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SALUTO - di Arturo Ghinelli

SALUTO Modena, 13 dicembre 2005 1 e 2 Dicembre 2005: primo congresso FLC di Modena Saluto del Presidente provinciale di Proteo Fare Sapere Se oggi sono delegato a questo C...

14/12/2005
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SALUTO
Modena, 13 dicembre 2005

1 e 2 Dicembre 2005: primo congresso FLC di Modena

Saluto del Presidente provinciale di Proteo Fare Sapere

Se oggi sono delegato a questo Congresso è per gentile concessione delle maestre, aperte come sempre alla solidarietà, che hanno deciso di applicare "le quote azzurre" (colore che peraltro fa molto governativo) e con abbondanza, mica come le striminzite quote rosa della Prestigiacomo. Pensate 2 uomini delegati su 14, una percentuale molto più alta di quella esistente in categoria. Infatti eravamo convinti, fino a ieri, di essere una specie in via di estinzione, poi è venuto a trovarci il ministro Giovanardi(purtroppo modenese) e ha detto che siamo un perfetto esempio di integrazione.
La storia confederale della nostra categoria è giovane.
Nel dicembre 1970 partecipai ad Ariccia al I°congresso nazionale del SNS-CGIL come delegato eletto dal congresso provinciale di Varese.
Giuseppe Di Vittorio non aveva voluto il sindacato degli insegnanti, perché non eravamo operai. La 4° mozione dello SNASE decise di confluire nel nuovo sindacato.
Io appena diventato maestro(1°ottobre '69) ero andato alla CdL di Varese a iscrivermi al neonato sindacato, che è durato quanto la mia carriera professionale e come questa è giunto al termine.
Luciano Lama e Sergio Garavini portarono il saluto della Confederazione :
c'era posto per tutti nel sindacato dei lavoratori della scuola ?
Lama nel suo intervento indicò con l'indice minaccioso Franco Tolon, il direttore responsabile di Potere Operaio (ironia della sorte) che era un professore veneto delegato al congresso.
Il giorno dopo toccò a Garavini e quando disse:"Nel sindacato scuola della CGIL c'è posto per tutti"i delegati si alzarono in piedi ad applaudire.
Una grande ovazione risuonò nella sala congressi di Ariccia.
Da allora siamo cresciuti , oggi come organizzazione a 35 anni cambiamo nome, ma per allargare non per restringere quel "tutti" di Garavini. Da domani saremo il sindacato della scuola, dell'Università e della Ricerca insomma di tutti i lavoratori della conoscenza.
Sì all'Europa. Ma ad un'Europa dei popoli e dei diritti. Ad un'Europa democratica.
Non a quella della direttiva Bolkestein che liberalizza tutti i servizi, per cui è stata soprannominata direttiva Frankestein, visto che trasforma tutto in merce e ci succhia il sangue.
L'Europa, come ha detto Umberto Eco :"E' una grande speranza che si realizzerà soltanto se si terrà conto della sua storia:un'Europa senza storia sarebbe orfana e miserabile".
Anche la scuola modenese, senza la sua storia, sarebbe orfana. Non siamo figli di un dio minore, siamo figli di Sergio Neri. La scuola modenese è di sana e robusta costituzione, per questo non ci siamo piegati ai diktat di viale Trastevere. In questo contesto mi sento particolarmente onorato che il direttivo del sindacato di Modena, all'unanimità, mi abbia eletto presidente provinciale dell'associazione professionale Proteo Fare Sapere.
Spero di essere all'altezza di questa storia, perché é vero non ci siamo piegati, ma lo tsunami Moratti ha lasciato il segno.
Mi auguro che il dibattito nella scuola modenese abbia raggiunto il suo minimo storico lo scorso anno. Mi sono venute in mente un sacco di iniziative per alzare il livello del dibattito. La prima è stata il seminario svoltosi in settembre-ottobre sulla valutazione di sistema e sulla valutazione degli apprendimenti con Pietro Lucisano e Gaetano Domenici, per riaffermare che malgrado l'INVALSI e le sue prove la valutazione è una cosa seria.
Un altro tema che mi sembra urgente affrontare è quello della educazione interculturale. Ricordo che la Lega ha presentato alla Camera una brillante proposta di legge per risolvere il "problema"degli alunni stranieri nelle nostre scuole. Un solo articolo stabilisce che per essere ammessi in classe con gli studenti italiani gli alunni stranieri dovranno prima sostenere un esame per dimostrare che conoscono la lingua e la "cultura"italiana. I bocciati sarebbero smistati in classi separate e per due anni seguirebbero "una scuola parallela", senza dar fastidio ai nostri bravi ragazzi. Come si fa in Germania con i figli degli immigrati italiani e turchi. Non pensiamo di cavarcela sperando che le idee della Lega restino inascoltate, perché abbiamo già visto come è finita con la devolution.
E qui salta fuori l'altro grande tema culturale e politico: la Costituzione.
Su questo mi piacerebbe far venire Gustavo Zabrelsky, ex presidente della Corte Costituzionale. Ma approfondire il tema della Costituzione con un'associazione di insegnanti significa naturalmente studiare dei percorsi didattici(Raffaele Mantegazza"Sana e robusta Costituzione"La Meridiana;Gianluigi Ambrosini"La Costituzione spiegata a mia figlia") per affrontarlo con i ragazzi a scuola, ma significa anche capire le conseguenze che ha per la "scuola in comune"cioè quali strade si aprono nei rapporti tra le istituzioni scolastiche autonome e i comuni, le province, le regioni. Perché lor signori non hanno cancellato l'autonomia della scuola, ma siamo noi che ce ne siamo dimenticati e sicuramente non ne abbiamo approfittato quanto si doveva. Ribadisco una mia idea fissa da quando è entrato in vigore il Regolamento dell'autonomia: bisogna dar vita ad una associazione delle scuole autonome della nostra provincia. Perché l'autonomia è stata data alle scuole non solo ai dirigenti, che pure si sono riuniti in associazione(la RISMO) e le scuole come enti autonomi devono poter contrattare"alla pari"con gli Enti Locali, che hanno sicuramente una maggior esperienza di autonomia.
Altrimenti finisce come a Modena dove il Patto per la scuola è un patto diretto tra i dirigenti scolastici e il Comune, sulla testa di insegnanti e genitori. Un patto di autocontrollo, per garantire solo i Dirigenti che nessuno di loro ottenga, di nascosto dagli altri, privilegi dal Comune. Anche i Comuni la sanno più lunga di noi e stanno approfittando della nostra assenza, del nostro non esserci. Basti ricordare il ruolo svolto dall'ANCI nella modifica del DPR 59: certo hanno salvato il Tempo Pieno, ma solo per non dover pagare direttamente del personale che sostituisse noi insegnanti statali durante la mensa. L'ANCI è intervenuta sulla organizzazione del nostro lavoro contrattando direttamente col MIUR sulla nostra testa; e noi dove eravamo? Dove erano le associazioni delle scuole autonome che in base alla riforma del Capitolo V della Costituzione avrebbero già diritto all'autonomia costituzionale appunto?
Si tratta di approfondire la conoscenza e diffondere una cultura dell'autonomia, responsabile certo ma che conta davvero, non solo come paravento di altri interessi.
Questa è la scommessa che abbiamo di fronte nel prossimo futuro, anche se vinceremo le elezioni politiche, perché abbiamo già vinto le elezioni regionali ma non si sono fatti passi avanti concreti sulla strada dell'autonomia delle scuole.
Su questo penso che sia Proteo Fare Sapere, sia la neonata FLC possano giocare un ruolo fondamentale.
Per fare tutte queste iniziative i soldi non sono indispensabili ma servono, perciò chiedo a tutti i delegati di non lasciare il congresso senza prima essersi iscritti e aver pagato la tessera di Proteo Fare Sapere.
Cambia nome il sindacato, cambia la struttura sociologica della categoria.
Le maestre del disincanto. Avendo capito, in questi 4 anni di centro destra, che nemmeno le C. M. dicono più il vero e l'obbligatorio, anche partecipare alla vita del sindacato è diventato diritto/dovere come l'aggiornamento e l'obbligo scolastico.
Se l'iscrizione al sindacato è un dovere, anche la tessera sindacale è una merce?

Le maestre neo assunte in ruolo mi hanno chiesto:"Ma quanto vengo a spendere in un anno con la trattenuta sullo stipendio, se firmo la delega?"..."Ma se mi iscrivo adesso che siamo in settembre, dopo in gennaio, devo tornare a pagare la tessera?".
Forse è il caso di fare formazione e non solo sindacale, per i neoassunti. Altrimenti che sindacato della conoscenza siamo, se non garantiamo le conoscenze di base per poter svolgere il nostro mestiere con dignità e possibilmente con passione. ?
Dopo quello che Panini, il nostro segretario, ha chiamato lo tsunami Moratti, ci vorranno certo prove di rianimazione ma bisognerà stare molto attenti alle conseguenze di quell'uragano sulla nostra categoria. Perché gli psicologi sociali ci insegnano che l'uomo è sempre stato bravo nell'approntare meccanismi di difesa dalla paura, che ultimamente è arrivata perfino nel piatto in cui mangiamo. Le reazioni sono state diverse, almeno due le più diffuse:1) C'era chi si metteva a vivere austeramente per convincere Dio a risparmiarli;2) al contrario c'era chi visto che si poteva morire domani, voleva sempre fare festa. Così dopo lo tsunami Moratti gli insegnanti reagiscono in modo diverso c'è chi spera di essere risparmiato e lavora indefessamente cercando di dare un aspetto presentabile a tutto quello che di indecente arriva dal MIUR, dall'altra c'è chi pensa a fare sempre festa perché, come dice il poeta, "si sta come d'autunno sugli alberi le foglie". Alla prima categoria appartengono le vecchie maestre, età media 52 anni;alla seconda quelle maestre che per trovare lavoro non sanno più a che santo votarsi(San Precario) e siccome "precariare stanca", quando finalmente hanno la garanzia del posto fanno il meno possibile per paura di perderlo, non si sa mai! Per questo più che di resistenza alla Moratti ho imparato da Boris Cyrulnik che si può parlare di RESILIENZA, dal latino resilire, rimbalzare. In fisica descrive la capacità di un corpo di riprendere la forma dopo un colpo. Perché ogni corpo mantiene memoria del trauma subito, e gli esseri umani non sono da meno. Tanto è vero che studiando gli effetti degli attentati hanno distinto tre categorie di traumatizzati: i feriti gravi, i feriti lievi e coloro che non hanno niente sul corpo, solo ferite psicologiche. Sono loro, spesso, a portare i segni più duraturi, perché il danno è stato sottovalutato ecco io credo che oggi noi insegnanti apparteniamo a quest'ultima categoria di traumatizzati&. . ora e sempre resilienza.
Può così capitare che ci siano maestre che continuano a far parte del gruppo di ricerca azione guidato dal prof. Petracca, proposto dai DS per gli otto Circoli di Modena, anche dopo l'uscita della C. M. 84 del 10/11, in cui(altro che sperimentazione!) il MIUR reintroduce come obbligatoria per tutti il documento di valutazione che nella C. M. dell'anno scorso veniva proposto solo come esempio e dà , solo da trascrivere, come compito a casa, le competenze finali di ogni disciplina.
Nello stesso tempo invece le insegnanti, che non sono state obbligate a farlo, si rifiutano di partecipare anche solo al corso d'aggiornamento tenuto dal prof. Petracca.
Le nuove generazioni di maestre, dopo tanti anni di precariato, non vorranno certo mettere in pericolo il posto di lavoro per un corso non gradito, ma nessuno si illuda che lo facciano per convinzione. Il risultato per ora è apparentemente lo stesso, entrambi le categorie ubbidiscono, ma le conseguenze saranno ben diverse quando tutte le 50enni saranno andate in pensione, il ché avverrà nei prossimi due o tre anni: infatti dal 2008 parte la legge Maroni sulle pensioni.
"I presidi dormano tranquilli anche perché devono essere ben svegli alla mattina... "
parola di Lucrezia Stellacci e poi dicono che sono i sindacati a parlar male dei dirigenti. Certo i Dirigenti hanno reagito alla Moratti secondo la prima tipologia, di coloro cioè che sperano di essere risparmiati perché estremamente ligi al loro dovere. Grazie allo spoyl sistem, (tra le vittime più famose ricordo il Direttore Regionale dell'Emilia Barbieri, che era stato segretario nazionale del nostro sindacato) più si sale la gerarchia e più questo comportamento trova seguaci: i nostri ispettori regionali ne hanno dette di cotte e di crude in questi anni morattiani, il povero Mao- tse- Tung, sulla base della sua esperienza, li avrebbe denominati certamente "la banda dei quattro". Perderanno la faccia? Nessun problema, ci sono buone notizie anche per loro sui giornali : in Francia è pienamente riuscito il primo trapianto al mondo della faccia.
Il prof. Calandra dell'UNIMORE, in occasione delle elezioni amministrative dell'anno scorso, ha parlato di diligente continuità di Modena, che non avverte il bisogno dei talenti, teme il disordine. Concordo con lui in città, il dibattito culturale non c'è, regna la calma piatta, gli intellettuali sono spenti.
Riusciranno i lavoratori della conoscenza a riaprire la discussione sul documento nazionale "Un programma per la conoscenza"? O dovremo aspettare che siano le badanti a prendere la parola?Perché dico proprio le badanti? Perché saranno loro le nostre eredi e non solo economicamente come ha ben dimostrato quella badante di Carpi che si è sposato il suo vecchietto e ha lasciato i parenti con un palmo di naso. Infatti, se solo gliene dessimo l'opportunità, le badanti avrebbero delle cose da dire. Lo sapevate che molte di loro sono laureate? La percentuale dei laureati tra gli immigrati è più alta di quella degli italiani. I dati sugli analfabeti totali o di ritorno che puntualmente da anni Tullio De Mauro va denunciando, potrebbero essere la premessa per un grande lavoro da fare per noi professionisti della conoscenza. Si potrebbe cominciare chiudendo i CPT(di permanenza temporanea) e potenziando i CTP(centri territoriali ed. permanente) che ora sono frequentati per lo più da immigrati per imparare l'italiano come seconda lingua o per ottenere il titolo di studio che già possedevano ma che non gli viene riconosciuto nel nostro paese. Tuttavia i CTP potrebbero dare lavoro a molti insegnanti visto che sono numerosi anche gli italiani adulti che avrebbero bisogno di tornare a scuola per non correre il rischio di essere gli analfabeti del nuovo millennio e incidere in modo pesantemente negativo sul successo formativo dei nostri alunni come dimostrano tutte le ricerche e come sapientemente De Mauro ha ricordato nel suo libro"La cultura degli italiani".
Io leggo di tutto:non si sa mai da dove può venire una buona idea. Mi è capitato di leggere l'intervento di un filosofo che mi è piaciuto e in cui mi sono riconosciuto, perciò volevo lasciarne una citazione per la meditazione dei delegati.
"Ci è stato dato di vivere una storia minore, dopo quella che si è chiamata la fine delle grandi narrazioni. Tuttavia una ridicola enfasi epocale ci tormenta, per cui su ogni starnuto della storia si coglie un mutamento d'epoca;siccome però non accade fondamentalmente nulla, questo"nulla sarà più come prima"viene ripetuto come una sorta di consolazione, per sopravvivere, a volte anche a livello di pensiero. Un tempo senza profeti. Se è vero che profetare vuol dire parlare a nome di, il problema nostro adesso è a nome di chi parliamo;forse è proprio questa cosa qui che non sappiamo più.
Perché parlare a nome di tutti in una società divisa, in un mondo diviso, direi che questa non è profezia, questa è chiacchiera.
Dal Novecento ci viene questo: che un mondo può essere abbattuto e che un altro mondo non può essere costruito. Io credo che un altro mondo è possibile solo quando diventa necessario: quando l'insopportabilità del presente diventa una corda che si spezza. Profeta non è uno che annuncia il futuro;è colui che in pena denuncia il presente. Io credo che ancora siamo al compito profetico di una denuncia del presente, dopo e malgrado il crollo di tutte le speranze.

Il mio invito è quello di attestare su questa condizione critica la politica di oggi. "

Ora e sempre resistenza.

Arturo Ghinelli


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