Sciopero Universita': 10.000 a Roma Contro La Moratti

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Sciopero Universita': 10.000 a Roma Contro La Moratti
(AGI) - Roma, 23 apr. - Sono venuti da Palermo, da Napoli, da Milano, da Torino, dal Nord al Sud della penisola: sono oltre 10.000, secondo gli organizzatori, i professori, i ricercatori, ma anche gli studenti in sciopero venuti a Roma per la manifestazione indetta da una decina di sigle sindacali tra le quali Cgil-Cisl-Uil di categoria, Snals-Universita', associazioni di professori e ricercatori per protestare contro le politiche del governo sull'universita' e la ricerca. Gli obiettivi di fondo della mobilitazione riguardano in particolare il ritiro del disegno di legge delega sullo stato giuridico dei docenti; l'apertura di un reale confronto con tutto il mondo universitario; provvedimenti immediati per un effettivo diritto allo studio; il rinnovo dei contratti nazionali; i finanziamenti alla ricerca; l'eliminazione di tutte le forme di precariato; l'eliminazione del blocco delle assunzioni; i concorsi per ricercatori, tecnici e amministrativi. Il corteo e' aperto da uno striscione che si dichiara "contro la riforma Moratti" ed e' firmato dall'Universita', dalla Ricerca, dall'Alta formazione artistica e musicale e dai ricercatori dell'Enea. "Il lavoro non e' una merce" portano scritto decine di ricercatori precari sulle pettorine bianche. "Uno, nessuno, cinquantacinquemila precari", si legge sui camici bianchi di altrettanti ricercatori che parafrasano Pirandello. "Fermiamo la Moratti", recita seccamente lo striscione bianco di Cgil-Cisl-Uil di categoria, "Contro la meritocrazia e la morattocrazia per una universita' di tutti", sostengono invece gli studenti che insistono, a seguire, con un altro striscione che incita: "Ribelliamoci alla precarieta'. Non e' questa la nostra universita'". Per Enrico Panini, neosegretario della Federazione dei lavoratori della conoscenza della Cgil, un sindacato che unisce il vasto mondo della scuola, dell'universita', della ricerca e dell'alta formazione, "il ministro Moratti deve rassegnarsi a fare i conti con una crescente opposizione, nei settori dell'universita' e della ricerca, a politiche finanziarie contrassegnate da una secca riduzione degli investimenti, dalla riduzione dell'autonomia delle sedi universitarie, dalla precarizzzone del personale". -