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Secolo XiX-Oliva: l'autonomia delle scuole sia garantita dalla devolution

Oliva: l'autonomia delle scuole sia garantita dalla devolution Seminario dell'associazione Treellle su riforme e istruzione Roma Riforma della scuola e devolution appaiono sempre più come g...

02/12/2005
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Il Secolo XIX

Oliva: l'autonomia delle scuole sia garantita dalla devolution
Seminario dell'associazione Treellle su riforme e istruzione
Roma Riforma della scuola e devolution appaiono sempre più come gli assi portanti che dovranno sostenere il nostro sistema educativo. Un compito non facile perché ambiguità e incertezze, quando non addirittura vere e proprie contraddizioni, presenti in entrambe le innovazioni hanno prodotto una serie di ostacoli e vischiosità. Per capire il futuro dell'istruzione, e quindi anche per organizzarlo meglio, occorre dunque chiarire una questione fondamentale: quanto vale e quanto può rendere l'autonomia delle istituzioni scolastiche di fronte ad una serie di interlocutori non solo sempre più frammentati e spesso in contrasto fra loro ma anche tenacemente arroccati sulle posizioni privilegiate del vecchio centralismo?
La domanda è stata affrontata dal seminario organizzato ieri a Roma dall'associazione "Treellle" sul tema "Stato, regioni, enti locali e scuola: chi deve fare cosa?". Un momento di riflessione, che fa seguito ad altri due analoghi appuntamenti svoltisi nei mesi scorsi, per fare il punto sullo sviluppo e sulla reale applicazione del principio dell'autonomia - didattica, finanziaria e organizzativa - delle istituzioni scolastiche introdotto con la legge 59 del 1997.
"L'autonomia scolastica è il ponte tra la riforma dell'istruzione e le riforme istituzionali - ha detto Attilio Oliva, presidente di Treellle - Un tratto d'unione fra diversi soggetti che non si chiude a somma zero ma con il segno positivo, un punto di riferimento per poter cogliere appieno il senso delle modifiche in atto nel nostro paese".
Molte le indicazioni emerse dal seminario che ha avuto tra i suoi sponsor anche la Fondazione per la scuola della Compagnia San Paolo presieduta da Lorenzo Caselli. Soprattutto, si è sottolineato come l'attribuzione di maggiori poteri alle singole scuole debba andare di pari passo con l'introduzione di sistemi di valutazione sia del rendimento degli alunni sia del sistema scolastico stesso, un sistema che invece in Italia non sembra riscuotere particolari consensi.
A tal fine, è stata di particolare rilevanza la relazione che Thomas J. Alexander ha dedicato ad un excursus fra i paesi Ocse che hanno aderito all'indagine "Pisa" (Programme for International Student Assessment) proprio per evidenziare il cammino compiuto dall'autonomia scolastica. A partire dagli anni '80 molti paesi hanno dato alle scuole maggiore autonomia allo scopo di migliorare la qualità dell'offerta formativa, rispondere alle domande locali e limitare le discriminazioni sociali nei risultati educativi. Tuttavia, nella stragrande maggioranza dei casi è rimasto al governo centrale il compito di definire gli obiettivi di massima dei sistemi educativi e di controllare i risultati. Quasi tutte le scuole, però, scelgono autonomamente i metodi didattici, i libri di testo, i criteri per formare le classi e i metodi per la valutazione quotidiana. Con riferimento alla gestione del personale, inoltre, solo le scuole inglesi, olandesi e ungheresi possono decidere in merito alle assunzioni, licenziamenti o stipendi dei docenti, mentre in Finlandia e Svezia intervengono sulla materia le amministrazioni locali e per tutti gli altri la decisione viene presa dal governo centrale.
"Risulta evidente - sostiene Treellle - che non esiste un unico modello di governance, ma alcune indicazioni sono chiare. Intanto, lo spostamento verso il decentramento non annulla il ruolo del governo centrale. Poi, non solo il miglioramento della qualità della scuola è strettamente legato all'autonomia scolastica, ma trasferire potere alla scuola richiede l'attivazione di sistemi affidabili di valutazione degli apprendimenti degli studenti e del sistema scolastico. Infine, è chiaro che le informazioni raccolte non dovrebbero essere usate soltanto per rendere conto dell'operato (accountability) ma anche per promuovere il miglioramento della qualità della scuola e per accrescere la flessibilità del sistema nel suo complesso.
"Se il Paese non sceglie di investire nel sistema di educazione e formazione - ha concluso Oliva - ha già rinunciato a crescere, ad aprirsi".


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