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Rinnovo R.S.U. – Se non ora, quando?

di Pippo Frisone

21/02/2011
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ScuolaOggi

In questi giorni è stato reso noto un parere del Consiglio di Stato richiesto a suo tempo dal Ministro Brunetta “ se occorra comunque procedere alle elezioni delle RSU entro il 30.11.10 ovvero se sia propedeutica alle elezioni stesse la definizione dei nuovi comparti con la conseguenza che il predetto termine del 30.11.10 non potrebbe che ritenersi ordinatorio”.
Nella sostanza, sulla legittimità della reiterazione del rinvio oltre il 30.11.10 delle elezioni delle R.S.U. decadute, come nel caso del comparto scuola, addirittura nel 2009. L’art.65, comma 3 del dlgs.150/09 prevedeva la proroga delle R.S.U.fino al 30.11.10 anche laddove le elezioni fossero già state indette (Scuola 1- 3 dicembre del 2009). Nel 2010 andavano in scadenza triennale anche le RSU dell’AFAM e dei restanti comparti del P.I. Non è bastata la proroga di un anno per mettere d’accordo le OO.SS. e l’Aran sulla ricomposizione dei comparti del P.I. che andavano ridotti da 12 a 4.
Ricomporre i comparti vuol dire nuova misurazione della rappresentatività (dato associativo+ dato elettorale) con tutto ciò che ne consegue (peso e prerogative sindacali, distacchi, permessi e aspettative). Mentre nei comparti dei settori privati i dirigenti sindacali non in produzione sono a carico delle rispettive O.S., nel pubblico impiego i dirigenti sindacali, cosiddetti “distaccati”, restano a carico dell’Amministrazione pubblica di provenienza. Una posta molto alta che spiega il prolungarsi del braccio di ferro nella definizione dei nuovi comparti. A ciò si aggiunga una competizione divenuta sempre più aspra tra la Cgil da un lato e Cisl e Uil dall’altro, come una lunga serie di accordi separati stanno a dimostrare.
La rappresentatività nel comparto scuola, il comparto più numeroso del P.I., (dato associativo+ dato elettorale), secondo i risultati diffusi dall’Aran per il biennio 2008-09, era la seguente: FLC-CGIL 27,03% – CISL 26,09% –SNALS 18,7 %–UIL 13,23% – GILDA 7,23 %.
Ora, secondo il Consiglio di Stato “cristallizzare” la misurazione della rappresentatività al 2008- 09, con il dato elettorale che risale oramai per la scuola al 4-7 dicembre del 2006, violerebbe un principio costituzionale, in quanto per tutto il sistema della rappresentatività sindacale, vige l’obbligo delle periodiche verifiche ( in tal senso si è pronunciata per ben due volte la stessa Corte Costituzionale).
Solo la periodicità delle elezioni è garanzia non solo di pluralismo e legittimità dell’intero sistema sindacale ma della stessa democrazia di mandato. Situazione paradossale quella della scuola con 150mila pensionamenti negli ultimi quattro anni, oltre 80mila nuove assunzioni, 150mila supplenti annuali, decine di migliaia di trasferiti, centinaia e centinaia di nuovi dimensionamenti delle scuole che hanno stravolto il panorama della rappresentanza delle RSU, in molti casi estinte e non più rielette nemmeno in elezioni suppletive. Emblematico il caso di Milano che in attesa del rinnovo al 30.11.10, lo scorso anno non ha proceduto alle suppletive col risultato di avere un terzo delle scuole prive di RSU col rischio di peggiorare la situazione in caso di mancato rinnovo.
Ora è incontestabile l’urgenza di rinnovare le RSU., soprattutto nel comparto scuola.
 Mentre la rappresentanza politica si è rinnovato nel frattempo per ben due volte, le RSU della scuola son rimaste ferme al 2006!
Dopo aver bloccato i contratti , le carriere e le anzianità nel P.I. e dopo aver prorogato di un anno le elezioni fino al 30.11.10 , adesso è scandaloso il permanere del blocco anche delle R.S.U.
Il Consiglio di Stato ha dato un parere negativo: bloccare oltre il 30.11.2010 non si può più e non può costituire un giustificato motivo il mancato accordo sui comparti.
Bisogna ridare a 3milioni di pubblici dipendenti il diritto a rinnovare i propri rappresentanti nei luoghi di lavoro. L’ideale sarebbe quello di rinnovare le RSU nei nuovi comparti ma se gli ostacoli sono insormontabili nell’immediato, allora si vada subito al voto!
Al voto, se non ora quando ? La democrazia sindacale non sopporterebbe più uno sfregio così prolungato. La CGIL con la Camusso ha già scritto all’Aran chiedendo il voto immediato. CISL e UIL, superando una volta per tutte ogni perplessità, battano un colpo nella stessa direzione.
Dopo il parere del Consiglio di Stato non si può più restare fermi, ne va di mezzo la credibilità e la stessa democrazia sindacale. Si dia almeno l’immediato annuncio delle elezioni unitariamente. Quanto al resto, poi si vedrà.


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