Se il ministero sponsorizza la prepagata per studenti firmata Poste italiane
Doveva servire per le agevolazioni, è una carta di credito a tutti gli effetti
Giorgio Candeloro
In principio era una semplice tessera con la quale ottenere sconti nei negozi convenzionati ed entrare a prezzo simbolico, o più spesso gratis in musei e mostre. Si chiamava “io studio” ed era distribuita gratuitamente a tutti gli studenti del primo anno delle superiori. Nella pratica non la usavano in tantissimi ma era comunque una buona opportunità per i ragazzi di farsi riconoscere come studenti e accedere anche ad altre agevolazioni non direttamente collegate alla carta, coma ad esempio alle tariffe ridotte degli autobus in molti comuni italiani.
Dalle parti di viale Trastevere, però, devono aver pensato pensato che si poteva fare di gran lunga meglio e di più. E così da circa un mese è iniziata la distribuzione della “io studio 2.0”: non più una banale e anonima tesserina modello raccolta punti nei supermercati, ma una vera e propria carta di credito, valida per cinque anni, con tanto di regolamentari 12 numeri più i tre posteriori di controllo. Una carta prepagata, ricaricabile e nominativa utilizzabile per acquisti fino a 2500 euro annui e prelievi, sempre annui, fino a mille.
Non male per dei ragazzini tra i 14 e i 18 anni, a patto, beninteso, che mamma e papà ricarichino periodicamente la magica tesserina, per la gioia delle Poste.
Sì, perché la nuova carta dello studente modello 2014/15 –ne saranno distribuite oltre 600.000 entro la fine dell'anno- è una postepay, frutto di un accordo tra il Miur e, appunto, Poste italiane. E in effetti il logo del ministero e quello della società pubblica che gestisce in Italia il servizio postale compaiono appaiati e in bella mostra sulla tessera attualmente in distribuzione ai liceali. Come si legge dal foglio illustrativo la carta non si limita a fornire agevolazioni, sconti e servizi, ma permette anche di pagare in tutti negozi e siti di e-commerce del pianeta che accettano carte Visa.
Insomma un'improvvisa trasformazione di ragazzini quattordicenni in consumatori globali –la carta può ovviamente essere implementata e i tetti di spesa innalzati- con la benedizione della scuola e la prospettiva di fidelizzare ai servizi di Poste alcune decine di migliaia di nuovi clienti.
Ovvio che le polemiche, anche roventi, non siano mancate. Malumore tra i docenti, che si chiedono, tramite interventi di associazioni e dibattiti i rete, se sia eticamente accettabile che un esercito di minorenni sia fornito di uno strumento di spesa così facile e flessibile e lamentano che non è questo il compito che la Costituzione assegna alla scuola. Molto più positiva la reazione del sindacato – la Cgil ad esempio considera la carta uno strumento che amplia le possibilità degli studenti e chiede di poterla estendere anche ai servizi di ristorazione, pur deplorando la condizione generale per cui molte famiglie non hanno i soldi per caricarla – e soprattutto dei ragazzi.
Sui forum studenteschi la carta è stata da subito un successo. Piace molto la flessibilità dello strumento, come pure la gratuità dell'attivazione –la carta funziona solo su richiesta delle famiglie dei minorenni – e i bassi costi di ogni singola ricarica. Per parte sua il Miur smorza le polemiche e ricorda la valenza educativa del progetto, enfatizzando principalmente l'aspetto degli sconti e delle agevolazioni a vantaggio delle famiglie. Da viale Trastevere, inoltre, si ricorda che il progetto è frutto di un accordo con Poste del 2013. Come dire che si tratta di un'eredità lasciata dal precedente ministro che l'attuale gestione non poteva fingere di ignorare. L'accordo fu sottoscritto dall'allora ministro Francesco Profumo e dall'ad di Poste Italiane Massimo Sarmi.