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#riformabuonascuola, è un coro di no: il 4 e 5 maggio flash mob ad oltranza

Protesta davanti Montecitorio e in altre 100 piazze italiane. Tra le realtà anti-riforma che provengono dal ‘basso’, riportiamo quella dell’istituto ‘Deledda’ di Roma: un gruppo di docenti e genitori ha scritto a Mattarella (il ddl è “l’ennesimo taglio alle risorse assegnate alla scuola pubblica, in maniera diffusa, cieca ed irresponsabile”) e si attiverà alla vigilia dello sciopero con un'iniziativa all’insegna di musica e fiori. "La Vera Scuola Gessetti Rotti" sfila a Roma con i sindacati

04/05/2015
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La Tecnica della Scuola

Alessandro Giuliani

L’impressione è che stia crescendo, di giorno in giorno. Stiamo parlando della disapprovazione per il #riformabuonascuola: la nostra redazione riceve quotidianamente decine di lettere e iniziative contro l’approvazione del ddl anche in Parlamento (anche qualcuno a favore, ma si tratta di messaggi in netta minoranza). Il 4 maggio, giorno precedente allo sciopero generale, è la data su cui stanno convergendo in tanti, con progetti di protesta spontanei nati dalla ‘base’ di tantissime scuole: l’intenzione è di mandare a governo e parlamentari messaggi come quelli già inviati giovedì 23 aprile, quando alla vigilia dello sciopero di Anief, Unicobas e Usb manifestarono in tanti, in diverse città, portando lumini in segno di “lutto” per il destino della scuola pubblica.

Il coordinamento nazionale 23 aprile di Roma, ha organizzato una protesta in piazza Montecitorio e in contemporanea in altre 100 piazze italiane, per ribadire "l'assoluta contrarietà al ddl della cosiddetta Buona Scuola". "Durante il flash mob faremo una lettura corale degli art. 3, 21, 33, 34 e 97 della Costituzione italiana, che verrebbero violati dal ddl. L'evento è intitolato selfie mob per sottolineare che, vista l'assoluta indifferenza dei tg e carta stampata al flash mob del 23 aprile, l'informazione la faremo da soli usando la Rete", concludono gli organizzatori. 

Ma le proteste di piazza spontanee sono previste anche il 5 maggio, nel giorno dello sciopero generale ed in contemporanea alle manifestazioni organizzate dai sindacati. In alcuni casi, come accadrà con "La Vera Scuola Gessetti Rotti", la protesta si fonderà con quella formale: martedì 5, alle 9.30, i suoi componenti saranno a Roma, davanti Santa Maria degli Angeli, in piazza della Repubblica. Su Facebook dicono: "partecipiamo allo sciopero generale con un nostro striscione e chi vuole può unirsi a noi".

Tra le diverse iniziative comunicateci in questi ultimi giorni, abbiamo deciso di dare spazio a quella di un folto gruppo di docenti e genitori della scuola ‘Grazia Deledda’ dell’Istituto Comprensivo Via Laparelli, 60 di Roma. Prima hanno deciso di inviare una lettera al Capo dello Stato: nelle missiva hanno espresso tutto il loro dissenso al disegno di legge approvato a metà marzo dal CdM ed in questo momento all’esame delle Commissioni di competenza della Camera.

In seconda battuta, gli stessi promotori capitolini dell’iniziativa anti-riforma, metteranno in atto il flash mob che si svolgerà in altre 100 piazze: alle ore 18.00, presso largo Perestrello, zona Pigneto, verranno letti gli articoli della Costituzione che riguardano il ddl scuola. Le iniziative prenderanno il via alle 16,30, con diverse scuole del V municipio romano e dell’intero territorio che hanno dato la loro adesione all’insegna della musica e dei fiori colorati. Alle 17 è prevista anche un’assemblea aperta.

Qui di seguito, riportiamo la lunga e argomentata lettera scritta da docenti e famiglie della 'Deledda' di Roma al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Chi siamo

Siamo docenti e cittadini della Repubblica Italiana impegnati in un lavoro che rappresenta il percorso di crescita, di sviluppo culturale e di vita dei futuri italiani. Esprimiamo la nostra preoccupazione in merito al contenuto del DDL Scuola in quanto non aderente alla realtà e alle esigenze degli studenti, delle famiglie e dei docenti. Un impianto legislativo che non offre alcuna risposta concreta alla mancanza di risorse, alle molte difficoltà che i docenti vivono ogni giorno in prima linea, che invece di rimuovere gli ostacoli al diritto all’istruzione erge differenze e pone nuovi ostracismi. La nostra scuola si trova in un quartiere popoloso e popolare caratterizzato dal costante e progressivo flusso migratorio che inevitabilmente si riflette nella realtà delle classi. Siamo uno degli Istituti Comprensivi più grandi e maggiormente articolati del territorio romano in quanto a numero di alunni e di plessi scolastici ove però i dati quantitativi coincidono con la qualità dell’offerta formativa. Questa particolare condizione rende il nostro lavoro complesso ma stimolante nella ricerca di strategie educative atte a creare un ambiente che sia terreno franco e che offra pari opportunità a tutti i bambini anche se provengono da realtà socio-culturali differenti. Assicurare il successo formativo, in tale contesto e con esigue risorse, è il nostro obiettivo condiviso a garanzia di quel percorso di realizzazione della persona nel raggiungimento della sua piena autorealizzazione così come sancito dalla Costituzione Italiana.

Cosa disapproviamo

Da una lettura attenta del DDL si evince chiaramente l’ennesimo taglio alle risorse assegnate alla scuola pubblica, in maniera diffusa, cieca ed irresponsabile: eliminazione del Fondo D’Istituto che sino ad ora è stato il mezzo per il miglioramento dell’offerta formativa e, in modo simbolico ed esiguo, l’incentivo al lavoro straordinario di docenti impegnati nell’organizzazione scolastica, nel nostro Istituto particolarmente fervente; ulteriori tagli all’organico (posto comune e posto di sostegno) a fronte di pubblicizzazioni di nuove assunzioni e propaganda illusoria di maggiorazione di risorse umane; soppressione di classi a tempo pieno. La modulazione oraria di due docenti per classe viene sostituita da una colletta di spezzoni orari e didattica a staffetta fra molti docenti, turnazioni ad incastro che rendono improficuo il lavoro docente e frammentario il percorso educativo e d’istruzione di bambini (forse chi legifera dimentica che la fascia d’età della scuola primaria è compresa fra i sei anni e i dieci); aumento del numero di alunni per classe anche in presenza di disabili. Nel documento del DDL viene più volte citata la didattica e l’azione inclusiva della scuola, di fatto le condizioni per la realizzazione di una piena inclusione sociale e formativa vengono meno a causa dell’alto numero di alunni per classe. Nonostante l’optimus sia fissato per Legge ad un massimo di 16 alunni per classe in presenza di un alunno diversamente abile, le classi strabordano a 22/25 alunni in presenza di più disabili, quindi la normativa viene disattesa ed inapplicata a danno degli studenti, dei loro diritti e con un aggravio di lavoro per i docenti; investimenti strutturali insufficienti ed inadeguatezza dei fondi destinati alla sicurezza nelle scuole. Questo è l’unico punto all’attenzione della stampa e dei mass media a causa di numerosi fatti di cronaca, ma con dei risvolti funesti e non edificanti per uno Stato moderno; mancato rinnovo del contratto dei lavoratori della scuola. Un blocco stipendiale dissociato dal costo della vita rappresenta la vetta più alta delle revisione di spesa nel nostro Paese, dove ancora persistono risacche di sprechi, derive di malagestione della cosa pubblica e illusori slogan pubblicitari di ripresa economica per poi centellinare stipendi ai dipendenti e strozzare servizi ai contribuenti, un sacrificio economico continuamente, costantemente ed esclusivamente richiesto a cittadini lavoratori che sono la forza motrice del Paese; deprivazione delle risorse della scuola pubblica a favore di quella privata.

Se da un lato non si trovano fondi per la scuola pubblica, dall’altro si riesce a trovare il budget per sovvenzionare le scuole paritarie; effetti disfunzionali dell’applicazione del DDL sull’organizzazione scolastica che rischiano di gettare nel caos le scuole. Così come strutturata, l’organizzazione scolastica prevista dal DDL garantirà solo la copertura delle supplenze superiori a 10 giorni, nell’ottica dei macro Istituti scolastici (anche questi fortemente voluti dalla logica dei tagli) l’esiguo contingente in organico dell’autonomia, non riuscirebbe a fare fronte nemmeno a queste. Chi ne subirà le ingenti ripercussioni saranno ancora una volta gli alunni; eccessiva discrezionalità della capacità decisionale del Preside. Le parole da utilizzare per questa “manovra strategica” sono privilegio (assegnato al Preside), sudditanza (per i docenti scelti) e discriminazione (per i docenti scartati). Parole inappropriate ad un Stato di Diritto. Facile intuire quali verosimili scenari ne possano derivare in deroga a diritti, punteggi d’anzianità (l’anzianità è una maturazione d’esperienza professionale e non una malattia), possesso di titoli di studio e precedenze date dalla Legge 104/92 e assistenza a famigliari, a favore di logiche personali del Dirigente e rischi di favoritismi. Inoltre, il Preside avrà il potere di condizionare le scelte didattiche e d’insegnamento del docente imponendo stili di pensiero e metodi relativisti, contrariamente a quanto sancito dalla Costituzione italiana e dalla normativa in merito alla libertà d’insegnamento e in modo dissociato rispetto alle necessità della classe e del singolo alunno, dei quali, non vivendone la quotidianità e non avendo rapporti costanti con le famiglie, conosce poco o nulla; nessuna garanzia sulla continuità didattica.

La facoltà, conferita ai Presidi, di poter confermare o meno l’incarico ai docenti con cadenza triennale, di fatto non garantirà più alcuna continuità didattica; mancata imparzialità nella valutazione dei docenti. Colleghi che valutano altri colleghi. Il controllato coincide con il controllore, il valutatore con il valutato. Un provvedimento studiato per valorizzare il merito che invece lo inabissa e lo clientelizza, modeste le risorse per i bonus destinati ai più meritevoli e conseguente corsa ad appropriarsene, ammesso che rimanga qualcosa dalla prima scrematura autoassegnata dai componenti della Commissione di Valutazione a loro stessi; insufficiente valorizzazione delle competenze interne con ricorso ad appalti esterni. In discrepanza e antitesi rispetto all’importanza della formazione in servizio dei docenti e alla ricerca-azione citate nel documento del DDL, si predilige il ricorso ad enti ed esperti esterni con conseguente dispersione di preziose risorse economiche ed intellettuali; istituzioni di albi territoriali che, di fatto, annullano i diritti acquisiti negli anni di carriera scolastica.

L’istituzione di albi territoriali anche per i docenti in organico di diritto, seppur circostanziati come da provvedimenti adottati successivamente, non solo smentisce il CCNL e lede il rapporto lavorativo previsto dallo Statuto dei Lavoratori al momento della stipula del contratto fra dipendente e Stato, rinnegando regole, norme e diritti acquisiti ma rimuove il principio di continuità didattica, nuovamente a danno degli studenti; uno “pseudo-organico” dell’autonomia insufficiente a coprire le supplenze di qualsiasi durata. Assunzione di personale annunciata come cospicua e risolutrice di tutti i problemi della scuola, che invece si concretizzerà in immissione in ruolo di “pochi eletti” destinati a fare i tappabuchi e con un profilo lavorativo diverso rispetto ai colleghi che li hanno preceduti. Per tutti gli altri, per chi ha fino ad ora prestato servizio come supplente nella scuola o per chi ha studiato nella Facoltà di Scienze della Formazione o frequentato i TFA, il destino è quello di essere banditi dalla scuola, ovvero appeso al filo dei ricorsi e delle lotte legali, una guerra fra poveri per risultare fra la categoria dei fortunati assunti. Lo spettro della disoccupazione e della piaga sociale della mancanza di lavoro saranno rafforzati dall’applicazione del DDL Scuola. Per cui, consideriamo questo provvedimento non una “riforma” ma un taglio indiscriminato e insostenibile che non tiene conto di alcuna conoscenza né della scuola né di un incisivo progetto pedagogico, in totale controtendenza rispetto agli investimenti degli altri Paesi Europei. 

Cosa chiediamo

Una riforma di senso e sostanza della scuola dovrebbe invece consistere nel: rivedere il rapporto numerico alunni-insegnanti con la formazione di classi che consenta di lavorare nella direzione reale dell’inclusione scolastica e sociale; rivalutare la centralità dell’alunno nel processo di insegnamento-apprendimento, assegnando alle classi di scuola primaria massimo 2 docenti curriculari, come è previsto per il tempo pieno, evitando frammentazioni del programma didattico, orari a staffetta e introduzioni di troppe figure educanti; ripristinare le ore di compresenza a favore dei bambini con tempi e ritmi diversi. Una vera strategia di potenziamento dell’offerta formativa che nulla ha a che fare con la truffa dell’organico dell’autonomia il quale sarà insufficiente a garantire la copertura delle supplenze e che quindi non potrà essere funzionale ai corsi di recupero e potenziamento per gli alunni; reintegrare gli scatti stipendiali e cercare gradualmente di equiparare le retribuzioni agli standard europei ridando lustro e dignità della professione docente; investire nel capitale umano che è rappresentato dai cittadini e dai lavoratori del futuro, gli attuali studenti della scuola pubblica, liberando risorse e investimenti consistenti nella scuola; garantire la libertà di insegnamento e la ricerca-azione, la buona pratica della scuola italiana, a garanzia del successo formativo di tutti. La scuola primaria italiana è sempre stata una “buona scuola”, un’eccellenza nella preparazione degli studenti i cui esiti sono stati e sono tuttora stimati in tutto il mondo, nella compagine socio-culturale attuale, deve essere sostenuta e non deprivata di risorse, mezzi e dignità come avverrebbe con questo taglio camuffato da “riforma”.

Sosteniamo inoltre la Legge d’Iniziativa Popolare comunicato alla Presidenza della Repubblica il 2 agosto 2014 soprattutto per ciò che concerne gli articoli 6-8-11-12-13, art.li 9-10 e 21. Concludiamo con il mettere in rilievo le numerose iniziative di protesta a livello locale e nazionale che vedono coinvolti docenti, personale Ata, famiglie e più in generale l’intera popolazione italiana, reazioni a un provvedimento nocivo per la scuola pubblica che dovrebbe far riflettere e compiere doverosi passi indietro alla Ministro e al Premier, governanti che hanno dimenticato di essere al servizio dei cittadini lasciando inascoltate le loro richieste e, peggio, ponendo azioni contrarie al loro Volere Sovrano (art. 1 della Costituzione italiana).

FIRMATO: alcuni docenti e alcuni genitori degli alunni della scuola primaria Grazia Deledda (I.C. Via Laparelli 60), Roma. 


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