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Stipendi degli statali, persi 600 euro in 3 anni

La cifra viene fuori dalle tabelle Istat sulla retribuzione lorda procapite dei dipendenti pubblici del 2013, raffrontate con le stesse tabelle relative all’anno 2010

07/12/2014
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Il Messaggero

LE RETRIBUZIONI
ROMA In tre anni i dipendenti pubblici hanno perso circa 600 euro lorde in busta paga. E questo senza contare la perdita derivante dal blocco del contratto e dall’erosione dell’inflazione. La cifra viene fuori dalle tabelle Istat sulla retribuzione lorda procapite dei dipendenti pubblici del 2013, raffrontate con le stesse tabelle relative all’anno 2010. Ebbene si è passati da 34.662 euro lordi percepiti in media nel 2010 a 34.079 euro nel 2013: ovvero 583 euro in meno. Fino al 2010 non si era mai registrata una diminuzione delle retribuzioni lorde pro capite nella pubblica amministrazione.
Chiariamo: non è che tutti i dipendenti pubblici hanno avuto un taglio secco di queste dimensioni della loro retribuzione. Le tabelle Istat sono elaborate sulla base del conto economico consolidato delle amministrazioni pubbliche e i relativi aggregati in conformità alle nuove regole sulla contabilità (Sistema europeo dei conti - Sec2010).
Tengono conto del numero dei dipendenti totali che, nel periodo preso in considerazione, per l’effetto combinato dei pensionamenti e del blocco del turnover, è sceso da 3 milioni 510 mila a 3 milioni 372 mila (-138mila unità di lavoro equivalenti a tempo pieno). E visto che quelli che vanno in pensione in genere, a causa degli scatti di carriera, hanno retribuzioni più alte, ecco che la media procapite si abbassa.
La busta paga più leggera si spiega però anche con il congelamento, accanto al rinnovo del contratto, delle varie voci accessorie e indennità. Secondo i sindacati in realtà la perdita secca nella busta paga degli statali è stata ancora più alta rispetto a quella evidenziata dall’Istat. C’è ad esempio da aggiungere l’erosione dei redditi da inflazione. Oggi oscilla intorno alla soglia dello zero, ma non è stato sempre così: nel 2010 il tasso di inflazione si è attestato all’1,5% per crescere nel 2011 al 2,8% e arrivare al 3% nel 2012; poi è iniziata la discesa e comunque nel 2013, anno a cui si riferiscono gli ultimi dati Istat sulle retribuzioni lorde procapite, l’inflazione è stata dell’1,2%. Inoltre ci sono i mancati aggiornamenti dovuti al blocco dei contratti. Secondo la Cgil la perdita reale è intorno ai 4.000 euro. Per la Cisl, a seconda dei comparti, il buco varia tra i 3 e i 5.000 euro. E potrebbe allargarsi nei prossimi anni visto che, come ricorda la Uil, nel Dpef non sono previste risorse per il rinnovo dei contratti e quindi il congelamento potrebbe protrarsi fino a tutto il 2018.
Gi.Fr.