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Riforma Gelmini è legge. Finocchiaro: Una foglia di fico

Con 161 sì, 98 no e 6 astenuti nella votazione di ieri al Senato la riforma dell’Università è legge

24/12/2010
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l'Unità

Maria Zegarelli

Come da programma ieri la Riforma dell’Università firmata Gelmini è legge: è stata approvata con 161 sì, (Pdl, Lega e Fli) 98 no (di Pd e Idv) e sei astenuti (Udc, Api, Svp e Union Valdotaine), che al Senato valgono come voti contrari. Il dibattito in Aula è finito così come era iniziato: con un clima infuocato tra maggioranza e opposizione, da una parte la necessità di approvare il ddl senza modifiche per scongiurare la quarta lettura alla Camera (diventata ormai un incubo per il premier) e dall’altra il tentativo di migliorare una legge sbagliata e contraddittoria. Maggioranza incattivita, malgrado il clima natalizio, tanto da spingere la capogruppo Pd Anna Finocchiaro ad alzare la voce e interrompere il suo intervento. Gongola il governo che ha salutato il voto finale come un evento storico. «Credo che sia una bella giornata per il Paese e le università italiane», il commento della ministra Gelmini che ha ringraziato il premier, promesso i decreti attuativi entro sei mesi e un costante controllo sul funzionamento della riforma. Complimenti dalla collega Mara Carfagna, «per il coraggio», esultante Maurizio Gasparri che legge nel voto «un passaggio fondamentale della legislatura». «Ottimo risultato» fa rimbalzare Silvio Berlusconi. «Degno suggello del decennio berlusconiano» a completare «una delle scelte strategiche più disastrose della destra italiana: il disinvestimento sulla conoscenza e l’istruzione»,commenta invece Marco Meloni, responsabile Università Pd. AULA AGITATA «Si risparmia sulle università pubbliche e si elargisce generosamente nei confronti di atenei telematici e privati - tuona durante la discussione Finocchiaro, prendendo la parola in Aula -. Questa riforma è una foglia di fico sui tagli che il governo ha impresso all’università e alla ricerca dopo averli impressi alla scuola. Una legge che si sovrappone a una vergogna». Poi, guardando la ministra aggiunge: «Nei giorni scorsi lei ha detto con compiacimento “qui finisce il ‘68”. Evidentemente lei non lo sa, ma ha un debito con quel movimento delle donne che nacque nel ‘68 e che le consente oggi di essere una giovane donna ministro di un grande Paese. Dovrebbe avere orgoglio di questo». Mentre la senatrice ricorda i movimenti di contestazione di quegli anni dai banchi del centrodestra iniziano i brusii che poi diventano boati, insulti. Finocchiaro perde la pazienza, alza la voce: «Avrei da leggere una cosa che avevo preparato per fare un omaggio al ministro Gelmini ma mi rifiuto di andare avanti in questo modo. Sono tre versi, ma capisco che viene di fatica, tutta di salita ascoltare tre versi». È con un gesto di stizza che allontana il microfono mentre con lo sguardo fulmina i senatori della Lega, dopo aver urlato «irresponsabili, qui stiamo parlando dei vostri figli». Schifani prova timidamente e inutilmente a far concludere l’intervento. Una riforma veramente «terribile e noi ci siamo sentiti umiliati», commenta Francesco Pardi, Idv, «votiamo una legge contraddittoria che non garantisce il diritto allo studio riducendo le borse di studio. È una menzogna che sia una riforma contro i baroni perché i baroni sono gli unici componenti delle commissioni di concorso». «Tanti punti oscuri e ambigui, ma anche alcuni principi condivisibili che dovranno trovare concretizzazione nei decreti attuativi che il governo sarà chiamato ad approvare nei prossimi mesi», dice invece l’Udc Gianpiero D’Alia, spiegando l’astensione. «Sia chiara una cosa - commenta nel pomeriggio Pier Luigi Bersani - se tocca a noi governare, noi porteremo correzioni a queste leggi, dalla scuola elementare in su».


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