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«Ricerca, l’Ue rischia di essere travolta»

Il leader della Lega delle università: troppa burocrazia, il resto del mondo corre

15/11/2014
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Corriere della sera

«La Missione Rosetta è l’esempio di come l’unione delle competenze e delle conoscenze accademiche porti a risultati eccezionali. Se l’Europa fa convergere le sue forze arriva dove nessuno è mai arrivato».
Kurt Deketelaere, docente di Legge all’ateneo belga di Lovanio, usa la spedizione spaziale per far capire le potenzialità della ricerca scientifica del Vecchio Continente. Soprattutto perché oltre a essere un professore è anche, dal luglio 2009, il segretario generale della Leru, la Lega europea delle università di ricerca: un’organizzazione di 21 istituzioni di cui fanno parte Oxford, Cambridge, Zurigo, la Statale di Milano (unica italiana) e che da ieri è riunita per due giorni nel capoluogo lombardo per la sua 27esima assemblea dei rettori membri.
Professore, com’è messa la ricerca scientifica negli atenei e negli istituti europei?
«A livello globale è ancora competitiva. Però vediamo che altre zone — la Cina, il Brasile, l’India — stanno procedendo a forte velocità e questo dovrebbe far suonare un campanello d’allarme per l’Europa e soprattutto per tutti i suoi Stati».
Gli altri vanno più veloci di noi?
«Nell’Ue abbiamo 29 diversi regolamenti e fondi per la ricerca e l’innovazione: 28 nazionali e uno europeo. Se andiamo avanti così rischiamo di essere travolti. Per questo un’“Area europea della ricerca” è ora più che mai cruciale».
Quindi che cosa bisogna fare?
«Le sfide non sono poche. Dobbiamo essere capaci di attrarre e trattenere i migliori cervelli. Dobbiamo offrire loro prospettive di carriera e strutture eccellenti. Ci sono poi alcune novità di cui non possiamo più fare a meno. Dall’accesso libero delle pubblicazioni scientifiche alla gestione dei dati di ricerca, dalla “scienza 2.0” alla libertà accademica».
Qual è la sfida più importante della Leru?
«Quella di convincere la “società” — i politici, le persone, le organizzazioni — dell’enorme valore aggiunto prodotto dalla ricerca. Una ricerca che lavora sul lungo termine ed è costosa, ma che è essenziale per ogni popolo per affrontare e superare le sfide globali».
E questo cosa vuol dire?
«Che i governi devono continuare a investire nella ricerca e nell’innovazione. Un messaggio che noi della Leru comunichiamo ogni giorno, ma anche in massima trasparenza: chi paga le tasse ha il diritto di sapere cosa si sta facendo con i suoi soldi».
Leonard Berberi
 


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