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Un voto che interroga anche i sindacati

di Pippo Frisone

14/03/2013
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ScuolaOggi

Dopo i “vaffa..” e “tutti a casa”, rivolti all’intera classe politica,” l’extra omnes “dei prelati a conclave, chiude il cerchio delle “esortazioni “ forti , tanto per usare un eufemismo .

Il dissesto dell’intero sistema politico, uscito dalle urne il 26 febbraio è sotto gli occhi di tutti gli italiani.

Uno stallo pericolosissimo che si sovrappone ad una gravissima crisi economica e sociale.

Una disoccupazione in crescita che sfiora il 40% tra i giovani , sette milioni di italiani sempre più poveri, l’inflazione al 3%, il lavoro che non c’è , i contratti fermi al palo non possono non interrogare sul dopo-voto tutte le organizzazioni sindacali, stranamente ammutoliti in questa fase.

Come spiegare questo “strano”silenzio ? Una delle spiegazioni che mi son dato è che in questa anomala competizione elettorale han perso anche loro, Cgil, Cisl e Uil .

Ufficialmente agli atti degli organismi dirigenti non c’è stata una preventiva dichiarazione di voto o un documento a favore di questo o di quel partito. Ci son stati, è vero, dichiarazioni individuali di voto anche di segretari generali nazionali e di categoria, dichiarazioni apparse non solo sui giornali ma anche in televisione. Endorcement, presenze a convegni di partito, candidature di sindacalisti, segretari nazionali e regionali molto noti, distribuiti in quasi tutte le liste.

E poi, una non tanto velata campagna elettorale di appoggio e a sostegno delle rispettive tifoserie politiche.

C’era la convinzione anche in casa confederale che il centrosinistra avrebbe vinto le elezioni e che la Lista Civica di Monti ce l’avrebbe fatta a conseguire un buon risultato che l’avrebbe reso decisivo al Senato. Previsione del resto in linea con tutti i sondaggi, almeno fino a 15gg dal voto.

Poi la doccia fredda che ammutolisce e mette all’angolo anche i sindacati.

Come uscirne ? I sindacati checché ne pensi il sig.Grillo, nel bene e nel male sono ancor oggi una grande forza di coesione nazionale e di tenuta democratica di questo Paese.

Secondo gli ultimi dati riferiti al 2012 Cgil, Cisl e Uil organizzano e rappresentano oltre 12 milioni di italiani cosi distribuiti : Cgil 5.712.642 di cui 2.997.123 pensionati, Cisl 4.442.750 di cui 2.200.206 pensionati, Uil 2.196.442 di cui 575.266 pensionati, per un totale di 12.351.834

E inoltre, se ai confederali aggiungiamo la Ugl con 2.377.529 iscritti, la Confsal con 1.818.245 e le restanti OO.SS. minori, pari a 3.176.639 si raggiunge una cifra di quasi 20milioni di iscritti, pensionati compresi.

Su 23.025.000 lavoratori attivi e 6.000 autonomi e a progetto, i lavoratori sindacalizzati raggiungono quasi 10milioni.

Da dove ripartire per far uscire dall’angolo e dal silenzio le OO.SS. ?

Basta rievocare gli scioperi del marzo del 43 a Torino, Genova, Milano sotto l’occupazione nazi-fascista, come han fatto Angeletti , Camusso e Bonanni? Certamente non basta.

Per tornare a dare voce ai lavoratori nei luoghi di lavoro in un momento di grave crisi anche il sindacato deve voltare pagina.

Per farli contare c’è un solo modo : la condivisione nelle scelte che contano, a partire dai contratti nazionali e da quelli integrativi. Occorre rovesciare l’impostazione attuale. Occorre aprirsi e non trincerarsi dietro le decisioni degli apparati. Aprirsi non solo agli iscritti ma a tutti i lavoratori che altrimenti non avrebbero altre occasioni per potersi esprimere e contare.

L’accordo sugli scatti di anzianità, tanto per restare nella scuola su una materia ancora scottante, perché non è stato sottoposto al voto di tutti i lavoratori? Dobbiamo ancora rimanere prigionieri delle logiche di apparato che decidono per tutti o è giunto il momento di voltare pagina, se vogliamo veramente imparare qualcosa dal voto del 24-25 febbraio ? E’ stato sufficiente il referendum indetto dalla sola Flc-cgil ? Sicuramente no. La semplice testimonianza non basta più.

Tutte le OO.SS. almeno le più grandi e a partire da quelle confederali devono fare molto di più.

Oltre alla sburocratizzazione interna, allo svecchiamento necessario, al rinnovamento delle procedure interne con congressi troppo lunghi, devono portare a termine i problemi irrisolti della rappresentanza, rappresentatività sindacale e della loro certificazione, della validazione dei contratti nazionali e integrativi.

Il 28 giugno 2011 è stato firmato un accordo interconfederale tra Confindustria e Cgil,Cisl e Uil proprio sulla rappresentanza sindacale.

Una prima risposta ai colpi di mano di Marchionne sui referendum ultimativi con ricatto incorporato.

Perché non partire da lì per stimolare poi una legge sulla rappresentanza? Dare seguito e applicazione a quest’ultimo accordo unitario sarebbe già un primo timido segnale, magari ancora insufficiente ma comunque un segnale importante per riprendere un cammino unitario in nome della democrazia sindacale.

Prima che sia troppo tardi anche per il sindacato .

Prima che arrivi qualcuno e gli gridi: Extra omnes! Fuori tutti!


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