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Tanti e diversi. Quando il sostegno è un aiuto per tutti

Un convegno alla scuola elementare Battisti di Roma

26/11/2011
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Cosa significa diritto al sostegno in una scuola? E deve essere limitato soltanto agli alunni con "handicap" certificato, oppure il sostegno dovrebbe essere inteso come un aiuto alla classe per comprendere le tante diversità di ciascuno di noi? Un convegno alla scuola elementare Battisti di Roma

Anna Maria Bruni

 
Mario soffre di un disturbo dell’apprendimento, Claudia invece è talmente emotiva che non appena tenta di parlare si mette a piangere. Roberto non ci sente, Dario vivrebbe dietro la lavagna pur di non farsi vedere, Carla si chiude al mondo esterno, Giacomo ha delle crisi che lo buttano a terra e lo fanno tremare tutto. Questa è la “diversità”. Quella di ciascuno, ognuno con una parte fragile, che chiede riguardo. Indipendentemente dal fatto di essere una malattia. Potremmo dire che è un handicap, nella misura in cui lo è essere troppo timidi in un mondo che dà spazio solo a chi è prepotente. Ma è questo il punto: “l’handicap è una normalità vissuta in un luogo sfavorevole”. A sottolinearlo è Bruna Sferra, docente della Principe di Piemonte, fra le organizzatrici del Coordinamento delle elementari di Roma a battersi per realizzare questo primo incontro, titolato non a caso “stare bene a scuola: disagio e difficoltà di apprendimento”, che si è tenuto ieri presso la scuola elementare Battisti, nel quartiere Garbatella.
 
Un appuntamento molto partecipato dal punto di vista della presenza attiva di genitori e docenti che lo hanno fortemente voluto, ma ancora poco rispetto al numero. “Un problema vissuto ancora troppo privatamente”, sottolinea Cesare, un papà del 103° Circolo Pizzetti. O dovremmo dire di nuovo, perché la legge 517 del ’77, che permise l’ingresso dei bambini handicappati nelle scuole mettendo fine ai “ghetti” delle scuole “speciali” o “differenziali”, si innestava in quel periodo di apertura della società civile cui contribuì grandemente Franco Basaglia, la cui legge 180 arrivò un anno dopo, che rimetteva al centro l’uomo considerando una ricchezza l’essere diversi, come il tratto di originalità di ciascuno. Tutti siamo diversi, ciascuno è diverso dall’altro, e prepotentemente emerge dalla discussione, soprattutto da parte dei docenti, quale insegnamento, prima di tutto per “imparare ad insegnare”, venga proprio da chi chiede di “fermarsi e porre attenzione”, dice Piero Castello, maestro alla Magliana e ora attivo come nonno alla Crispi. Perché in una società che precipita nella sua corsa cieca si impone un ritmo opposto, umano, che chiede al contrario occhi aperti e sensibili verso ciascun essere umano. E’ una mamma a denunciare infatti come “i tagli che ci sono stanno portando un profondo cambiamento della società”, una burocratizzazione dove tutto ha un costo, mentre “il sostegno è un diritto – ripete Domenico Montuori, Ata presso la scuola Maffi – e come tutti i diritti non può essere negoziabile”.
 
La sostanza di questa iniziativa è che il diritto al sostegno deve diventare il paradigma del diritto allo studio e della democrazia nella scuola, perché “il sostegno è alla classe”, sottolinea Marta, un’altra mamma, perché consente un comune livello di apprendimento. Da questo punto di vista la mobilitazione, benché già molto costante in questo ordine di scuole, si fa tanto più urgente proprio perché è il diritto allo studio ad essere fortemente minato. In questo ambito i genitori stanno ormai bombardando il Ministero di ricorsi al Tar, tutti vincenti. Ultima la sentenza di cui ha dato notizia l’Ansa il 18 novembre, secondo la quale il Ministero della Pubblica istruzione dovrà risarcire mille euro per ogni mese trascorso dagli studenti disabili col sostegno tagliato, senza cioè il corretto rapporto insegnante-alunno (max 1:2). Quindici sono stati i ricorsi accolti dai giudici della Prima sezione del Tar Sardegna – ha reso noto l’agenzia – dando così ragione ai genitori di bambini disabili che si erano visti ridimensionate le ore di sostegno a causa dei tagli. Inoltre il Ministero dovrà anche rimborsare le spese processuali. Ed entro un mese è previsto il deposito di ben altre 30 sentenze su altrettanti ricorsi. Ma le cause sono individuali, ricordano molti genitori, e non bastano anche perché il Ministero continua ad ignorare le sentenze, come abbiamo ricordato su questo stesso sito già ad agosto, motivo per cui è stato fatto recapitare un appello al presidente Napolitano.
 
E poi una su tutte è la sentenza 80 del febbraio 2010 della Corte Costituzionale, che ha stabilito appunto il rapporto insegnante/alunno per assicurare il diritto al percorso formativo. Ma come è noto le idee vengono quando ci si incontra e ci si confronta. Il 13 dicembre l’associazione “Tutti a scuola” di Napoli (sul cui sito tuttiascuola.org si possono leggere peraltro altre sentenze) ha organizzato la manifestazione nazionale “Non uno di meno” sotto Montecitorio. Il Coordinamento elementari di Roma, nel dare la sua adesione, garantirà la partecipazione attiva attraverso una raccolta firme per la sottoscrizione di un ricorso che questa volta, appellandosi alla comune fattispecie del diritto, tenteranno di far diventare collettivo.

 


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