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Se il nostro Paese dimentica la geografia
APPELLO ALLA MINISTRA DELL'ISTRUZIONE
09/08/2013
il manifesto
Viviamo in un mondo che, ci piaccia o no, è sempre più integrato e interdipendente, con scambi commerciali sempre più intensi tra tutti i luoghi del pianeta, con viaggi sempre più frequenti da parte di tutti noi, con crescenti migrazioni più o meno forzate, con società di conseguenza sempre più multietniche, con conflitti sociali e militari che ci riguardano sempre più da vicino, con la popolazione mondiale che continua a crescere a fronte dell'esaurimento delle risorse, con i cambiamenti climatici ormai in atto e con una compromissione irreversibile dell'ambiente naturale che sta erodendo il patrimonio genetico della Terra frutto di milioni di anni di evoluzione.
Alla luce di tutto ciò, riteniamo che in un Paese che rimane ancora tra le prime dieci potenze economiche mondiali e rappresenta una delle principali mete del turismo mondiale, la scuola debba formare studenti, non solo preparati, ma consapevoli della complessità del mondo odierno, e quindi sia necessario valorizzare maggiormente le discipline che cercano di studiare e interpretare le problematiche suddette.
L'insegnamento della geografia, in questo quadro, è da considerarsi basilare: esso è prima di tutto un capitolo della formazione scientifica di base, che permette di capire le cause e la genesi dell'attuale aspetto del mondo, delle disparità economiche, delle diversità culturali, etc., e pertanto non può considerarsi surrogabile o sostituibile da altri saperi. Del resto la sua importanza è stata dimostrata anche dalla scelta dei temi degli ultimi esami di Stato (Bric, Economia e democrazia, il viaggiare, ecc).
Nonostante ciò l'insegnamento nelle scuole superiori dell'unica materia in grado di spiegare la complessità del rapporto uomo-ambiente-economia, con il cosiddetto «riordino Gelmini», è stata fortemente ridimensionato per non dire cancellato e nei confronti degli insegnanti specialisti si stanno perpetrando gravi ingiustizie, che contrastano con valorizzazione del merito a cui giustamente l'attuale Ministro si ispira: la materia è stata spostata dal triennio al biennio negli istituti tecnici commerciali (con grave detrimento per la didattica considerata l'utenza ancora impreparata a certe tematiche); eliminata negli istituti nautici, nei professionali per il turismo e alberghieri. Nella nuova articolazione «relazioni internazionali» del triennio ex ragionieri addirittura «relazioni internazionali» e «geopolitica» sono affidate rispettivamente agli insegnanti di diritto ed economia aziendale e non ai docenti specialisti, e quindi qualificati, della classe A039. Nei Licei, in cui si forma una buona parte della classe dirigente, l'insegnamento non esiste più in forma autonoma, ma è accorpato con «storia» (3 ore settimanali), ed è affidato a non specialisti; la geografia generale, come sapere scientifico di base indispensabile e imprescindibile , è sparita dai bienni («dell' obbligo») degli istituti tecnici e professionali; a ciò si aggiunga il recente, arbitrario e anticostituzionale affidamento della materia in molte scuole alla classe A060 non avente titolo e non alla classe A039 avente titolo, il tutto a danno degli studenti oltre che degli insegnanti abilitati.
Tutto ciò ci sembra molto grave e allarmante per il futuro del nostro Paese se pensiamo alla già scarsa cultura geografica di molti nostri connazionali, classe dirigente e politica in primis, che poi si concretizza in una scarsa cultura ambientale e del territorio e quindi in conseguenti manomissioni di un ambiente culturale e naturale già fortemente degradato, come purtroppo puntualmente rileviamo - ad esempio- dalle tragiche notizie sulle «consuete» alluvioni autunnali, chiamate impropriamente «calamità naturali».
Come può un Paese pensare di rimanere competitivo, cercare di avere una visione strategica del futuro, sviluppare la green economy, formare giovani preparati e aggiornati e capaci di un proficuo scambio con altre culture, dotati di una cultura globale e della sostenibilità, mantenersi quindi civile se preclude alle nuove generazioni un insegnamento specialistico, moderno e interdisciplinare, che aiuta a ragionare sulla sempre maggiore complessità che caratterizza il nostro Pianeta?
Per tutto ciò i sottoscritti chiedono al nuovo ministro della pubblica istruzione, on. Maria Chiara Carrozza, di riconsiderare le decisioni del ministro Gelmini e di operare affinché la geografia, in quanto sapere scientifico di base non surrogabile, abbia in tutti gli istituti superiori lo spazio curriculare che merita, presso i bienni terminali dell'«obbligo» e presso gli attuali trienni, in questo caso pari almeno a quello che improvvidamente l'ultimo governo Berlusconi ha cassato.
*Prof. Riccardo Canesi
(Coordinamento Tosco-Ligure Insegnanti di Geografia). Il testo dell'Appello in difesa della geografia che sul web in poco meno di un mese ha totalizzato più di 1.100 adesioni si trova su firmiamo.it/appello-in-difesa-della-geografia
Alla luce di tutto ciò, riteniamo che in un Paese che rimane ancora tra le prime dieci potenze economiche mondiali e rappresenta una delle principali mete del turismo mondiale, la scuola debba formare studenti, non solo preparati, ma consapevoli della complessità del mondo odierno, e quindi sia necessario valorizzare maggiormente le discipline che cercano di studiare e interpretare le problematiche suddette.
L'insegnamento della geografia, in questo quadro, è da considerarsi basilare: esso è prima di tutto un capitolo della formazione scientifica di base, che permette di capire le cause e la genesi dell'attuale aspetto del mondo, delle disparità economiche, delle diversità culturali, etc., e pertanto non può considerarsi surrogabile o sostituibile da altri saperi. Del resto la sua importanza è stata dimostrata anche dalla scelta dei temi degli ultimi esami di Stato (Bric, Economia e democrazia, il viaggiare, ecc).
Nonostante ciò l'insegnamento nelle scuole superiori dell'unica materia in grado di spiegare la complessità del rapporto uomo-ambiente-economia, con il cosiddetto «riordino Gelmini», è stata fortemente ridimensionato per non dire cancellato e nei confronti degli insegnanti specialisti si stanno perpetrando gravi ingiustizie, che contrastano con valorizzazione del merito a cui giustamente l'attuale Ministro si ispira: la materia è stata spostata dal triennio al biennio negli istituti tecnici commerciali (con grave detrimento per la didattica considerata l'utenza ancora impreparata a certe tematiche); eliminata negli istituti nautici, nei professionali per il turismo e alberghieri. Nella nuova articolazione «relazioni internazionali» del triennio ex ragionieri addirittura «relazioni internazionali» e «geopolitica» sono affidate rispettivamente agli insegnanti di diritto ed economia aziendale e non ai docenti specialisti, e quindi qualificati, della classe A039. Nei Licei, in cui si forma una buona parte della classe dirigente, l'insegnamento non esiste più in forma autonoma, ma è accorpato con «storia» (3 ore settimanali), ed è affidato a non specialisti; la geografia generale, come sapere scientifico di base indispensabile e imprescindibile , è sparita dai bienni («dell' obbligo») degli istituti tecnici e professionali; a ciò si aggiunga il recente, arbitrario e anticostituzionale affidamento della materia in molte scuole alla classe A060 non avente titolo e non alla classe A039 avente titolo, il tutto a danno degli studenti oltre che degli insegnanti abilitati.
Tutto ciò ci sembra molto grave e allarmante per il futuro del nostro Paese se pensiamo alla già scarsa cultura geografica di molti nostri connazionali, classe dirigente e politica in primis, che poi si concretizza in una scarsa cultura ambientale e del territorio e quindi in conseguenti manomissioni di un ambiente culturale e naturale già fortemente degradato, come purtroppo puntualmente rileviamo - ad esempio- dalle tragiche notizie sulle «consuete» alluvioni autunnali, chiamate impropriamente «calamità naturali».
Come può un Paese pensare di rimanere competitivo, cercare di avere una visione strategica del futuro, sviluppare la green economy, formare giovani preparati e aggiornati e capaci di un proficuo scambio con altre culture, dotati di una cultura globale e della sostenibilità, mantenersi quindi civile se preclude alle nuove generazioni un insegnamento specialistico, moderno e interdisciplinare, che aiuta a ragionare sulla sempre maggiore complessità che caratterizza il nostro Pianeta?
Per tutto ciò i sottoscritti chiedono al nuovo ministro della pubblica istruzione, on. Maria Chiara Carrozza, di riconsiderare le decisioni del ministro Gelmini e di operare affinché la geografia, in quanto sapere scientifico di base non surrogabile, abbia in tutti gli istituti superiori lo spazio curriculare che merita, presso i bienni terminali dell'«obbligo» e presso gli attuali trienni, in questo caso pari almeno a quello che improvvidamente l'ultimo governo Berlusconi ha cassato.
*Prof. Riccardo Canesi
(Coordinamento Tosco-Ligure Insegnanti di Geografia). Il testo dell'Appello in difesa della geografia che sul web in poco meno di un mese ha totalizzato più di 1.100 adesioni si trova su firmiamo.it/appello-in-difesa-della-geografia