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Un milione di studenti «speciali»

Con tecnologia e informatica scuola più inclusiva. A Handimatica le soluzioni per la didattica. L’esperta: «Se tutti usiamo gli stessi strumenti non c’è più esclusione»

30/11/2014
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Corriere della sera

Antonella De Gregorio

Sono un milione in Italia gli alunni con bisogni educativi speciali; di questi, circa 250 mila presentano disabilità. Sulle loro esigenze, eccezionali e insieme ordinarie, la scuola si affanna da anni a trovare «la quadra»: il modello dell’inclusione non è in discussione, ed è uno dei fiori all’occhiello del nostro sistema: introdotto con una legge del ‘77 ci assicura una posizione tra le prime cinque realtà citate dalla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia di New York. Quasi centomila gli insegnanti di sostegno in servizio, per un sistema che sostanzialmente tiene. Ma le certificazioni (di handicap) aumentano ormai da dieci anni a un ritmo del 4% l’anno, le classi sono sempre più numerose, mentre non aumentano gli insegnanti. E alcune regioni sono da tempo in cronico affanno.

I numeri

Temi e scenari affrontati da docenti, dirigenti scolastici e decisori, nella tavola rotonda «Scuola digitale inclusiva: imparare con i piedi per terra e la testa tra le nuvole. Spazi dinamici e inclusione scolastica», organizzati nell’ambito di Handimatica, la mostra-convegno sulle nuove tecnologie e disabilità, organizzata dalla Fondazione Asphi Onlus a Bologna, fino al 29 novembre. I dati forniti includono gli oltre 90 mila bambini con disturbi specifici di apprendimento (che secondo un’incidenza stimata del 4% sulla popolazione scolastica possono arrivare a 300 mila studenti) e 80 mila ragazzi con Adhd (sindrome da deficit di attenzione e iperattività), che secondo le stime (5% sul totale degli studenti) possono raggiungere 400 mila unità. A questi si aggiungono studenti affetti da sindrome di Asperger o soggetti con un quoziente intellettivo tra 70 e 85, o ancora soggetti con ritardi linguistici.

Strumenti per tutti

Insieme ai dati, la manifestazione - la più conosciuta in Italia per le tecnologie per l’inclusione, con una tradizione ventennale - ha schierato più di trenta eventi, tavole rotonde e convegni. «La scuola è importante, è da lì che deve partire la cultura dell’inclusione», dice Paola Angelucci, docente esperta nell’uso delle tecnologie per l’inclusione scolastica della fondazione Asphi. Che nel descrivere le tecnologie più aggiornate e le loro applicazioni in classe ricorda come gli interventi più efficaci sono quelli in cui l’ausilio va al di là del singolo problema: «la Lim, l’iPad, o gli strumenti che i ragazzi hanno già in mano, come gli smartphone, consentono più partecipazione, perché sono usati da tutti, insieme, non riservati al ragazzino con difficoltà. Perché se tutti usiamo gli stessi strumenti non c’è più esclusione». Usando in modo consapevole la Lim, per esempio, si possono usare software e video che aiutano ragazzi con problemi uditivi a partecipare alla lezione; l’iPad può tradurre in file audio testi Word o Pdf, diventando una voce che accompagna nella lettura a scuola: un grande aiuto per i dislessici. Mentre robotica e strumenti touch possono aiutare i soggetti autistici a comunicare

App e tecnologie

«È quello che spieghiamo negli interventi di formazione “in situazione” che, come Asphi, teniamo per docenti e studenti di scienza della formazione - dice la docente - : facendoli entrare nel punto di vista dello studente con problemi uditivi, di vista o di linguaggio, li aiutiamo a comprendere meglio come aiutarlo ad accedere ai contenuti e agli argomenti che si svolgono in classe». Metodologie illustrate anche nella giornata di sabato, durante il workshop «Scuola digitale inclusiva dal dire al fare: esperienze e modelli operativi dalle scuole italiane», all’interno del quale alcune scuole - dal Petrarca di Cedeo e Pontenure (Piacenza), al Pestalozzi di Firenze, dal Itts Volta di Perugia, all’Istituto Comprensivo Virgilio4 di Napoli - hanno presentato le loro sperimentazioni nell’uso del digitale in contesti di apprendimento flessibili, illustrando modelli organizzativi e modalità di lavoro che garantiscono le migliori condizioni per la partecipazione e l’inclusione di alunni con difficoltà. Tra gli argomenti trattati, robotica educativa, applicazioni e progetti contro l’autismo e contro i disturbi dell’apprendimento. sono stati presentati i risultati del progetto triennale «touch for Autism», che ha visto l’adozione di tecnologie multitocco per favorire l’autonomia di bambini che soffrono di tale patologia. Tra le novità in ambito didattico, il progetto «Per Contare», per migliorare l’apprendimento della matematica nelle scuole elementari.

Più 50%

Stefano Versari, direttore generale dell’Ufficio Scolastico regionale per l’Emilia Romagna, ha inaugurato il convegno mostrando dei dati allarmanti: negli ultimi dieci anni, i disabili certificati all’interno del sistema scolastico sono aumentati del 51% a livello nazionale, e del 60%, a livello regionale. Di questi, ben il 20% riguarda studenti stranieri. «La disabilità ci pone domande su come, in generale, insegnare e apprendere. C’è una difficoltà di insegnamento e di didattica che accresce le diagnosi di disabilità», ha detto. Un tema che mette in risalto i nodi da affrontare per continuare a garantire scuole aperte, pronte all’accoglienza, che sono la cifra del sistema italiano. Servono maestri e professori dedicati: quasi centomila quelli arruolati oggi nelle scuole statali: un insegnante di sostegno ogni 2,5 studenti disabili.


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