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Speranze e tecnologia, la carica dei 320mila

Scuola, oggi il concorsone voluto dal ministro Profumo. Si parte con la prova preselettiva: 50 test in 50 minuti

17/12/2012
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l'Unità

Tredici anni dopo l’ultimo e dopo infinite polemiche e proteste, parte oggi il concorso per docenti fortemente voluto da ministro Profumo. Una operazione di reclutamento che alla fine servirà a coprire 11.542 cattedre, dalle scuole primarie alle superiori. A contendersele 321.210 candidati, più di 27 per ogni posto, nella stragrande maggioranza donne (258.476, mentre 62.734 gli uomini). Le scuole che ospitano le prove preselettive sono pronte: ciascun candidato avrà a disposizione una postazione informatica, alla quale potrà accedere tramite i propri dati anagrafici ed il codice fiscale. Le prove, vista la mole dei candidati, si svolgeranno in più sessioni, secondo il calendario pubblicato il 23 novembre scorso sul sito del Ministero. Si inizia con 50 quesiti a risposta multipla, con quattro opzioni di risposta: 18 domande di capacità logiche, 18 domande di comprensione del testo, 7 domande su competenze digitali, 7 domande sulla lingua straniera (inglese, francese, tedesco e spagnolo). Il tempo a disposizione è di 50 minuti, al termine dei quali ogni candidato potrà visualizzare il risultato conseguito sulla postazione assegnata. Per il superamento della preselezione è necessario conseguire un punteggio non inferiore a 35/50. Ma proprio su questa fase del concorso si sono scatenate negli ultimi mesi le polemiche più aspre. I cosiddetti «quiz» sono stati giudicati da più parti inefficaci per testare le reali capacità d’insegnamento e la preparazione dei docenti. Superati i quiz, è il turno della prova scritta che consiste in una serie di quesiti a risposta aperta finalizzate, queste si, a valutare la padronanza delle discipline oggetto di insegnamento. La conoscenza della lingua inglese sarà necessaria anche per coloro che si candidano all’insegnamento nella scuola primaria mentre per quanti aspirano a discipline scientifiche e tecnico-pratiche svolgeranno oltre alla prova scritta anche una prova di laboratorio (il calendario delle prove scritte sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 15 gennaio 2013). Infine la prova orale che ha per oggetto le discipline di insegnamento e la capacità di trasmissione della stessa con una lezione simulata, della durata di 30 minuti su una traccia estratta dal candidato. Secondo la FlcCgil Viale Trastevere avrebbe speso 120 milioni per organizzare il concorso «quando sarebbe stato sufficiente fare assunzioni a tempo indeterminato in base a requisiti ormai conseguiti da tempo». L’età media dei candidati è di 38 anni e le domande provengono per la metà dal sud «il che fa pensare che anziché persone pronte a svecchiare il corpo docente come era nelle intenzioni del Ministero, sono lavoratori che in epoca di crisi, cercano un posto di lavoro sicuro», dicono dai sindacati di settore. E ieri a Roma si è tenuta la prima assemblea nazionale del movimento delle scuole in mobilitazione «contro i tagli, per la difesa e il rilancio dell’istruzione pubblica statale». All’Esquilino si sono riuniti docenti in rappresentanza di istituti dal nord (Torino, Milano, Genova, Pisa, Bologna, Udine, Vicenza, Ferrara) al sud (Napoli, Caltanissetta, Cagliari, Bari, Pistoia) che si sono incontrati con i colleghi delle oltre 140 scuole in mobilitazione nella provincia di Roma per coordinarsi e decidere le prossime iniziative nazionali. «Questo movimento ha dimostrato che uniti e determinati si può vincere: la proposta di aumento dell’orario di lezione degli insegnanti a parità di salario è stata per ora accantonata e il disegno di legge Aprea-Ghizzoni è stato bloccato in Senato – dicono dal Coordinamento Scuole Roma ma la scuola non ci sta più ad essere oggetto di tagli e pretende una riqualificazione a partire da un investimento di risorse che permetta di stabilizzare i precari ed elevare la qualità della didattica». Annunciano il proseguo delle mobilitazioni «per vigilare che questo Parlamento in scadenza non faccia colpi di coda sulla scuola, e soprattutto per pretendere dal prossimo una inversione di rotta».


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