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Sentenza Ue: basta precari nella scuola Ora lo Stato rischia ricorsi per 2 miliardi

27/11/2014
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Il Messaggero

IL VERDETTO
ROMA Potranno chiedere i risarcimenti, i mancati scatti d'anzianità non riconosciuti dal 2002 al 2010, gli stipendi per i mesi estivi mai percepiti oltre a una cattedra che, secondo l'Unione europea, spetta loro di diritto. È una bocciatura sonora che non prevede alcuna possibilità d'appello, quella emanata dalla sentenza della Corte di Giustizia europea sulla mancata regolarizzazione dei docenti precari. Una sentenza che, di fatto, ha giudicato illegittima la reiterazione, da parte della Pubblica amministrazione italiana, dei contratti a tempo determinato oltre i 36 mesi per gli insegnanti. Ora, ben 250mila docenti potranno chiedere, dopo anni di precariato, l'immediata stabilizzazione o i risarcimenti. Perché quello italiano è un caso unico a livello comunitario che non solo stride con la direttiva europea del 1999 sull'accordo quadro del lavoro a tempo determinato ma che non «trova - si legge nella sentenza della Corte - alcuna giustificazione». In sostanza, mancano dei criteri «trasparenti e oggettivi», argomentano i giudici sovranazionali, per considerare lecita la mancata assunzione di personale docente e tecnico ausiliare con oltre tre anni di servizio nelle scuole del paese. E non finisce qui, perché l'Italia, inoltre, non ha fatto nulla, finora, «per sanzionare debitamente il ricorso abusivo a una successione di contratti a tempo determinato».
IL PRECEDENTE
Il parere dei giudici europei arriva in seguito a dei ricorsi presentati da docenti e personale ausiliare italiano impegnato negli istituti nazionali con contratti a tempo determinato ripetuti, però, anche dopo la scadenza dei 36 mesi e comunque per un periodo non inferiore ai 5 anni con 45 mesi di lavoro. Impugnando l'illegittimità di tale procedura, i giudici di Lussemburgo non hanno fatto altro che dargli ragione. Tuttavia, trattandosi di un rinvio pregiudiziale che permette ai giudici italiani, come quelli del tribunale di Napoli, di interpellare la Corte europea in merito all'interpretazione del diritto dell'Unione, la sentenza di ieri non risolve la controversa questione che da anni attanaglia la categoria professionale, ma fa giurisprudenza, lasciando ai giudici italiani il compito di risolvere le controversie conformemente alla decisione della Corte europea. E allora ecco che quegli insegnanti precari rivolgendosi ora a un tribunale del lavoro italiano potranno vedersi riconoscere l'assunzione o i risarcimenti che l'Anief quantifica intorno ai 2 miliardi di euro. Ma i ricorsi non riguarderanno solo il risarcimento dei danni, perché a questi si aggiungono le richieste per l'anzianità mai erogata, i mesi estivi non retribuiti e la cifra a carico dello Stato, potrebbe arrivare intorno ai 10 miliardi.
I RICORSI
I docenti precari con almeno dieci anni di servizio potranno impugnare la sentenza europea chiedendo anche il risarcimento contro i mancati scatti d'anzianità, che la nuova riforma della Scuola dovrebbe cancellare. L'Anief ipotizza, per questo una cifra di 5 miliardi di euro cui segue quella per le mensilità estive non pagate. Giacché molti di quei 250mila precari firmavano contratti in scadenza il 28 giugno e non il 31 agosto. I rimborsi, in questo caso, potrebbero ammontare a un altro miliardo di euro. In più, anche chi è stato già stabilizzato o lo sarà con il piano straordinario assunzioni 2015 (i famosi 149mila docenti delle graduatorie a esaurimento) potrà chiedere un risarcimento danni fino a 7mila euro ciascuno per abuso di contratti.
I SINDACATI
Per quanto i dati dei precari coinvolti siano discordanti - i sindacati parlano di circa 250-300mila docenti precari e personale Ata, il ministero dell'Istruzione scende a 60mila, considerando i casi prescritti e cioè quelli che riguardano insegnanti che negli anni hanno poi deciso di intraprendere altri percorsi professionali - le associazioni di categoria, che scenderanno in piazza il prossimo 12 dicembre, parlano della sentenza come «di una vittoria storica», che spiana la strada anche per altre categorie del pubblico impiego. «Ora è assodato - afferma il presidente dell'Anief, Marcello Pacifico - che non esistono ragioni oggettive per discriminare personale docente e Ata assunto a tempo determinato nella scuola italiana dal 1999». «Il governo - aggiungono Gilda e la Flc-Cgil per voce del segretario, Domenico Pantaleo -, dovrà assumerli tutti e non solo quelli previsti dalla nuova riforma della Buona scuola a partire dal prossimo settembre». Riforma che, difende il ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, va oltre la sentenza della Corte europea. Ma che, nei fatti, arriva dopo il parere dei giudici sovranazionali.
Camilla Mozzetti


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