologna, il Politecnico di Bari e l’Università politecnica delle Marche. Va anche peggio alla Sapienza, a Pisa, Genova e alla Federico II di Napoli, che stando alla Vqr risulterebbero al di sotto dei requisiti scientifici minimi per partecipare alla gara in tutte le aree. Chiamato in causa dagli occhiuti ricercatori di Roars, il ministro non ha tardato a rispondere con un tweet al vetriolo. Dice Calenda, infatti, che «la notizia è falsa in quanto deriverebbe da una lettura superficiale del bando e di quella roba assurda che è la classifica Anvur» (sic). Quindi, niente paura: i supposti grandi esclusi «sono pienamente legittimati a partecipare».

Interpretazioni letterali e metaforiche

Più che di una lettura superficiale, però, sembrerebbe trattarsi di una interpretazione alla lettera visto che all’articolo 5 del decreto direttoriale del 29 gennaio, quello in cui sono specificate le condizioni per partecipare al bando, è scritto proprio che è necessario «aver partecipato all’ultimo esercizio di Valutazione della qualità della ricerca (VQR) eseguito dall’ Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR), fino a conclusione della procedura e con esito positivo, per tutte le strutture di ricerca appartenenti all’istituzione, posizionandosi nelle aree di interesse per le attività previste, nel primo quartile della distribuzione nazionale (atenei)».

A cosa serve stilare classifiche inservibili?

Ma quello che più sorprende è la stroncatura fatta dal ministro di una classifica che è stata stilata da un’agenzia che risponde al governo. Il giudizio è talmente senza appello («classifica assurda») che Calenda si trova costretto a suggerire di dare un’interpretazione per così dire metaforica del bando che, nel dire di tener conto della classifica Vqr, in realtà intenderebbe che va presa con le molle. Del resto era stato lo stesso ex presidente dell’Anvur Andrea Graziosi a dire qualche mese fa che quella classifica «non deve essere impiegata in nessuna circostanza per rappresentare la reale posizione di un Ateneo». La domanda a questo punto è una sola: ma che la facciamo a fare una classifica se non serve a dare un ordine di precedenza? E prima ancora, ma che classifica è mai questa dove chi arriva primo non è il più bravo e viceversa?


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