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Spunti di ragionamento a partire da alcune definizioni lessicali-di Domenico Chiesa

Spunti di ragionamento a partire da alcune definizioni lessicali-di Domenico Chiesa Mi pare non marginale né ozioso ragionare sulla ricerca di significati condivisi in riferimento ad alcuni term...

05/12/2005
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Spunti di ragionamento a partire da alcune definizioni lessicali-di Domenico Chiesa

Mi pare non marginale né ozioso ragionare sulla ricerca di significati condivisi in riferimento ad alcuni termini che sono determinanti per il progetto da elaborare.

I termini che mi sembrano maggiormente in crisi sono: Educazione, formazione, istruzione, formazione professionale .
Ritengo che si possano collocare su due piani diversi.

1. Livello che comprende "educazione" e "formazione"

Educazione e formazione si pongono su un piano più generale e possono essere usati come sinonimi (se posti senza aggettivi). Educazione è certo più evocativa. Penso siano da superare tutti i preconcetti: è un bellissimo concetto che deve essere alla base di qualsiasi ragionamento. Formazione è proprio un termine generico e neutro che contiene tutto e che quindi non può essere posto a fianco di altri termini (non ha senso: scuola e formazione, educazione e formazione, istruzione e formazione)

2. Livello che comprende "istruzione" e "formazione professionale"

Istruzione (senza aggettivi) e formazione professionale rappresentano due concetti non assimilabili
Rappresentano funzioni distinte anche se non separate, non sono mai pienamente in alternativa, sono complementari e devono, nel corso della vita, riconoscersi e integrarsi.
Sostanzialmente sono realizzate da soggetti e in ambienti anch'essi distinti che però non devono essere separati.
L'istruzione è al centro delle funzioni della scuola come la formazione professionale è al centro delle agenzie di formazione professionale e dei percorsi formativi in ambiente di lavoro.
L'approfondimento del ragionamento può permettere di superare alcuni luoghi comuni: l'Istruzione non si riduce alla trasmissione di conoscenze inerti e la Formazione Professionale non si risolve nell'addestramento o in una forma minore d'istruzione; sono esperienze formative diverse ma ugualmente essenziali e non in alternativa.
La distinzione non ideologica o astratta è, al contrario pragmatica e utile: è nella natura, nell'identità, nella ragione sociale e istituzionale e la riunificazione sta nella complementarità, nell'intreccio che caratterizza le zone di confine. È su tali identità e complementarità che si basa la costruzione del sistema formativo integrato.
Il concetto d'istruzione (gli eventuali aggettivi, "classica", "scientifica", "tecnologica"&, sono molto leggeri a confronto della forza del sostantivo che li regge) corrisponde a quello di formazione culturale (formazione di "conoscenze attive"); rappresenta un processo unitario anche se assume forme diverse sulla base dei diversi approcci conoscitivi (uso formativo dei saperi disciplinari), sostiene la formazione professionale, comprende tutte le forme di conoscenza (dichiarative, procedurali, "come si fa", è costitutivo della cittadinanza. La valenza educativa dell'istruzione è fondamentalmente contenuta nella qualità della formazione culturale e delle relazioni tra i soggetti.
Attraverso la formazione professionale , l'aggettivo è necessario, si sviluppano le competenze professionali partendo dalla cultura posseduta (è questa la valenza pre-professionale della cultura); la formazione professionale fa parte del "tempo del lavoro" e al lavoro è collegata; è centrata sulla forma conoscitiva del "come si fa"; in essa le conoscenze sono "dosate" e finalizzate; veicola certo anche istruzione ma come necessità di integrazione, utilizza strumenti metodologici e un impianto organizzativo specifici, rappresenta il tempo/luogo di collegamento tra istruzione e lavoro riducendo la discontinuità.

In ogni percorso di formazione (in particolare se rivolto a persone in età evolutiva) si possono individuare tre piani di intervento: la cura del sé, la formazione culturale, la formazione per il lavoro.
Proprio attraverso questi piani è possibile riflettere sulle due funzioni/dimensioni/sottosistemi della formazione.

Nel percorso di istruzione la cura del sé è rivolta trasversalmente ad ogni aspetto dell'identità che si sta costruendo. Ogni attività didattica e curricolare è intrinsecamente coinvolta nella cura del sé dello studente. Si pensi al ruolo che assume la letteratura di formazione nell'età dell'adolescenza. La valenza del processo formativo di sostenere adeguatamente la formazione delle identità individuali si gioca nella qualità del fare scuola in cui la qualità della relazione e l'intensità del protagonismo degli studenti sono interne e integrate all'insegnamento/apprendimento.

L'asse centrale dell'istruzione è ovviamente la formazione culturale necessaria per rendere possibile l'apprendimento per tutto il corso della vita. La scuola prevede tempi lunghi per il raggiungimento di competenze culturali che solo secondariamente hanno finalità professionalizzanti.
L'istruzione è il tempo/luogo della consapevolezza in cui l'apprendimento spontaneo, televisivo, "elettronico", del senso comune, dell'esperienza concreta incontra il sapere dei "vincoli" che caratterizza la cultura scolastica costruita appunto sui vincoli-"discipline"; ed è questa una lunga, lenta e fondamentale esperienza conoscitiva che tutti devono poter incontrare e percorrere in modo compiuto, in modo da poter consolidare gli alfabeti e quelle competenze culturali (compreso il gusto della competenza) che possono sorreggerli e renderli attivi, contenendo il rischio di bassa persistenza che la strumentazione conoscitiva porta con sé.
Il processo di innovazione deve garantire che la cultura della scuola diventi, ad ogni livello e per ogni area disciplinare, vera conoscenza attiva in grado di intercettare la cultura dei bambini e dei giovani e di giocare un forte ruolo nella costruzione della cultura del lavoro e della cittadinanza; va invece superata la logica che continua ad accettare la cultura scolastica come erudizione alla quale aggiungere scampoli di "operatività".
Socializzazione, apprendimento, funzione conoscitiva e poi ancora cognitivo, emotivo, non sono elementi da contrapporre: c'è uno specifico scolastico che li fa dialogare in un equilibrio continuamente ricostruito; uno specifico dello stare a scuola non totalizzante ma significativo, in cui il dilemma educazione-istruzione si risolve nell'apprendimento come atto di socializzazione, nell'apprendimento situato in precisi ambiti di relazioni sociali, emotive e di stimoli culturali.
Spesso evidenziando la differenza tra gli aspetti "teorici" e quelli "operativi", tra l'approccio "deduttivo" e quello "induttivo", tra quelli dell'"astrazione" e quelli dell'"esperienza" si finisce per concepirli come percorsi autosufficienti e separati che possono portare a risultati formativi equivalenti. É un ragionamento fuorviante, se non strumentale alla tesi della canalizzazione; la scuola (principale responsabile dei percorsi di istruzione) non è meno operativa ed esperienziale della formazione professionale (semmai lo è la caricatura della scuola).
L'esperienza conoscitiva, l'esperienza di apprendere non è una delle tante funzioni della scuola da affiancare ad altre o, talmente forte, da produrre l'esclusione delle altre: rappresenta invece il nodo centrale dell'esperienza scolastica, il nodo attorno al quale si costruiscono e si intrecciano le altre dimensioni dello stare a scuola. È ancora necessario ribadirlo: istruzione e formazione professionale sono distinte ma non perché la prima sia riferita al sapere astratto, teorico e libresco e la seconda a quello operativo, pratico e tecnologico.

Le competenze culturali non possono essere pensate come estranee alla cultura delle professioni.
È importante riflettere come le fondamentali basi culturali delle professioni vengano costruite proprio all'interno di tutto il percorso di istruzione (cosa c'è di più imprescindibile per qualsiasi lavoro dell'acquisizione ad un alto livello delle competenze di letto-scrittura?). Sono competenze però sviluppate senza una stretta finalità in riferimento ai singoli profili professionali; è tale autonomia che ne garantisce la profondità, la trasversalità la pervasività e la persistenza. La miopia di una loro finalizzazione/dosatura intaccherebbe proprio queste indispensabili caratteristiche (come è assurdo parlare di portfolio per bambini di 7 anni).
Rimane il problema relativo al livello di professionalità che la formazione scolastica può porsi come obiettivo. É l'antica e sempre attuale questione del ruolo della scuola nel formare alle professioni, al lavoro.
Non è possibile, inoltre, affrontare il tema in modo indifferenziato, come se avesse la stessa valenza e significato per tutte le fasce di scolarità; è fondamentale ragionare sui livelli cui il rapporto scuola-professione si colloca e all'interno dei quali assume forme e dimensioni certo diverse a 14/16 anni rispetto a 16/19 anni.

I percorsi di formazione professionale sono costruiti attorno alla finalità centrale di dare forma, contenuti alle competenze culturali in termini di competenze professionali. È uno specifico che non appartiene all'istruzione: presuppone una conoscenza non approssimativa del mercato del lavoro nella sua evoluzione (in tempo reale) e la capacità di costruire, partendo dal bilancio delle competenze culturali/professionali possedute, profili professionali in grado di corrispondere alle reali esigenze del mondo del lavoro.
Per formare un "riparatore di lavastoviglie" serve una profonda preparazione culturale che comprenda la dimensione tecnologica (necessariamente costruita con i tempi lunghi dell'istruzione) e una specifica formazione professionale riferita alle tecnologie con cui sono costruite oggi le lavastoviglie, realizzata in un corso altamente qualificato.

Le competenze professionali prevedono certamente una ulteriore acquisizione di conoscenze e competenze culturali. In questo caso però esse sono finalizzate all'ambito professionale e presuppongono le basi culturali che rendano possibile tale acquisizione. Un esempio: lo studio dei numeri complessi in riferimento alle competenze di elettrotecnica prevede competenze matematiche acquisite precedentemente ovviamente senza alcuna finalizzazione nei luoghi e con i tempi dell'istruzione.

Per la cura del sé vale un analogo ragionamento. L'inserimento in una attività lavorativa prevede il possesso di competenze sociali e di relazione che proprio nella formazione professionale possono acquisire il necessario spessore in particolare nelle fasi di interazione reale con l'ambiente di lavoro (stage/tirocini, e relative riflessioni).

Si può rilevare come istruzione e formazione professionale siano distinte anche se si intrecciano, come da sole risultino insufficienti, come cioè abbiano bisogno di integrarsi. Prevedono il reciproco riconoscimento e forme di co-progettazione delle zone di confine e di integrazione. Prevedono nel contempo che ciascuna risulti portatrice di una specifica e forte identità formativa.
Istruzione e formazione professionale si configurano dunque come due sottosistemi integrati della formazione.

Sarebbe un errore non riconoscere tale distinzione per costruirne un'altra, quella tra una forma di istruzione "pura" (spesso denominata come "generalista" che poi è il liceo di Gentile) e l'istruzione/formazione professionale costruita su un diverso principio educativo (che finalizza, motiva e "dosa" l'istruzione alla professione da costruire). Questa scelta diventa ancor più scorretta se applicata già ai percorsi per i quattordicenni, magari appellandosi alle "vocazioni" individuali.

I riferimenti all'art.117 della Costituzione sono pretestuosi ma meritano un ragionamento a parte.

Fino ad una certa età la formazione coincide con l'Istruzione, dopo le due forme interagiscono e si integrano e solo in questa accezione non sono tra loro subordinate (chi vuole valorizzare la formazione professionale non la propone come alternativa all'istruzione a 13/14 anni).

Obiettivo di una politica sulla formazione non può che essere il contemporaneo sviluppo del sottosistema dell'istruzione (da garantire a tutti nell'età evolutiva), del sottosistema della formazione professionale da garantire a tutti a cominciare dal tempo di passaggio alla vita lavorativa e delle reali risorse formative per tutta la vita (nelle forme coerenti con l'essere adulti).

Qui si può cominciare a discutere nel merito di quali scelte.
(25 ott. 05)

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