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Unità: «Il nuovo governo dichiari guerra alla precarietà nella scuola»

Nel settore della conoscenza la precarietà è l'emergenza n. 1

11/05/2006
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l'Unità

Nel settore della conoscenza la precarietà è l’emergenza n.1. La piaga da debellare. L’obiettivo che il prossimo governo Prodi deve fare proprio. Lo ha chiesto ieri il segretario generale della FLC Cgil, Enrico Panini a margine del convegno su «Lavoro precario nel mondo della conoscenza» tenutosi a Napoli che si concluderà oggi. Il sindacalista invoca «un netto cambio di rotta» rispetto alle scelte del governo di centrodestra. Perché «malgrado i fantasmagorici piani di stabilizzazione del personale annunciati, negli ultimi cinque anni - denuncia - è cresciuto a dismisura il numero dei pecari nel mondo della conoscenza, fra scuola, università e ricerca». Cita i numeri. «Si superano decisamente i 300-350 mila precari - afferma - . Sono collaboratori, assegnisti, borsisti, esternalizzati ed altre tipologie ancora che indicano sempre rapporti di lavoro senza alcun diritto». La precarietà, spiega il sindacalista, riguarda sia le persone che le istituzioni. «Per le persone non si consente nessun progetto di vita, dai supplenti che sono tali da sedici anni, dall'insegnamento nella scuola privata dove in alcuni casi si paga per lavorare, fino al giovane ricercatore che ha una borsa di ricerca dalla quale dipende il suo lavoro, ma decurtata delle spese per pagare la bolletta della luce che l'ente di ricerca, taglieggiato dal ministro Moratti, scarica direttamente sulla borsa di studio». La precarietà si estende anche agli istituti di ricerca visto che «introdurre un tempo di lavoro insicuro significa minare le basi del sapere». Ma vi è anche un’altra emergenza: le buste paga degli insegnanti. «Occorre una retribuzione di carattere europeo». Per questo la Cgil chiede per il comparto investimenti «europei»: «Il 6%,invece del 4% scarso investito in Italia». Che Dpef e finanziaria del 2007 prevedano «un piano assunzioni» in grado di assorbire il precariato. «Tutto ciò che è lavoro fisso e stabile nel pubblico - conclude Panini - deve essere ricoperto da persone che abbiano rapporti di lavoro fisso e stabile».


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