Scuole italiane senza soldi e a pagare saranno le famiglie
Per consentire le attività pomeridiane che ampliano l'offerta formativa. Non ancora comunicati i finanziamenti 2012/2013 per i cosiddetti fondi d'istituto. E i versamenti volontari dei genitori assumono un'importanza strategica.
di SALVO INTRAVAIA
Scuole italiane in crisi economica. E le famiglie rischiano di dovere intervenire di tasca propria per consentire alle scuole di svolgere tutte quelle attività pomeridiane che ampliano l’offerta formativa antimeridiana. Per la prima volta dopo decenni di regolari assegnazioni, il ministero dell’Istruzione non ha ancora comunicato agli istituti l’entità dei finanziamenti del 2012/2013 per il cosiddetto Fondo d’istituto: quello che consente l’avvio della contrattazione d’istituto. In queste condizioni, i finanziamenti “volontari” versati dai genitori ad inizio anno assumono una importanza strategica per le scuole e permettono a queste ultime di no dichiarare il default.
Insomma, senza questo gruzzolo raccolto dalle famiglie le scuole rischierebbero di bloccarsi. Oltre a non potere pagare lo straordinario al personale Ata (amministrativo, tecnico e ausiliario) e le attività aggiuntive agli insegnanti e a non essere nelle condizioni di organizzare le attività sportive pomeridiane, i presidi avrebbero difficoltà anche a riparare vetri e maniglie rotte, ad acquistare i detersivi e la carta per le fotocopie e dovrebbero rinviare al mittente le fatture per i beni e i servizi acquistati nei mesi scorsi. Anche perché il resto dei finanziamenti che entra nei bilanci delle scuole proviene dalle casse degli enti locali, in questi ultimi anni alle prese con perenni situazioni di difficoltà.
Così, i finanziamenti delle famiglie servono anche per tamponare ritardi
e tagli alle risorse per il cosiddetto funzionamento che dovrebbero assegnare regioni, province e comuni. Ma perché questo anomalo ritardo che blocca l’avvio della contrattazione d’istituto – come si fa a contrattare le diverse voci se non si conoscono gli importi su cui la scuola può contare – e la realizzazione delle attività del Pof (il Piano dell’offerta formativa)? Nell’ambiente sindacale la voce circola ormai da diverse settimane. Viale Trastevere ha bloccato l’assegnazione alle scuole di un miliardo e 400 milioni che servono alle scuole per la realizzazione di tutte le attività funzionali all’insegnamento, perché ci sono ancora in piedi due questioni.
La prima è quella degli scatti stipendiali, previsti dal contratto ogni tre/sei anni, bloccati dal governo Berlusconi un paio di anni fa. Per ottenere l’incremento automatico della retribuzione per coloro che l’hanno maturata, occorrono circa 400 milioni, che potrebbero essere presi proprio dal capitolone del Mof: il fondo per il Miglioramento dell’Offerta formativa. Ma c’è in piedi anche la questione dell’aumento da 18 a 24 ore dell’orario di insegnamento dei professori di scuola media e superiore contenuto nella legge di Stabilità. Per “scongiurare” l’incremento, come ha detto il sottosegretario all’Istruzione Marco Rossi Doria, occorre reperire 184 milioni. E il pensiero va ancora al miliardo e 400 milioni destinato al fondo d’istituto.
Ma su quest’ultima ipotesi i sindacati – che per entrambe le questioni scenderanno in piazza il prossimo 24 novembre – sono irremovibili: il fondo non si tocca. Intanto, il governo è alle prese con la scrittura dell’ormai immancabile maxiemendamento al disegno di legge di stabilità che dovrebbe approdare in aula alla Camera già la settimana prossima. E, stando alle prime indiscrezioni confermate da Bruxelles anche dal ministro Francesco Profumo, i commi 42 e 43 dell’articolo 3 – quelli sull’aumento da 18 a 24 dell’orario di insegnamento dei prof – sarebbero stati cassati. Per raggranellare i 184 milioni a carico del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca previsti dalla Spending review occorrerà raschiare il bilancio del Miur.
(08 novembre 2012)© Riproduzione