Unità-Protesta dei ricercatori: dal ministero solo promesse
Protesta dei ricercatori: dal ministero solo promesse università ROMA Hanno gettato in un secchio i loro strumenti di lavoro, dopo che, circa un mese fa, avevano stracciato i loro titoli di s...
Protesta dei ricercatori: dal ministero solo promesse
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ROMA Hanno gettato in un secchio i loro strumenti di lavoro, dopo che, circa un mese fa, avevano stracciato i loro titoli di studio. I ricercatori senza presa di servizio e i professori idonei hanno manifestato ieri davanti al ministero del Tesoro, per chiedere la concessione immediata delle deroghe al blocco delle assunzioni, come previsto nella finanziaria 2004. In Italia, sono più di 900 i ricercatori vincitori di concorso e più di 4.000 i professori idonei associati e ordinari che attendono la legittima assunzione. Dopo anni di precariato, hanno vinto un concorso, ma da allora, a causa del blocco delle assunzioni, svolgono la loro attività senza percepire alcun stipendio. "Vogliamo le assunzioni in deroga - afferma Cinzia Faraco, del Coordinamento nazionale ricercatori senza presa di servizio (Conri-sps) - come promesso in gennaio, finanziamenti adeguati per università ed enti di ricerca pubblici e la rimozione del blocco delle assunzioni". Assieme ai ricercatori, sono in piazza anche i sindacati confederali. "Finora non c'è stato alcun segnale di voler mantenere le promesse fatte - rileva Gianna Scioni, della Flc-Cgil -, il numero di queste persone sta aumentando perchè giustamente i concorsi non sono stati bloccati, ma quali sono le prospettive lo chiediamo al governo. Si va infatti incontro a ulteriori tagli con il Dpef, anche per i fondi da utilizzare per le deroghe. Non abbiamo chiaro se in futuro si pensa di aumentare i fondi". "Esprimiamo la piena solidarietà ai ricercatori sps e ai docenti idonei" afferma Flaminia Saccà, responsabile Università della Direzione nazionale dei Ds. "È uno scandalo - prosegue - che si pensi di tagliare le tasse e non si pensi ad assumere immediatamente quei ricercatori. L'Italia ha bisogno di più personale di giovani negli atenei e nelle strutture di ricerca. Così si declassa non solo l'Università ma anche il Paese".