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Si sale in cattedra per competenza la rivoluzione che divide la scuola

Intesa ministero-sindacati, cambia il reclutamento Prof scelti in base al curriculum, non per l’anzianità

11/07/2016
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la Repubblica

Corrado Zunino

Dopo un anno e mezzo di scontri alternati a indifferenze, il ministero dell’Istruzione e i sindacati principali della scuola italiana hanno siglato un accordo. Dai connotati potenzialmente rivoluzionari. Dice: dal 15 settembre prossimo, per gli insegnanti che hanno chiesto di cambiare istituto e per i vincitori del concorso 2016, la sede non sarà più scelta dal docente in base al punteggio accumulato (anzianità), ma dalla singola scuola in base alle sue necessità. E le necessità saranno riassumibili in quattro competenze, rese pubbliche proprio dall’istituto che va a offrire la cattedra.
L’accordo, che è una sigla in attesa dei dettagli, è della notte tra martedì e mercoledì scorsi e appena si è diffusa la notizia attorno alla scuola si è subito scatenato un nuovo dibattito, naturale prosieguo di quello che per due stagioni ha infiammato l’approvazione e poi la realizzazione della Legge 107, “La buona scuola”.
«La mia anzianità di servizio significa una grande esperienza unita ad anni di formazione. Non varrebbe più niente dall’oggi al domani? », chiede un docente. «I quattro criteri possono essere molto discutibili. Per esempio, avere abilitazione Clil nelle lingue non significa essere un buon insegnante. Oltretutto, per averla occorre pagare». C’è chi sostiene poi che la “finestra” di competenze sarà “personalizzabile” dalle scuole, insinuando il dubbio che sarà solo un altro modo per imbarcare prof raccomandati.
Ecco, le quattro competenze. Ogni preside di scuola, su una lista di venti-trenta criteri nazionali decisi dal Miur (a giorni), sceglierà i quattro che servono per offrire la cattedra (o le cattedre) del suo istituto. Quindi, ricevute le risposte alla “chiamata”, il dirigente scolastico sceglierà il docente che può garantire tutte e quattro le competenze. Se questo docente non ci sarà, si offrirà il ruolo a chi potrà offrirne tre. Se due insegnanti saranno a parità di competenze, vincerà — qui sì — chi avrà l’anzianità più alta.
Il 18 luglio, al massimo il 20, il Miur metterà sul proprio sito il modulo che gli insegnanti interessati dovranno compilare segnalando le proprie specificità: conoscenza certificata delle lingue, per esempio, esperienza in scuole periferiche, specializzazione sul sostegno, padronanza di didattiche alternative. Quindi, il Miur spiegherà in maniera pubblica quali sono le “caratteristiche nazionali” richieste, il cestino di venti-trenta competenze valide per tutti, e la singola scuola con cattedre a disposizione indicherà sul proprio sito le caratteristiche richieste per ogni ruolo. Il docente presente nell’ambito territoriale di quella scuola invierà il proprio modulo, se riterrà di avere quelle caratteristiche. Tutto questo, per il primo anno, riguarderà 80-100 mila docenti. E andrà chiuso entro il 15 setttembre.
Si temeva la “chiamata diretta” (invenzione di Valentina Aprea, suggeritrice dell’ex ministro Mariastella Gelmini). Questa, al massimo, è una “chiamata per competenze”. La Flc Cgil, timorosa dell’insurrezione dei suoi, smorza la portata dell’accordo: «Titoli e anzianità saranno sempre centrali». Il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone insiste: «È una svolta epocale che cambierà davvero la scuola italiana, gli istituti sceglieranno gli insegnanti non in base all’anzianità, ma per il loro profilo professionale, e per la prima volta non vedranno arrivare i docenti in base a meccanismi burocratici».

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