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“Senza scuola pubblica non sarei qui”

Tom Hanks racconta il suo college. E difende Obama che destina fondi statali all’istruzione gratuita

16/01/2015
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la Repubblica
NEL 1974 mi diplomai alla Skyline, una scuola superiore di Oakland, in California. Non ero uno studente brillante, i miei voti erano molto scadenti. Potendo inoltrare la domanda a tre università, scelsi il Mit e la Villanova, consapevole che atenei così prestigiosi non avrebbero mai accettato uno studente come me, ma sperando che mi spedissero i loro adesivi per auto come premio per averci provato. In ogni caso non potevo permettermi le rette del college. L’ultima domanda la feci al Chabot, un community college nella vicina cittadina di Hayward: e visto che i community college accettavano tutti e non prevedevano il pagamento di rette, il Chabot diventò la mia alma mater.
Per migliaia di studenti pendolari, il Chabot era come la Columbia, come Annapolis, addirittura come la Sorbona; offriva corsi di fisica, stenografia, meccanica automobilistica, contabilità per commercialisti, lingue straniere, giornalismo… Dite un’arte, una scienza, una materia o un mestiere e probabilmente il Chabot lo insegnava. Aveva un programma di infermieristica che sfornava diplomati, squadre sportive che convogliavano atleti verso strutture più importanti e un parcheggio da qualche migliaio di posti: tutto gratis, tranne l’impegno e il costo dei libri usati.
Tra i miei compagni di studi c’erano veterani di ritorno dal Vietnam, donne di ogni stato civile con figli o senza che avevano ripreso a studiare, uomini di mezza età che volevano migliorare le loro prospettive lavorative e guadagnare di più. Al Chabot avevamo la possibilità di guadagnarci i nostri requisiti di istruzione generale, crediti che potevamo trasferire a un’università: quei due anni rappresentavano una spinta iniziale preziosissima. Dopo, ebbi la possibilità di iscrivermi alla sede di Sacramento dell’Università statale della California (costava 95 dollari a semestre, al limite delle mie possibilità economiche) e studiare solo la mia materia principale, arte teatrale. (Dopo un anno a Sacramento me ne andai per iscrivermi a una cosetta chiamata Scuola delle Bastonate, nota anche come Vita).
Per un qualche colpo di fortuna dell’epoca dei computer a schede perforate, fui tra i migliori studenti frequentando corsi che adoravo (interpretazione orale) corsi che odiavo (salute, una materia obbligatoria), corsi in cui andavo fortissimo (cinematografia d’autore, tipo La carrozza d’oro di Jean Renoir e Intolleranza: Simon del deserto di Luis Buñuel) e corsi che mollai dopo la prima ora (astronomia, perché era tutta matematica). A zoologia quasi mi bocciarono perché uccisi i miei moscerini per distrazione, ma mi disse bene con un corso di inglese intitolato «L’esperienza di lettura del college »: i libri di Carlos Castaneda erano incomprensibili per me (e lo sono tuttora), ma la presentazione che mi avevano assegnato sul processo analitico chiamato dinamica strutturale fu giudicata chiara e concisa, anche se non avevo fatto nulla di più che abbellire la definizione che avevo trovato sul dizionario.
Feci un corso di oratoria che mi è rimasto fortemente impresso per due ragioni. La prima è che i compiti che ci assegnava il professore ci costringevano a superare la nostra timidezza. La seconda è che una delle mie compagne di corso era una hostess (all’epoca non si chiamavano ancora assistenti di volo): studiava comunicazione ed era bellissima. Viveva poco distante da me e quando alla mia Volkswagen partì una biella e fui costretto a lasciarla dal meccanico per una settimana, lei mi offrì un passaggio. Quei tre giorni, lunedì, mercoledì e venerdì, viaggiai sul sedile del passeggero senza riuscire a spiccicare parola: comunicare con lei a tu per tu era l’antitesi del parlare in pubblico.
I corsi che seguii al Chabot sono stati come un sasso in uno stagno per la mia vita professionale: hanno prodotto sottili increspature lungo tutta la mia carriera successiva. Ho prodotto la miniserie John Adams per la Hbo con un format imparato da un professore di storia fumatore di pipa, James Coovelis, che teneva lezioni estremamente avvincenti. Il corso di studi shakespeariani di Mary Lou Fitzgerald mi ha fatto capire in che modo la struttura in cinque atti del Riccardo I-II, della Tempesta e dell’ Otello riusciva a focalizzare il tema dell’opera.
Nel corso «Il dramma nell’esibizione dal vivo», tenuto da Herb Kennedy, leggevo opere teatrali come The Hot L Baltimore e Desiderio sotto gli olmi e poi guardavo come venivano rappresentate. Riuscivo a vedere le opere di cui si parlava nel corso grazie agli sconti per studenti dell’American Conservatory Theater di San Francisco e del Berkeley Repertory Theater. Quelle opere riempirono la mia testa di sogni ingigantiti. Presi il massimo dei voti.
Ovviamente, tra un corso e l’altro ciondolavo mangiando patatine fritte e guardando le ragazze: sono gli stessi piaceri delle scuole che costano migliaia di dollari a semestre. Certe volte oziavo nell’enorme biblioteca che fa da ancora al recinto ovale del Chabot. È stato lì, frustrato dalla mancanza di fumetti, che ho letto per la prima volta il New York Times.
Se la biblioteca del Chabot ha ancora la sua collezione di vinili, troverete il mio nome scritto ripetutamente sui talloncini dei prestiti dell’esecuzione dei monologhi di Eugene O’Neill da parte di Jason Robards. Sul lato B era Hickey in Arriva l’uomo del ghiaccio (sempre di O’-Neill), una registrazione che ho ascoltato almeno venti volte. Nel 1993, quando lavorai con Robards nel film Philadelphia, mi confessò che aveva registrato quei monologhi alle dieci di mattina, dopo ettolitri di caffè.
Il presidente Barack Obama spera di riuscire a garantire a 9 milioni di americani due anni di community college gratuiti. Probabilmente il nuovo Congresso storcerà il naso inorridito di fronte al costo del progetto (60 miliardi di dollari), ma io spero che vada a buon fine perché altri veterani, stavolta da Iraq e Afghanistan, e un’altra generazione di madri, genitori single e lavoratori rimasti fuori dal mercato del lavoro hanno bisogno di meno ostacoli per poter iniziare il prossimo capitolo della loro vita. Chi esce dalla scuola superiore senza avere i soldi per potersi pagare l’istruzione universitaria potrebbe evitare di doversi accollare da subito un grosso mutuo, e magari potrebbe incappare per caso nel corso che ridefinirà il lavoro della sua vita. Per molte persone la vita cambierebbe in meglio.
Il Chabot College sta ancora a Hayward, anche se Coovelis, Fitzgerald e Kennedy non ci sono più. Qualche anno fa sono passato in macchina davanti al campus con uno dei miei figli, e gli ho riassunto i due anni che avevo passato lì con questa frase: «Quello è il posto che ha fatto di me la persona che sono oggi».
© 2-015 The New York Times.
Tom Hanks è un attore, produttore e regista. Il suo film del 2-011, L’amore all’improvviso – Larry Crowne , è stato ispirato dai suoi anni al Chabot College.
Traduzione di Fabio Galimberti

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