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Unità: La scuola, vittima prediletta del Governo per fare cassa

Solo i tagli sul personale ammontano a quasi 8 miliardi di euro, pari a 130mila posti di lavoro Ma la lista è lunga e articolata: offerta formativa, cancelleria, edilizia scolastica, crediti inevasi

09/10/2010
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l'Unità

Luigina Venturelli

Ci sono i tagli al personale, quelli all’ampliamento dell’offerta formativa, quelli per il funzionamento ordinario amministrativo. Poi ci sono i crediti che gli istituti vantano nei confronti del Ministero ma che vengono pagati con anni di ritardo, i fondi per l’edilizia scolastica che non si trovano mai, e le risorse che stanziavano gli enti locali prima di essere strozzati dalla manovra d’estate di Tremonti. Impossibile fare una somma esaustiva dei tagli che questo governo ha inflitto e continua ad infliggere alle scuole italiane: il salasso arriva da più parti e spesso sotto mentite spoglie.

LA RIDUZIONE DEL PERSONALE Un dato acclarato è quello relativo al piano triennale di riduzione del personale che ha preso avvio nel 2009: quasi 8 miliardi di euro in meno, equivalenti ad oltre 130 mila posti di lavoro in corso di cancellazione, 87mila docenti e 45mila ausiliari. «Ma i tagli effettivi sono superiori» sottolineano Gianna Fracassi e Annamaria Santoro dell’Flc Cgil, «perchè il conto finale non considera la soppressione quasi totale dei corsi serali per adulti». Sono infatti sparite quasi del tutto le classi riservate agli studenti lavoratori, quelle allestite negli istituti penitenziari, quelle per persone in età matura: un’utenza debole che non ha avuto modo di alzare la voce e di venir considerata nell’elenco dei danneggiati dalla Gelmini. I numeri sono comunque previsionali, quelli reali potrebbero presto rivelarsi peggiori: la perdita dei posti di lavoro, infatti, considera il licenziamento di 17mila precari all’anno, ma la cifra è destinata a salire man mano che docenti e ausiliari a fine carriera decideranno di ritardare la pensione per non rimetterci in termini economici.

LA VTTIMA PRESCELTA Quando c’è da recuperare risorse per aggiustare i conti pubblici, la scuola si rivela spesso la vittima prescelta: certo la manovra di luglio ha bloccato i rinnovi contrattuali per tutti i pubblici dipendenti, ma il grosso del risparmio è arrivato dal blocco delle anzianità tra il personale scolastico.E non stupisce il risparmio di 73 milioni di euro attuato sul funzionamento ordinario amministrativo, ovvero sulle spese per la carta, i toner e la cancelleria in generale: lo sanno bene le famiglie degli studenti, a cui gli insegnanti chiedono di farsi carico delle fotocopie necessarie all’attività didattica. Ancor apiù odioso il salasso ai fondi per la legge 440sull’offerta formativa, vale a dire corsi aggiuntivi e sperimentali, sostegno all’innovazione, scuola digitale, integrazione degli alunni in situazione di handicap. Quelli per il 2010 ammontano a 129 milioni di euro, 10,5 milioni in meno rispetto al 2009 e la metà dei 260 milioni che erano disponibili dieci anni fa. Ma la lista non è ancora finita: ci sono i 350 milioni di euro stanziati per l’edilizia scolastica che invece, secondo le stime della Protezione civile, ne richiederebbe 13 miliardi. I crediti per 1,6 miliardi che le scuole vantano nei confronti del Miur e che hanno convinto la Cgil scuola e le associazioni dei genitori a presentare una class action nei confronti del Ministero. E i tagli per ora non quantificabili che gli enti locali saranno costretti a fare sui servizi scolastici dopo la stretta finanziaria della scorsa estate. «Si tratta di tagli orizzontali che non eliminano gli sprechi per reinvestire in qualità,mache impoveriscono il sistema dell’istruzione con una operazione di bilancio» spiega il segretario generale della Flc, Domenico Pantaleo. «Eppure l’Italia spende già molto meno degli altri paesi Ocse nella scuola e nell’università: solo il 4,5% della spesa pubblica a fronte di una media europea del 5,7%».v


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