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Senato-VII Commissione-Martedì 20 e mercoledì 21

IN SEDE CONSULTIVA SU ATTI DEL GOVERNO Schema di decreto legislativo recante la definizione delle norme generali relative alla scuola dell'infanzia e al primo ciclo dell'istruzione (n. 303) (Parer...

21/01/2004
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IN SEDE CONSULTIVA SU ATTI DEL GOVERNO

Schema di decreto legislativo recante la definizione delle norme generali relative alla scuola dell'infanzia e al primo ciclo dell'istruzione (n. 303) (Parere al Ministro per i rapporti con il Parlamento, ai sensi dell'articolo 1 della legge 28 marzo 2003, n. 53. Seguito dell'esame e sospensione)

Riprende l'esame, sospeso nella seduta del 26 novembre scorso.

La senatrice SOLIANI (Mar-DL-U) chiede se siano pervenute le osservazioni della Commissione bilancio.

Il PRESIDENTE risponde in senso negativo, ricordando peraltro che la Commissione bilancio è tenuta ad esprimere le proprie osservazioni in tempo utile affinché la Commissione possa concludere i suoi lavori di merito entro il termine assegnatole, che scade il prossimo 23 gennaio.

La senatrice PAGANO (DS-U) chiede la verifica del numero legale.

Il PRESIDENTE fa osservare che tale richiesta può essere avanzata solo con riferimento ad una votazione. Dichiara quindi aperta la discussione generale sull'atto in titolo.

La senatrice SOLIANI (Mar-DL-U) rileva che un primo orientamento sul decreto in titolo lo ha già dato il Paese, con le diffuse manifestazioni di disagio, disorientamento, mobilitazione. Anche le audizioni condotte dall'Ufficio di Presidenza della Commissione hanno fatto registrare una serie di suggerimenti puntuali. Al primo banco di prova, la riforma ha quindi dimostrato i suoi limiti, determinando una sensazione di repulsione più che di attenzione o interesse.
Con particolare riferimento alla sua fattibilità, la senatrice Soliani si sofferma quindi sui tempi e sulle condizioni della riforma, stigmatizzando anzitutto l'ingorgo creatosi con il termine per le iscrizioni al nuovo anno scolastico. Al riguardo, lamenta l'emanazione della recente circolare sul tempo pieno, che si pone in contraddizione con il decreto in esame e configura una quanto mai inopportuna sovrapposizione con il lavoro parlamentare. E' infatti indiscutibile che il decreto legislativo avrebbe dovuto precedere, anziché seguire, le relative disposizioni attuative. Né vi sono, come dimostrato fra l'altro dal confronto con gli enti locali, le condizioni affinché la riforma si possa realizzare.
Sarebbe stato pertanto preferibile procedere quanto meno con gradualità, rinviando il pieno avvio della riforma all'anno scolastico 2005-2006. In tal senso si sono del resto espressi anche gli editori, invocando maggiore gradualità ai fini dell'adozione dei libri di testo.
Passando al merito della riforma, ella segnala i forti dubbi di legittimità costituzionale che la investono, a partire da un evidente eccesso di delega. Nella legge n. 53 non vi è infatti traccia del maestro prevalente (cosiddetto tutor). Inoltre, gli articoli 129 e 130 del testo unico delle leggi sulla scuola, relativi al tempo pieno e al tempo prolungato, sono ancora in vigore. Infine, la riforma si pone in netto contrasto con le attribuzioni regionali, come dimostrato dall'orientamento contrario manifestato da ben otto regioni nell'ambito della Conferenza Stato-regioni. Tale contrarietà non deriva solo da un'elaborazione della riforma non condivisa, ma anche e soprattutto dalla mancanza di copertura finanziaria. Al riguardo, in attesa che pervengano le osservazioni della Commissione bilancio, non si può infatti non rilevare fin d'ora l'assenza di un piano finanziario e il contestuale ricorso al Fondo per le politiche sociali che segna una netta prevalenza della concezione assistenzialista della scuola in luogo di quella didattica e formativa.
Quanto poi alle Indicazioni nazionali per la redazione dei piani di studio personalizzati, ella rileva l'inadeguatezza della loro fonte giuridica e l'assenza di trasparenza nel loro processo formativo, stigmatizzando altresì l'assenza del decreto previsto dall'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999.
Dopo aver richiamato la recente sentenza della Corte costituzionale n. 13 del 2004 sulla gestione del personale docente, che ha da ultimo confermato che all'erogazione del servizio scolastico sono collegati i diritti fondamentali della persona, ella si sofferma sulle modifiche apportate al regime del tempo pieno.
Nel rilevare che il modello attuale è totalmente cancellato dalla riforma, critica lo spezzettamento orario che ne deriva, a fronte del quale poco importa che sia mantenuto il tetto formale delle 40 ore. Si tratta infatti, a suo giudizio, di una caduta di qualità, che sottende unicamente l'intenzione di apportare riduzioni di spesa. La frammentazione del progetto e la copertura del tempo scuola con supplenti e docenti esterni richiamano infatti fin troppo chiaramente il dopo-scuola degli anni Sessanta.
Il tempo è invece decisivo per l'apprendimento in una dimensione di organicità, longitudinalità e continuità ed in tal senso non può essere condiviso il modello accumulativo e minimalista sotteso alla riforma, che sembra voler corrispondere solo ad un'esigenza di parcheggio degli allievi.
Ella critica poi gli insufficienti riferimenti agli alunni disabili e, in generale, alle diversità, con riferimento alle quali sottolinea con forza l'esigenza di una piena integrazione degli immigrati. Al riguardo, ricorda che è compito della scuola forgiare il Paese all'unità nazionale e contribuire a ridurre le diseguaglianze.
Evidenzia inoltre la forte difficoltà di far incontrare la domanda delle famiglie con l'offerta delle scuole.
Dopo aver posto criticamente il problema del costo dei libri di testo per il monte ore facoltativo, che certamente non può essere addossato alle famiglie, ricorda infine che nei principali Paesi europei le attività didattiche sono articolate fra mattina e pomeriggio.
Invita quindi il Ministro ad ascoltare la protesta che emerge nel Paese, a prendere atto della impraticabilità politica e sociale della sua proposta e a ritirare il decreto in esame, che segna una intollerabile discontinuità storica con la scuola italiana.
Riconsiderando l'intero approccio potrà indi essere possibile ampliare concretamente l'offerta formativa delle scuole, sulla base di un comune impegno nell'interesse del Paese.

Il senatore FAVARO (FI) sottolinea che il provvedimento in esame, adottato in attuazione della legge n. 53 del 2003, rappresenta motivo di soddisfazione per la maggioranza, atteso che contribuisce a limitare l'area di incertezza in cui vive il mondo della scuola.
Egli si sofferma successivamente sui cardini su cui si fonda il provvedimento, quali individuati dallo stesso Presidente relatore nella sua relazione introduttiva: la valorizzazione dell'autonomia scolastica, la personalizzazione dei percorsi scolastici, il coinvolgimento delle famiglie e l'individuazione di un docente con funzioni di orientamento e coordinamento.
Oltre al provvedimento in titolo, egli sottolinea altresì che il Governo è chiamato ad ulteriori interventi legislativi, non solo in riferimento alla disciplina del secondo ciclo di istruzione, ma soprattutto in merito all'alternanza scuola-lavoro e allo status giuridico degli insegnanti e del personale della scuola. La disciplina di quest'ultimo ambito, a suo avviso, risulta particolarmente urgente al fine di eliminare la situazione di incertezza e precarietà in cui versa il mondo docente, con riferimento sia all'aspetto economico sia a quello della formazione.
In proposito egli ricorda inoltre che il Ministero per l'istruzione, l'università e la ricerca ha comunque già stanziato risorse per la formazione del personale docente del primo ciclo per gli anni 2003 e 2004.
Egli si sofferma poi sulla questione relativa alla scarsità delle risorse destinate al mondo della scuola, sulla quale - ricorda - in Commissione si sono spesso trovate convergenze significative fra maggioranza ed opposizione.
Egli sottolinea indi che la scuola rappresenta un servizio fondamentale per gli studenti e pertanto giudica senz'altro opportune le disposizioni recate dal provvedimento in esame, che del resto ribadisce quanto già stabilito dal decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999, relative alla necessità di prevedere percorsi personalizzati, per gruppi se non addirittura per singoli allievi.
Rileva altresì che il provvedimento in esame, così come del resto la legge n. 53 del 2003, definisce un nuovo modello di scuola, non più centrato sull'ascolto passivo, bensì sull'apprendere riflessivo, sull'elaborazione dei contenuti culturali e sulle attività di gruppo, sostenendo che coloro che giudicano negativamente tale riforma continuano a basarsi sulle vecchie categorie di una scuola che predilige un'organizzazione e una programmazione rigida.
Tale nuovo modello, che a suo avviso risulta senz'altro più complesso da gestire, richiede la collaborazione attiva di tutti gli operatori. L'esigenza di tale modello è richiamata dal decreto legislativo, in particolare all'articolo 9 del Capo V, che nel definire le finalità della scuola secondaria di primo grado sottolinea l'importanza della crescita delle capacità autonome di studio degli studenti, nonché del rafforzamento delle attitudini all'interazione sociale. Questa impostazione, che pone al centro la definizione di percorsi di apprendimento individualizzati è - a suo avviso - l'unica scelta possibile per la scuola di massa che intenda divenire la scuola di tutti, e a tal fine egli giudica altresì imprescindibile un adeguato processo di informazione e formazione dei docenti.
Con riferimento poi alla finalità, anch'essa contenuta nell'articolo 9, relativa ampliamento dell'offerta formativa, egli ricorda l'introduzione dell'informatica e dello studio della seconda lingua straniera, la cui efficacia dipenderà, a suo avviso, dalla capacità sia delle scuole di elaborare una proposta formativa efficace, che delle famiglie di comprenderne l'importanza.
Quanto all'articolo 11, egli sottolinea che il portfolio rappresenta uno strumento importante e complesso, diretto a garantire la verticalizzazione del curricolo nonché la personalizzazione dell'insegnamento. Esso richiede infatti - prosegue - per la sua elaborazione una notevole formazione specifica da parte dell'insegnante tutor, anche al fine di mantenere un costante raccordo con gli altri docenti e con le famiglie degli studenti. In proposito egli osserva che il provvedimento in esame valorizza il ruolo sia delle famiglie che del corpo docente nella sua collegialità, atteso che esso è chiamato a progettare, sulla base delle Indicazioni nazionali e dei piani di offerta formativa (POF), i piani di studio, nonché a gestire il portfolio delle competenze personali degli allievi.
Sempre in merito al portfolio, nel dichiarare di comprendere il disorientamento da parte dei docenti, atteso il notevole carico di lavoro e le notevoli implicazioni didattiche che esso comporta, auspica l'adozione di iniziative al fine di evitare che molti insegnanti assumano nei confronti di tale novità un atteggiamento di rifiuto o puramente compilatorio.
Al fine di evitare tale rischio, il senatore giudica opportuna un'ampia campagna di informazione e formazione al fine di accrescere la consapevolezza del valore di tale strumento ai fini del successo scolastico e formativo degli studenti.
Passando a considerare le Indicazioni nazionali per i piani di studio personalizzati nella scuola secondaria, allegate al provvedimento, egli si sofferma sull'importanza del principio dell'interdisciplinarietà.
Con riferimento al tempo pieno, sul quale si incentrano i principali rilievi critici al provvedimento, egli ricorda che esso non riduce il numero di ore attualmente previste per le scuole elementari. Alle 27 ore obbligatorie, prosegue, le istituzioni scolastiche, su richiesta delle famiglie, devono infatti aggiungerne altre 3, e con il tempo pieno si possono raggiungere le attuali 40 ore.
Sempre in merito al tempo pieno, egli esprime inoltre il proprio favore nei confronti delle proposte presentate all'articolo 7 in sede di Conferenza unificata, che il Governo ha peraltro dichiarato di accogliere, le quali migliorano ulteriormente il testo originale del provvedimento facendo venir meno i motivi di preoccupazione circa il mantenimento di tale istituto a carattere gratuito.
Sull'argomento, egli ricorda altresì l'intervento chiarificatore del Ministro per i rapporti con il Parlamento in risposta ad un'interpellanza alla Camera dei deputati lo scorso 3 dicembre, in cui garantì la gratuità delle 3 ore settimanali aggiuntive per la scuola primaria e delle 6 ore settimanali per la scuola secondaria di primo grado, nonché la presenza dei docenti durante il servizio mensa.
Egli ribadisce dunque che con il provvedimento in esame non si verifica alcuna riduzione dell'orario scolastico e che il tempo pieno deve necessariamente essere istituito da parte delle scuole qualora i genitori lo richiedano, sempre che gli enti locali siano in grado di finanziare il servizio mensa e di trasporto dei studenti.
Egli sottolinea inoltre che il contenuto del tempo pieno non può essere ulteriormente specificato nel decreto legislativo, attesa la necessità di garantire il rispetto del principio dell'autonomia scolastica, così come previsto sia dal nuovo Titolo V della Costituzione che, fra l'altro, dal decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999. L'autonomia scolastica, prosegue il senatore, costituisce del resto uno dei cardini della riforma della scuola e deriva dalla convinzione, propria del nuovo rapporto tra centro e periferia, che all'istituzione scolastica, ramificata nel territorio nazionale, debba essere accordata fiducia.
Manifesta infine il proprio disappunto sull'errata interpretazione dell'articolo 7 del provvedimento, sulla base della quale sono state organizzate manifestazioni di protesta nelle quali si è fatto uso strumentale dei bambini che sarebbe stato senz'altro opportuno non coinvolgere per una battaglia politica.
Conclude indi auspicando che nel parere che la Commissione si appresta ad adottare sia suggerito al Governo di aggiungere, all'articolo 16 del provvedimento, dopo le parole: "dalla legge 5 febbraio 1992, n. 104," le seguenti: "e alla normativa applicativa attualmente in vigore", attesa l'opportunità di tener conto della normativa secondaria successivamente introdotta, che ha sistematizzato la materia dell'integrazione scolastica.

Il seguito dell'esame è quindi sospeso.

IN SEDE REFERENTE
(2686) Conversione in legge del decreto-legge 14 gennaio 2004, n. 2, recante disposizioni urgenti relative al trattamento economico dei collaboratori linguistici presso talune Università ed in materia di titoli equipollenti
(Esame e rinvio)

Riferisce alla Commissione il senatore GABURRO (UDC), il quale sottolinea anzitutto che il decreto-legge n. 2 del 2004, all'articolo 1, prevede una sanatoria della posizione economica degli ex lettori di madrelingua straniera di determinate università, divenuti collaboratori ed esperti linguistici di lingua madre in applicazione dell'articolo 4 del decreto-legge n. 120 del 1995, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 236 del 1995.
Egli rileva inoltre che il decreto-legge è diretto a dare esecuzione alla sentenza della Corte di giustizia delle Comunità europee del 26 giugno 2001, con la quale si sottolinea la necessità di equiparare gli ex lettori di madrelingua straniera ai ricercatori universitari confermati, ancorché ai soli fini del trattamento contributivo e previdenziale.
Quanto all'articolo 2, esso prevede l'equipollenza ai titoli di laurea in giurisprudenza rilasciati dalle università statali italiane dei corrispondenti titoli rilasciati da istituzioni universitarie straniere e non statali italiane operanti sul territorio nazionale, qualora queste ultime siano riconosciute di particolare rilevanza scientifica sul piano internazionale. La procedura per tale riconoscimento si basa su un decreto ministeriale, adottato previo parere conforme del Consiglio universitario nazionale (CUN), con cui si accerta la corrispondenza dei percorsi formativi e dei programmi di insegnamento ai percorsi e titoli rilasciati dalle università italiane, la qualità delle strutture edilizie e didattiche, nonché la qualificazione del corpo docente.
Il relatore conclude osservando che il comma 2 esclude dalla dichiarazione di equipollenza i titoli rilasciati dalle filiazioni di università straniere operanti in Italia (disciplinati dall'articolo 2 della legge n. 4 del 1999), nonché i titoli rilasciati dalle istituzioni straniere che saranno riconosciute sulla base di un regolamento governativo, da emanarsi ai sensi della legge n. 148 del 2002 di ratifica della Convenzione di Lisbona sul riconoscimento dei titoli di studio stranieri relativi all'insegnamento superiore nella regione europea.

Si apre il dibattito.

Il senatore MONTICONE (Mar-DL-U) condivide il carattere di necessità ed urgenza delle norme recate dal decreto-legge, sottolineando in particolare l'opportunità dell'articolo 1, diretto a riconoscere l'equiparazione della posizione economica degli ex lettori di madrelingua straniera con quella dei ricercatori universitari, che - a suo avviso - si configura come un vero e proprio diritto soggettivo.
Quanto all'articolo 2, egli manifesta alcune perplessità in ordine alla mancanza di una disciplina organica in materia di equipollenza dei titoli di laurea e a tal fine auspica un'iniziativa in tal senso.

Anche il senatore TESSITORE (DS-U) condivide la necessità di equiparare ai soli fini del trattamento economico gli ex lettori di madrelingua straniera ai ricercatori universitari confermati. In proposito, ricorda peraltro che i lettori di madrelingua straniera hanno adito le vie giudiziarie, in questo sostenuti anche da alcune forze del Parlamento, al fine di ottenere persino l'equiparazione alla qualifica di professore associato, ciò che - a suo avviso - determinerebbe lo svilimento della funzione docente, atteso che essa è legata anche alla produzione scientifica che non è richiesta ai lettori.
In merito all'articolo 2, nel dichiarare di condividere le osservazioni del senatore Monticone, auspica una maggiore sistematicità in ordine alle procedure per il riconoscimento dei titoli accademici, che dovrebbe basarsi su principi di generalità ed astrattezza e non sull'iniziativa delle istituzioni interessate. Oltretutto, egli sottolinea che la mancanza di una disciplina generale in materia determina lo svilimento del processo europeo di convergenza dei sistemi scolastici ed universitari.

Poiché nessun altro senatore chiede di intervenire nella discussione generale, il PRESIDENTE dichiara chiusa tale fase procedurale.

Il seguito dell'esame è quindi rinviato.

IN SEDE CONSULTIVA SU ATTI DEL GOVERNO

Schema di decreto ministeriale recante l'elenco delle proposte di istituzione e di finanziamento di Comitati nazionali e di Edizioni nazionali per l'anno 2004 (n. 323)
(Parere al Ministro per i beni e le attività culturali, ai sensi dell'articolo 2, comma 2, della legge 1° dicembre 1997, n. 420. Esame e rinvio)

Riferisce alla Commissione la senatrice BIANCONI (FI), la quale osserva anzitutto che lo schema di decreto ministeriale in titolo è stato adottato dal Ministero per i beni e le attività culturali in base all'articolo 2, comma 2, della legge n. 420 del 1997. Quest'ultimo, ricorda la relatrice, aveva introdotto rilevanti innovazioni in materia di iniziative celebrative attraverso l'istituzione della Consulta dei Comitati nazionali e delle Edizioni nazionali, al fine di disciplinare con modalità più eque e razionali la ripartizione dei contributi statali.
Entrando nel merito del provvedimento in esame, ella sottolinea che la Consulta, nel valutare i programmi e le iniziative proposte ai fini dell'ammissione ai contributi per il 2004 (pari a 6.713.940 euro), ha operato ancora una volta secondo criteri obiettivi e con la massima serietà, anche in considerazione della sempre maggiore difficoltà di attribuire le risorse, non sempre adeguate, attesa la costante crescita sia qualitativa che quantitativa degli eventi celebrativi proposti.
Ella dà indi conto sia delle nuove richieste di contributo, che dei programmi attualmente già operanti. In particolare, ella esprime il proprio apprezzamento per l'inclusione fra le nuove proposte di finanziamento di quella a favore del Comitato nazionale per le celebrazioni pucciniane. Al riguardo, ella ricorda che nel corso dell'esame del disegno di legge n. 2213 il Governo aveva dichiarato di accogliere l'ordine del giorno da lei stessa sottoscritto in qualità di relatrice, con il quale si impegnava l'Esecutivo ad istituire un Comitato nazionale per le celebrazioni pucciniane al fine di promuovere la figura e l'opera di Giacomo Puccini.
Conclusivamente, ella giudica importante che l'attività di tutela nei confronti dei Comitati nazionali per le celebrazioni o manifestazioni culturali, nonché per le Edizioni nazionali continui senz'altro ad essere riservata allo Stato e a tal fine esprime l'auspicio che se ne tenga conto nel corso dell'esame del disegno di legge n. 2544 di modifica della Costituzione.

Il seguito dell'esame è quindi rinviato.

Il PRESIDENTE sospende quindi la seduta, avvertendo che essa riprenderà al termine dei lavori dell'Aula.

La seduta, sospesa alle ore 16,30, è ripresa alle ore 20,30.

Schema di decreto legislativo recante la definizione delle norme generali relative alla scuola dell'infanzia e al primo ciclo dell'istruzione (n. 303) (Parere al Ministro per i rapporti con il Parlamento, ai sensi dell'articolo 1 della legge 28 marzo 2003, n. 53. Ripresa dell'esame e rinvio)

Riprende l'esame, dianzi sospeso.

Il PRESIDENTE informa preliminarmente che il ministro Letizia Moratti, la cui partecipazione ai lavori della Commissione era prevista per la seduta di domani alle ore 14,30, è influenzata. Si augura quindi che possa rimettersi in tempo utile per intervenire alla predetta seduta.

Ha quindi la parola la senatrice VITTORIA FRANCO (DS-U), la quale si interroga sulla natura del testo in discussione, che perde a suo giudizio i caratteri della realtà per assumere quelli della finzione. Il provvedimento è stato infatti assai criticato dalla Conferenza Stato-regioni ed è uscito da quel confronto assai modificato. Esso è stato inoltre smentito dalla circolare applicativa di recente emanazione, sì che risulta legittimo dubitare dell'utilità stessa della discussione in atto.
Ella nega poi che i tre obiettivi principali indicati dallo stesso Presidente relatore nella sua relazione introduttiva quali cardini della riforma (valorizzazione dell'autonomia scolastica, personalizzazione dei percorsi formativi e coinvolgimento delle famiglie) siano stati effettivamente raggiunti. L'autonomia scolastica risulta infatti addirittura ridotta, la personalizzazione dei percorsi più difficile e le famiglie si trovano in una situazione di crescente difficoltà.
Ella si associa indi alle considerazioni critiche della senatrice Soliani sull'istituzione del cosiddetto tutor, che esula completamente dalle previsioni della legge di delega n. 53. Tale innovazione non solo smantella il lavoro di équipe degli insegnanti, che aveva dato ottimi risultati, ma determina un ritorno alla genericità dei saperi segnando un deciso passo indietro. Le acquisizioni psicopedagogiche più moderne negano del resto che i bambini abbiano ancora bisogno di una figura unica di riferimento, in sostituzione di quella materna.
Il tutor, reintroducendo una responsabilità educativa prioritaria, determina inoltre la scomparsa della contitolarità dei docenti, scardinando il principio della loro pari dignità. Né può dirsi che vi sia stata sufficiente sperimentazione. Non solo, ma tale diversa impostazione didattica fa anche venire meno la garanzia degli organici di istituto per moduli, essendo garantito solo l'organico per le 27 ore obbligatorie. Al riguardo, desta infatti stupore che, a seguito delle modifiche concordate in sede di Conferenza Stato-regioni, la garanzia dell'organico per il monte ore facoltativo si limiti all'anno scolastico 2004-2005.
Quanto alla diversa organizzazione del tempo pieno, ella ritiene che la conferma delle attuali 40 ore si riduca, purtroppo, ad una scatola vuota. Una mera sommatoria di ore non può infatti considerarsi una modalità didattica, a differenza del tempo pieno attuale, che rappresentava una formula efficace per la crescita e la maturazione degli allievi. In considerazione delle connesse complicazioni di natura finanziaria, ella lamenta inoltre la perdurante assenza delle osservazioni della Commissione bilancio.
Passando al tema dell'autonomia scolastica, ella ribadisce che essa risulta compressa dalla riforma, che trasferisce consistenti segmenti di autonomia alle famiglie. Ciò sottende tuttavia una confusione fra i concetti di istruzione ed educazione. Se quest'ultima non può infatti che essere rimessa alle famiglie, che svolgono al riguardo un ruolo insostituibile, l'istruzione è invece ben altra cosa, in quanto volta a trasferire alle giovani generazioni strumenti cognitivi indipendentemente dalla famiglie di provenienza, in un'ottica di riduzione delle disuguaglianze e di garanzia di pari opportunità. La riforma si caratterizza invece per un familismo anacronistico, reintroducendo la figura del maestro prevalente in sostituzione della figura materna e spostando il baricentro dalle scuole alle famiglie.
Per quanto riguarda le Indicazioni nazionali per la redazione dei piani di studio personalizzati, ella critica la scelta di un assetto pedagogico, didattico ed educativo transitorio. Assai preferibile sarebbe stato invece emanare direttamente il decreto previsto dall'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999, che avrebbe consentito la definizione dei piani dell'offerta formativa definitivi. Sugli allegati al decreto - ella ricorda - si è peraltro registrato il parere contrario del Consiglio nazionale della pubblica istruzione (CNPI), che ha lamentato la scarsa attenzione prestata alle esperienze di eccellenza del passato.
Risponde infine al senatore Favaro sulla presenza dei bambini alle manifestazioni di piazza in difesa del tempo pieno, osservando che analoghe critiche dovrebbero allora rivolgersi anche alla presenza dei bambini in campo pubblicitario o in occasione di sfilate di moda.

Il senatore VALDITARA (AN) esprime il giudizio favorevole di Alleanza Nazionale sul decreto in esame, anzitutto in quanto prevede un grande coinvolgimento delle famiglie nelle scelte educative, correggendo la tendenza del passato che ha spesso visto le famiglie assenti e distratte. Anche la riforma scolastica recentemente propugnata dal Presidente Bush negli Stati Uniti conferisce del resto un ruolo crescente alle famiglie.
La riforma Moratti presta inoltre particolare attenzione alle individualità, prevedendo piani di studio personalizzati sia per gli studenti più meritevoli che per quelli più problematici. Tale obiettivo richiede peraltro uno sforzo particolare dei docenti, cui occorre corrispondere con un adeguato e costante investimento finanziario, che dovrà essere evidente fin dai prossimi passaggi della riforma.
Il decreto recepisce poi una significativa richiesta di Alleanza Nazionale, con riferimento alle valutazioni annuali, che possono condurre alla ripetizione dell'anno. Si tratta di una scelta fortemente voluta da Alleanza Nazionale, che giudica indispensabile una maggiore responsabilizzazione degli allievi e un'inversione di tendenza rispetto all'attuale sistema, eccessivamente lassista.
Quanto al tempo pieno, egli giudica pretestuosa la polemica in atto, come del resto confermato dal parere positivo reso dagli enti locali, oltre che da dodici regioni su venti in sede di Conferenza unificata. L'Italia si caratterizza peraltro per una quota assai ampia di didattica. Né va dimenticato che la scuola elementare precedente la riforma prevedeva un monte orario obbligatorio di 24 ore e ciò non di meno suscitava indiscussi consensi. Un eccesso di carico didattico rischia infatti di essere controproducente, come dimostra il crollo del rendimento scolastico degli alunni italiani a partire dagli anni Novanta (certificato dall'OCSE), benché in presenza di un accresciuto spazio didattico.
Ben ha fatto quindi il Governo a mantenere le 40 ore per chi intenda avvalersene, articolando tuttavia l'organizzazione didattica in modo più flessibile e prestando maggiore attenzione alle esigenze dei bambini.
Con particolare riferimento al tempo dedicato alla mensa, egli ritiene peraltro che le dieci ore previste dal decreto siano anche eccessive. Ne basterebbero infatti cinque, sì da dedicare le altre cinque ad attività di carattere diverso (laboratori, sport, attività ludiche).
Quanto alla figura del tutor, egli ritiene che essa doveva forse essere meglio preparata. Pur trattandosi certamente di innovazione di estremo rilievo, essa non ha infatti forse alle spalle adeguata formazione. Nel dichiarare pertanto di condividerne l'obiettivo finale, egli sottolinea l'esigenza di un'adeguata formazione onde valorizzarne il contributo al processo formativo. In caso contrario, paventa il rischio di un'incrinatura proprio in uno dei passaggi più significativi della riforma.
Tornando nuovamente alla questione del tempo pieno, egli registra con soddisfazione la disponibilità del Governo a recepire il chiarimento in ordine all'utilizzazione dei docenti per il tempo mensa. Si tratta infatti di un passaggio fondamentale, su cui Alleanza Nazionale aveva fortemente insistito. E' pertanto motivo di soddisfazione registrare che l'organico di istituto garantisca ora la presenza degli insegnanti per tutte e tre le fasce di attività (curricolare, facoltativa, mensa).
Passando ad aspetti di maggiore dettaglio, egli sottolinea l'esigenza di fare salva la permanenza degli indirizzi speciali, con particolare riferimento a quelli musicali, richiamando le problematiche degli insegnanti di strumento.
Evidenzia altresì l'opportunità di una certa gradualità, soprattutto per quanto riguarda l'adozione dei libri di testo, ad esempio nella quarta e quinta classe del ciclo primario.
Quanto alle Indicazioni per i piani di studio, egli conviene che la formulazione non sia sempre chiarissima. Assai opportunamente, esse danno tuttavia spazio ad alcuni momenti educativi di grande rilievo (grammatica, sintassi, analisi logica, latino, epica e storia) che si riferiscono alle nostre radici ed in quanto tali erano stati fortemente richiesti da Alleanza Nazionale.
Con riferimento infine alla presenza dei bambini alle manifestazioni di piazza, egli ritiene che si tratti di una scelta autonome delle famiglie e pertanto non giudicabile. Stigmatizza tuttavia con forza quanto avviene nelle scuole, dove si verificano invece inaccettabili episodi di strumentalizzazione dei bambini, che vengono coinvolti dagli stessi insegnanti in forme di contrapposizione rispetto al Ministro e al Governo nel suo complesso.

Il senatore MODICA (DS-U) rileva, nel decreto, problemi di carattere organizzativo e di contenuto.
Con riferimento ai primi, egli stigmatizza anzitutto la scomparsa del tempo pieno, che pure rappresentava una delle esperienze migliori della nostra scuola. Nega poi che il rendimento scolastico degli allievi sia peggiorato negli ultimi anni. I dati OCSE si riferiscono infatti al solo rendimento in matematica e si spiegano con la scarsa abitudine degli alunni italiani a rispondere a test scritti.
La riforma cancella inoltre il lavoro di équipe degli insegnanti, che a sua volta rappresentava un'esperienza pedagogica importantissima. L'attribuzione ad un maestro prevalente di 21 ore di didattica su 27 determina infatti lo scadimento degli altri docenti a meri comprimari.
L'anticipo dell'età scolare fa inoltre sì che nella stessa classe possano esserci bambini nati a venti mesi di distanza. Si tratta di una scelta pedagogica inaccettabile, che trascura con incomprensibile superficialità la difficoltà di armonizzare bambini di età diverse.
Infine, l'autonomia scolastica risulta gravemente compromessa, tanto da essere citata solo con riferimento al monte ore facoltativo e non a quello curricolare.
Passando al merito della riforma, egli lamenta che si sia persa una grande occasione. L'approvazione, in allegato al decreto, di Indicazioni nazionali per i piani di studio così dettagliate priva infatti le scuole di ogni autonomia non solo organizzativa ma anche e soprattutto culturale. Deplora inoltre che non vi compaia mai il termine "fascismo", mentre sono presenti sia "totalitarismo" che "comunismo". Pur condividendo l'opportunità di inserire nei programmi lo studio dei totalitarismi del Novecento, ritiene infatti indispensabile una esplicita menzione al regime fascista.
Manifesta inoltre stupore per il ritorno dell'economia domestica, materia peraltro affidata a docenti di scienze e tecnologia, nonché per l'assenza - nel testo del decreto - di ogni riferimento all'aritmetica e alla geometria.
Con riferimento all'articolo 9, comma 1, recante le finalità della scuola secondaria di primo grado, stigmatizza infine l'assenza di ogni riferimento alle discipline fondanti del nostro Paese e della cultura occidentale.
Conclude criticando la scelta di limitare al solo anno scolastico 2004-2005 le già scarse garanzie riferite al tempo pieno.

Il senatore GABURRO (UDC) esprime anzitutto rammarico per l'assenza di una comune occasione di riflessione di alto profilo sulla recente riforma scolastica statunitense, che ha visto maggioranza e opposizione sacrificare i pur legittimi interessi politici di schieramento in favore del sistema di istruzione e formazione.
Quanto al merito della riforma Moratti, egli rileva preliminarmente il quadro di fondamenti specifici e caratterizzanti che ne costituisce la base: un contesto di valori culturali e pedagogici; un assetto istituzionale in rapida e importante evoluzione; un quadro europeo sempre più integrato; una società in continuo cambiamento. In tale contesto, impegnarsi per realizzare concretamente il modello europeo di libertà di educazione non significa, a suo giudizio, impoverire o trascurare la scuola statale.
L'impianto della riforma è dunque pienamente condivisibile, anche se potrà essere migliorato con qualche intervento correttivo. L'attenzione prioritaria è infatti rivolta alla crescita integrale di ogni bambino, che deve sempre essere il fine e l'obiettivo dell'impegno educativo. Il sistema, i docenti, le risorse, gli enti locali sono invece chiamati, nel progetto di riforma, quali strumenti rispetto all'obiettivo. Significativa a questo proposito è la meta di ridurre fortemente entro il 2010 il tasso di dispersione scolastica.
La riforma si prefigge inoltre di valorizzare tutte le potenzialità degli alunni, attraverso un impegno nuovo, moderno, più intenso e qualificante sia dei docenti che delle famiglie.
Quanto alla figura del coordinatore tutor, egli prende atto che tale innovazione sembra mettere in crisi i docenti della scuola elementare che, dopo la legge n. 148 del 1990, sono stati incoraggiati a operare in termini di collaborazione, corresponsabilità, collegialità. Si teme quindi che il tutor possa incidere sulle identità professionali, sul senso di stima dei singoli, sui rapporti di potere nel gruppo docente. A suo avviso, i docenti sono invece d'accordo con gli orientamenti della moderna pedagogia con riguardo al significato positivo delle funzioni tutoriali. La proposta è quindi positiva se non si perde di vista che il fine più importante è sempre il bambino, con le sue esigenze di crescita.
Conclude ricordando che uno dei massimi obiettivi da realizzare, pur fra le difficoltà, è quello di non perdere alcuno dei ragazzi.

Nessun altro chiedendo di intervenire, il PRESIDENTE dichiara chiusa la discussione generale.

Il seguito dell'esame è quindi rinviato.
La seduta termina alle ore 21,40.

Mercoledì 21 Gennaio 2004 - sed. n. 259
(14:50- 16:30)
Presidenza: ASCIUTTI (FI)
Presenti per il Governo: Valentina Aprea, sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca
Caldoro, sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca

Sede consultiva su atti del governo
303 - riforma scolastica
Relatore: Asciutti (FI)
Trattazione ed esito: Parere al Ministro per i rapporti con il Parlamento, ai sensi dell'articolo 1 della legge 28 marzo 2003, n. 53. Seguito e conclusione dell'esame. Parere favorevole con osservazioni.
Precedente trattazione: Seduta n. 258 di Martedì 20 Gennaio 2004
Comunicato
La Commissione ha concluso l'esame in sede consultiva su atti del Governo dello schema di decreto legislativo di attuazione della riforma scolastica. Agli intervenuti nella seduta di ieri ha replicato il presidente relatore Asciutti, il quale ha illustrato uno schema di parere favorevole con osservazioni. La senatrice Soliani ha illustrato uno schema di parere contrario. Ha altresì replicato il sottosegretario Valentina Aprea. Per dichiarazioni di voto sulla proposta del Presidente sono intervenuti i senatori Togni, D'Andrea, Pagano, Betta e Manieri (contrari), Brignone, Bevilacqua, Barelli e Gaburro (favorevoli). Il presidente relatore Asciutti ha indi posto ai voti la propria proposta di parere favorevole con osservazioni, come modificata a seguito degli interventi in dichiarazione di voto. La senatrice Soliani ha vivacemente protestato contro la scelta di procedere al voto in assenza delle osservazioni della Commissione bilancio. Il senatore Tessitore ha a sua volta protestato per il modo con cui si procedeva alla votazione e ha dichiarato di non prendervi parte. La Commissione ha infine approvato, a maggioranza, la proposta del Presidente relatore, con conseguente preclusione della proposta della senatrice Soliani. Il Presidente ha infine comunicato che la seduta notturna, già prevista per oggi alle ore 20, è sconvocata.


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