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Sole 24 ore-"Riforma superiori, troppi licei"

Prime reazioni di esperti e operatori allo schema di decreto legislativo sul secondo ciclo dell'Istruzione "Riforma superiori, troppi licei" In molti vedono un pericolo nell'eccessiva framme...

11/12/2004
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Il Sole 24 Ore

Prime reazioni di esperti e operatori allo schema di decreto legislativo sul secondo ciclo dell'Istruzione

"Riforma superiori, troppi licei"

In molti vedono un pericolo nell'eccessiva frammentazione dell'offerta - Il nodo del ruolo delle Regioni. Bertagna: "Un sistema unico dai 14 ai 23 anni di età"

ROMA - Troppi licei: c'è il rischio di una frattura con l'istruzione professionale che, invece, va intesa secondo il principio della pari dignità tra i canali formativi, proprio come sancisce la riforma della scuola.

Sono le prime reazioni ai con tenuti dello schema di decreto legislativo sul secondo ciclo dell'Istruzione (si veda "Il So le-24 Ore" di ieri). Nella bozza ministeriale, che sarà discussa con le parti sociali a partire dal prossimo gennaio, gli otto licei, tra indirizzi e specializzazioni, diventeranno venti. E quello tecnologìco, in particolare, con i suoi sette indirizzi, sembra desti nato a sostituire in blocco gli attuali istituti tecnici. Sempre nello schema di decreto è previsto lo studio della filosofia e della seconda lingua comunitaria in tutti i licei.

La partita, poi, dovrà tenere conto del Titolo V della Costituzione, che affida alle Regioni la competenza sulla gestione del personale dell'organizzazione scolastica. Allo Stato resta al piano dei percorsi liceali. "Ci vuole un unico sistema educativo con licei quinquennali e istruzione e formazione professionale dai 14 ai 23 anni d'età '#8212; dice Giuseppe Bertagna, docente di Scienze della Persona all'Università di Bergamo '#8212; poi non possiamo permettere di lìquidare il sistema dell'istruzione e della formazione professionale in poche battute Si deve ragionare in termini di sistema-Paese e le ipotesi della bozza sono modificabili. L'idea del '#8216;campus' per il suo stretto collegamento col territorio e tra i canali dell'istruzione e della formazione, andava proprio in questa direzione di connessione, Infine, mi pare che ci sia un silenzio molto grave delle Regioni che, invece, hanno il dovere di intervenire", conclude Bertagna.

"Dalle anticipazioni sul decreto sembra che ci sia un arretra mento del disegno riformatore

- commenta Luciano Benadusi, preside della facoltà dì Sociologia alla Sapienza di Roma - invece punterei decisamente su un secondo canale con forte presenza dell'istruzione tecnica e, francamente, venti licei mi sembrano troppi. Altrimenti ci si ritrova tra due derive quella accademica dei licei, compreso quello tecnologico, e quella addestrativa dell'istruzione professionale, che diventerebbe di serie B. E mi sembrerebbe grave abbandonare l'idea del '#8216;campus'", conclude Benadusi

Michele Pellerey, ordinario di Didattica all'Università Salesiana di Roma, fa sapere che "con il modello proposto dallo schema di decreto si va verso una professionalizzazione elevata, che è contraria a un'impostazione europea sulla formazione professionale superiore non universitaria. La '#8216;liceizzazione' è un pericolo. Sembra quasi che le uniche dignità formative siano licei e università e a livello europeo non è così". "Il problema non è nominalistico, ma riguarda che cosa fanno fare i licei '#8212; afferma Giovanni Sedioli, dirigente dall' Istituto tecnico Aldini Valeriani di Bologna '#8212; ci si ostina a non considerare la tecnica come valore culturale ma solo strumentale E in questo manca una vera politica nazionale. Perché va compreso che cultura tecnica vuol dire saper fare e portare a risultati i linguaggi astratti. Altrimenti dalle scuole non usciranno tecnici ad alta qualificazione come chiesto dalle industrie"

Dario Nicoh, docente di Sociologia dell'università Cattolica di Brescia, sottolinea che "in questo momento di incertezza, rispetto agli scenari futuri, la scuola media sta orientando moltissimo i ragazzi a scegliere i licei. Inoltre, la bozza di decreto potrebbe risentire di un'impostazione basata sull'attuale organico dei docenti: ci sono moltissimi professori di materie umanistiche e pochi di discipline tecniche. Quindi, una marcata impostazione tecnica significherebbe lavorare con decenti che non abbiamo"

Luigi Illiano


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