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“Servono giovani prof” Concorso per 300 mila
Annuncio di Profumo. Ma i sindacati: quelle cattedre non ci sono
20/12/2011
La Stampa
RAFFAELLO MASCI
ROMA
Aprire la scuola ai giovani, varare subito un maxi-concorso al quale potrebbero essere interessati 300 mila aspiranti professori. Il neo-ministro dell’istruzione Francesco Profumo ha gettato il cuore oltre l’ostacolo e ha annunciato ciò che i suoi predecessori non si potevano neppure sognare: riaprire i concorsi nella scuola per fare spazio alle nuove generazioni di docenti, considerando che l’età media del personale insegnante è oggi di 47 anni. Dal 1999, infatti, i concorsi sono bloccati, le graduatorie piene, e le assunzioni fatte attraverso il mero riassorbimento di queste ultime. Lo slancio del neo ministro è stato generoso, ma i sindacati - pur apprezzando l’iniziativa - gli hanno ricordato che i tagli diventati legge (numero 133 del 2008, cioè la riforma Gelmini) e le graduatorie pregresse, non lasciano tante cattedre disponibili, tali da giustificare un concorso di grandi dimensioni. Quindi il ministro ci vada piano: questo il messaggio.
Francesco Profumo è stato profeta in patria, in quanto ha parlato nella sala consiliare della natia Savona, dove si era recato per premiare i quattro migliori allievi delle altrettante facoltà presenti nel Campus savonese (nella fattispecie 4 ragazze) e lì ha parlato di vari argomenti, tra cui l’opportunità di varare un piano per la messa in sicurezza degli edifici scolastici. Tra le sue esternazioni, però, l’uditorio è stato colpito da questa grande novità sul concorso venturo: «Dobbiamo farlo al più presto - ha detto il ministro - Da 13 anni non ci sono più concorsi pubblici, e questo è senz'altro un tema su cui bisogna lavorare». Dei 25 mila posti che si liberano ogni anno per effetto del pensionamento - ha chiarito poi il ministero - la metà vengono coperti attingendo dalle graduatorie permanenti ad esaurimento e l’altra metà, ovvero 12.500, potrebbero essere messi a concorso.
Mimmo Pantaleo, segretario della Flc-Cgil ha accolto l’annuncio come un regalo di Natale, ma - al tempo stesso - non si è potuto esimere dal ragionare sui numeri e sulla loro logica stringente: «È importante far ripartire i concorsi - ha detto - ma la questione vera è che bisognerebbe fare una ricognizione sui posti disponibili. Ho l’impressione che non ce ne siano né per i precari né per gli altri. Da un lato - spiega Pantaleo - il nuovo meccanismo sulle pensioni allontana le uscite dal lavoro, dall’altro ho l’impressione che i tagli previsti dalla legge 133 non siano stati realizzati ancora del tutto e dunque è forte il rischio che si proceda ancora a sforbiciare». Massimo Di Menna, il suo omologo della Uil, ha le stesse perplessità: «È del tutto evidente che per fare le cose bene occorre, sì fare presto ma non in solitudine: il governo ci ascolti prima di decidere».
La politica (Rocco Buttiglione per l’Udc, Antonio Rusconi per il Pd, ma anche altri) ha accolto l’annuncio come una ventata di aria nuova, ma le buone intenzioni potrebbero stridere con le esigenze numeriche. Salvo che per alcune materie (tecnicamente, «classi di insegnamento»): Francesca Puglisi responsabile scuola del pd, ha parlato da esperta della materia, per ricordare che «il concorso servirebbe semmai per le discipline scientifiche, dato che in ben 64 province le graduatorie sono in esaurimento ed entro tre anni non avremo più docenti di matematica, fisica e chimica da immettere nella scuola». Ma c’è un problema più generale: l’Italia non ha laureati in matematica, fisica e chimica in assoluto, né per la scuola né per altri settori. Potremmo invece esportare quelli in lettere, lingue e filosofia, il cui fabbisogno - secondo una stima recente - è coperto fino al 2035.