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Unità-Uomini-macchine senza diritti

Uomini-macchine senza diritti MARCO RIZZO Vogliono infrangere il sogno europeo di un Paese che si appresta a diventare entità politica oltre che unione economica, vogliono calpestare ...

14/01/2005
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l'Unità

Uomini-macchine senza diritti

MARCO RIZZO

Vogliono infrangere il sogno europeo di un Paese che si appresta a diventare entità politica oltre che unione economica, vogliono calpestare la sola via percorribile nella difficile fase attuale per porre un freno all'unipolarismo mondiale funzionale agli Usa e alla loro politica neocoloniale, che ha generato la guerra asimmetrica e fomentato il terrorismo internazionale. Ma la corda si sta per spezzare e l'alba di una nuova guerra fredda potrebbe già essere alle porte. E nello scacchiere qui descritto, l'Europa come reagisce, che ruolo si ritaglia? Getta la spugna e si assoggetta ad un servilismo di maniera. Non scommette su se stessa; la nave sarebbe dotata di grandi potenzialità, ma non è provvista del giusto timoniere: corre il rischio di naufragare fra i marosi. La Commissione Barroso è infatti del tutto inadeguata a traghettare l'Europa verso acque chete e verso orizzonti progettuali propositivi che fungano da modello alternativo rispetto a quello neocoloniale adottato dall'amministrazione statunitense. Le soluzioni che prospetta in diversi campi vanno tutte nella direzione opposta rispetto a quel progetto di Europa della pace, della solidarietà, dei diritti che le forze democratiche, progressiste e di sinistra ambirebbero costruire. È un problema che attanaglia tutti i settori, nel mirino ci sono sempre i diritti dei più deboli che vengono ogni giorno picconati. La politica del gambero procede a gran rapidità e i primi contraccolpi già si fanno sentire, con le delocalizzazioni selvagge che penalizzano gli indotti nei territori che le subiscono. E l'Europa sta a guardare.
Dopo la Direttiva Bolkenstein relativa ai servizi - che qualcuno cercava di fare passare sotto silenzio, e che era di fatto finalizzata al raggiungimento dei massimi profitti a scapito delle garanzie dei lavoratori, non a caso mai nominati nel testo ­ è la volta del libro verde di Frattini sull'immigrazione. Il grande assente è l'immigrato. Si possono fare dei paralleli, il cittadino per la Bolkenstein è consumatore e mai lavoratore, per il libro verde di Frattini l'immigrato è "macchina". Non si parla mai di lui in termini di individuo e questo genera preoccupazione. Al di là del solito e stereotipato accenno all'immigrazione in rapporto stretto alla criminalità, è sconcertante che la Commissione pretenda di occuparsi di immigrazione proprio alla stregua di gestione e smistamento merci, così come è del tutto inaccettabile trattare un fenomeno complesso ed epocale come quello migratorio in termini di "entrate-uscite", "profitti-spese-ricavi". A Strasburgo il Commissario Frattini, proponendo l'eventualità che titolari dei permessi di soggiorno possano essere i datori di lavoro e non gli immigrati, ha di fatto sancito la liceità di una nuova e sottile forma di servitù per cui un individuo, o meglio una impresa, tiene in pugno un altro individuo. Sarebbe un'onta imperdonabile che l'Europa deve ripudiare: sarebbe immorale avvallare una macelleria sociale e razziale funzionale ai profitti. Perché non si parla di case, di servizi, di infrastrutture? Forse l'Europa crede che gli immigrati debbano essere uomini-macchina, uomini-merce che non hanno diritto a ricevere garanzie e tutele come i cittadini dell'Unione? Se le braccia servono si tengono, quando non servono più si rispediscono al mittente, fino alla chiamata successiva. Soffia un vento pesante, di destra, anzi, neocoloniale, che tenteremo di contrastare in ogni modo, in Italia e in Europa.

L'autore è Presidente
della Delegazione dei Comunisti
italiani al Parlamento europeo


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