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Stretta sugli atenei, arriva l’esame di qualità

Una commissione valuterà i requisiti per i finanziamenti

01/02/2013
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Il Messaggero

IL DECRETO
ROMA Un bollino blu per l’università. Fino ad ora le credenziali delle lauree italiane erano dipese soprattutto del mercato del lavoro, e un 110 e lode alla Bocconi da tempo apre le porte con facilità anche all’estero. Anche se “classifiche” sulla base dell’attività di ricerca esistono già. Ma la novità è nel decreto firmato due giorni fa dal ministro dell’Istruzione Francesco Profumo che introduce parametri oggettivi a tutto campo, dalla didattica all’organizzazione delle sedi e dei corsi di studio; unificando, per la prima volta, una normativa che fino ad ora era frammentata se non assente. A promuovere (ma anche bocciare) gli atenei ci penserà l’Anvur, Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (voluta dal ministro Fabio Mussi e istituita nel 2010 dal ministro Mariastella Gelmini) e che già valuta la ricerca e assegna le risorse. Il nuovo sistema nasce per aiutare le aspiranti matricole a scegliere il titolo di studio che si crede dia più possibilità di preparazione e, di conseguenza, anche di occupazione; ma anche e soprattutto per incentivare gli atenei a migliorarsi. Con il rischio di chiuderli se non si sta a passo con il merito. E di far piazza pulita di quei corsi che non vanno incontro a reali esigenze degli studenti e del mercato. In Italia c’è un’offerta formativa a livello universitario di circa cinquemila titoli di studio in 89 atenei.
NUOVE REGOLE
Dal prossimo anno cambiano le regole, da subito, per università e corsi di studio all’esordio. Per quelli già esistenti l’impatto sarà graduale. Regole nuove che valgono per gli atenei statali, privati e anche per le facoltà on line. Il “controllo di qualità”, che sarà a più livelli (il principale, con una Commissione che visiterà periodicamente le facoltà) dovrà essere rinnovato ogni 5 anni per le sedi universitarie e ogni 3 per i corsi. Con l’effetto che, se non ci sarà rispondenza con i requisiti di qualità si chiude il corso, o addirittura l’università. Nella valutazione periodica saranno presi in considerazione oltre ai risultati di didattica e ricerca e all’organizzazione delle sedi e dei corsi, i requisiti dei servizi per gli studenti dalle aule alle biblioteche fino ai laboratori. Dovrà essere rispettato il numero massimo di esami per ogni singolo corso. «C’è in gioco una partita molto innovativa - commenta Muzio Gola, docente al Politecnico di Torino ed ex rettore - che ci vede allineati al resto dell'Europa e che è rappresentata dall'introduzione dell'assicurazione della qualità con i processi educativi che debbono essere tutti sotto controllo». Con questo decreto – spiega il ministero – ci si allinea alla maggior parte dei Paesi europei che già a partire dagli anni ’80, con l’Olanda a fare da apripista, hanno sviluppato sistemi simili.
Avranno voce e ascolto anche gli studenti. E non sarà un via libera garantito neanche l’eventuale abbondanza di docenti, perché tra i requisiti richiesti ci sarà la sostenibilità finanziaria. «Adesso si comincia a fare sul serio - sostiene Marco Pacetti, rettore dell'Università politecnica delle Marche -. Il ministero deve consentire qualità uniforme rispetto a titoli simili». È prematuro dire quali delle 89 università italiane sono a rischio. Fatto è che non basterà conquistare la “patente”. Bisognerà fare un tagliando periodico. Gli esami non finiscono mai. Una volta tanto, anche per le Università.
Alessia Camplone
 


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