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Sole 24 Ore: Scuola, garanzie per la riforma

È indispensabile una nuova governance – ha affermato Oliva – per istituti autenticamente autonomi e responsabili. Dove al vertice ci sia il preside con poteri operativi, affiancato da un consiglio di indirizzo e di sorveglianza, per bilanciare possibili derive autoritarie. Capace di approvare piani annuali e pluriennali e di deliberare l'assunzione del personale». Un profilo che, in parte, risulta già delineato dal disegno di legge presentato da Valentina Aprea (Pdl), presidente della commissione Cultura della Camera. «Nel nostro Paese il deficit di tecnici intermedi è di circa 180mila

29/01/2009
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Il Sole 24 Ore

«Bisogna mettere in pista una macchina esecutiva per la realizzazione della riforma. Sarebbe l'unica garanzia per monitorare e assicurare, in concreto, il percorso verso il successo. Stiamo attenti a non costruire, "all'italiana", riforme scritte sulla carta a Roma senza tener conto delle esigenze delle scuole, degli insegnanti, degli studenti, delle realtà locali», è la richiesta di Gianfelice Rocca – vicepresidente di Confindustria per l'Education – rivolta al ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini. «La riforma dell'istruzione tecnica è la migliore risposta alla crisi economica e, anche se è stato rimandato il debutto, nulla vieta che si possano, nel frattempo, avviare alcune sperimentazioni. Poi, quelle che rispondono davvero alle esigenze del territorio saranno salvate», ha rassicurato Gelmini. L'occasione del confronto diretto è stata offerta ieri a Roma dalla presentazione del Quaderno «L'istruzione tecnica - Un'opportunità per i giovani, una necessità per il Paese», svoltasi nella sede della Luiss. Il dossier è stato pubblicato dall'associazione Treellle, presieduta da Attilio Oliva. Al dibattito ha partecipato anche Mauro Dell'Ambrogio, segretario di Stato per l'educazione della Confederazione elvetica.
Il timore che lo slittamento di un anno della riforma delle superiori (spostato al 2010-2011) possa rivelarsi un'altra occasione mancata per riordinare il secondo ciclo dell'istruzione è forte, ed è stato manifestato anche da Alberto Felice De Toni, presidente della commissione ministeriale per la Riorganizzazione dell'istruzione tecnica e professionale, insediata dal precedente Governo Prodi. «Non so se il rinvio è l'ennesimo fallimento: dipende da noi. Certo, i problemi aperti sono ancora tanti, dalla durata del ciclo di studi alla valorizzazione dell'istruzione professionale; dai troppi soggetti interessati, alla capacità di mettere al centro della trasformazione l'attività di laboratorio e l'alternanza scuola-lavoro. Occorre riprogettare tutto il sistema», ha spiegato De Toni.
«Dobbiamo passare dalle parole alla pratica, per realizzare la riforma, bloccata da troppi scontri ideologici negli ultimi decenni. Comunque, chiarisco che non vogliamo trasformare gli istituti in aziende e nemmeno privatizzare la scuola pubblica», ha puntualizzato Gelmini.
«Occorre comprendere che l'istruzione tecnica è strategica per il diritto allo studio e per il diritto al lavoro. E in questa situazione di crisi è il momento di dare una sterzata. È indispensabile una nuova governance – ha affermato Oliva – per istituti autenticamente autonomi e responsabili. Dove al vertice ci sia il preside con poteri operativi, affiancato da un consiglio di indirizzo e di sorveglianza, per bilanciare possibili derive autoritarie. Capace di approvare piani annuali e pluriennali e di deliberare l'assunzione del personale». Un profilo che, in parte, risulta già delineato dal disegno di legge presentato da Valentina Aprea (Pdl), presidente della commissione Cultura della Camera.
«Nel nostro Paese il deficit di tecnici intermedi è di circa 180mila unità – ha spiegato Rocca – e c'è carenza di professionalità tecniche adeguate, un ulteriore elemento di debolezza nella competitività internazionale. La ripresa delle iscrizioni negli istituti tecnici (+0,6% nell'ultimo anno scolastico) rappresenta una prima, importante, inversione di tendenza rispetto al trend negativo che ha caratterizzato gli ultimi 17 anni. Ed è necessario fare di tutto perché il rinvio dei nuovi istituti tecnici non vanifichi la piccola crescita delle iscrizioni», ha concluso il vicepresidente di Confindustria


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