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Scuola, via ai concorsi per 50 mila, ma il decreto non risolve il precariato

Il Senato vota la fiducia, i sindacati critici: «Risorse limitate. Manca una visione strategica» Campagna per convincere il ministro Fioramonti a restare al Miur

20/12/2019
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il manifesto

Mario Pierro

La fiducia al «decreto scuola» è stata votata ieri dal Senato con 160 voti favorevoli, 121 contrari e nessuna astensione. Il provvedimento prevede quasi 50 mila assunzioni di docenti, 24 mila saranno a partire dal prossimo anno scolastico con un concorso ordinario. Altrettante cattedre saranno a disposizione con un concorso straordinario. Il provvedimento amplia la platea degli aspiranti docenti che potranno conseguire l’abilitazione. Il bando per la scuola secondaria statale di I e di II grado è aperto agli insegnanti con almeno 36 mesi di servizio a partire dall’anno scolastico 2008/2009. Al concorso, che sarà avviato contestualmente a quello ordinario, potranno partecipare per i posti di sostegno anche i docenti che stanno svolgendo il corso di specializzazione, oltre a quelli già specializzati. È prevista la partecipazione, ai fini abilitanti, anche per gli insegnanti dei percorsi di istruzione e formazione professionale. Dopo 16 anni sarà indetto un concorso per i docenti che insegneranno la religione cattolica, non una prova di laicità da parte dello stato repubblicano.

I DOCENTI che hanno già vinto un concorso, o che sono iscritti nelle «graduatorie a esaurimento» e che attendono di essere immessi in ruolo, potranno chiedere di essere assunti anche in regioni diverse da quelle della propria graduatoria. Inoltre i vincitori e gli idonei del concorso bandito nel 2016, potranno iscriversi anche nelle graduatorie di merito ad esaurimento costituite in occasione del concorso straordinario del 2018. In questo modo avranno una nuova possibilità di essere immessi in ruolo. Ai docenti che non è stato possibile assumere sui posti lasciati liberi dai colleghi andati in pensione per «quota 100» sarà riconosciuta l’immissione in ruolo ai fini giuridici. Sceglieranno il posto con priorità rispetto alla mobilità e alle nomine a tempo indeterminato del prossimo anno scolastico. Le graduatorie di istituto sono riaperte e affiancate da nuove graduatorie provinciali per l’attribuzione degli incarichi a tempo determinato. Sarà prevista la permanenza per 5 anni nella stessa sede di servizio dei docenti neo assunti, eventualità criticata dai sindacati. Per gli 11.263 ex LSU, è prevista una proroga di due mesi per consentirne la stabilizzazione. Previste misure per il personale precario degli enti di ricerca. Aumenta, anche, da sei a nove anni la durata dell’«abilitazione scientifica nazionale»

«FACCIAMO un passo in avanti per ridurre il precariato» ha commentato il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti. I sindacati sono parzialmente soddisfatti e non nascondono le critiche per la mancanza di visione strategica del provvedimento. «Dare risposte alle emergenze è senz’altro buona cosa – ha detto Pino Turi (Uil) – Non avere un canale chiaro di acquisizione dell’abilitazione, non avere sedi di garanzia della libertà di insegnamento rischia di avere ricadute negative su tutto il sistema». Solo ripristinando i concorsi con cadenza biennale, sarà possibile sanare definitivamente la piaga del precariato» sostiene Rino Di Meglio (Gilda). «Risorse limitate, interventi per lo più frammentari e privi di una strategia d’insieme» è il commento della Flc Cgil.

AL MOMENTO non risulta il rifinanziamento dei tagli a scuola e università (ieri l’appello dei rettori della Crui), né un impegno significativo per avvicinare gli stipendi dei docenti alla media europea. Il ministro Fioramonti che aveva annunciato le dimissioni se il governo non avesse stanziato 3 miliardi di euro in legge di bilancio ieri sembrava orientato a restare al suo posto. Per i deputati Cinque Stelle «è un’evenienza che non vogliamo prendere nemmeno in considerazione». «Queste dimissioni non servono. Cambiando ministro i problemi non verranno risolti. Se Fioramonti se ne va ricominciamo da capo» sostengono Alessandro Fusacchia (+Europa) e Rossella Muroni (LeU).


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